La scelta di Gianni Cuperlo di candidarsi alla segreteria del Partito Democratico è un fatto rilevante, positivo e necessario perché davvero questa volta sono in discussione l’esistenza stessa del Pd e le ragioni profonde della sinistra in Italia.
Non c’è molto tempo per sciogliere i nodi principali che hanno segnato la vita, e la crisi, del Partito Democratico sino ad ora:la natura,l’ identità e il destino. Non è poco, è tutto. Ha ragione Gianni Cuperlo nel sostenere come la sconfitta non sia stata “uno scalino sceso male”. Una realtà che non “si risolve con la semplice scelta di un nuovo capo. Bisogna decidere cosa saremo e quale lingua ci distinguerà” E bisogna farlo adesso, perché nei vent’anni passati siamo usciti troppe volte con l’abito sbagliato, atteggiandosi a difensori dello status quo, perdendo credibilità. Non basta correggere il tiro e dire adesso a gran voce salario minimo e una mensilità in più o contrastare delocalizzazioni selvagge. Conversione ecologica e ambiente, occupazione e nuovi diritti dei lavoratori, riforme delle istituzioni repubblicane e temi sociali non solo argomenti neutri: sono terreno di confronto e di conflitto, inevitabilmente. Una sinistra degna di questo nome deve tornare nei luoghi dove quel conflitto non è scomparso e vive in forme che a lungo non è stata capace di comprendere, interpretare, tutelare. E farlo sul serio, evitando il ritornello stucchevole di chi, sconfitta dopo sconfitta, ripete che occorre “tornare tra la gente, nei luoghi di lavoro, nei mercati”, ecc. Salvo poi continuare a paludarsi nel solito quieto tran tran di qualche istituzione, più attento a tutelare se stesso piuttosto che a provare sul serio a cambiare le cose. Quando si perdono sei milioni di voti in quindici anni bisogna cambiare registro, metodo, termini e azioni. Rinnovando buona parte della classe dirigente. Sarà pure un percorso faticoso, duro ma non ci sono scorciatoie o alternative. Gianni Cuperlo si è dichiarato disponibile a farlo nella chiarezza delle idee, fuori da trasformismi che hanno impoverito l’anima della sinistra. E per questa ragione lo sosterrò con convinzione. Occorrerà accendere nuove passioni. Con la coscienza che questa volta serviranno idee coraggiose e radicali per aprire credibilmente una fase nuova. I nodi citati in precedenza vanno sciolti perché riguardano la costituzione materiale, la cultura politica e i legami di quel partito con la società. È tutt’altro che una passeggiata, ma la storia insegna che quando tutto pare irrimediabilmente compromesso la sinistra ha saputo trovare motivo per rialzare la testa. Tutto starà nella capacità di ritrovare se stessa e, di conseguenza, ritrovare quella parte del suo popolo che si è sentita lasciata ai margini.
Marco Travaglini, già consigliere regionale Pd in Piemonte
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