Iniziativa promossa dall’Arcidiocesi di Torino
Sabato 17 settembre scorso si è celebrata la 17esima giornata per la custodia del Creato, che ha avuto luogo presso il Museo A come Ambiente in corso Umbria 90.
A promuovere la giornata l’Arcidiocesi di Torino, in particolare il suo Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, diretto da Alessandro Svaluto Ferro. nell’ambito della suaCommissione Regionale del Piemonte e Valle d’Aosta.
“La giornata nazionale per la custodia del creato – spiega Gaetano Quadrelli, responsabile Pastorale sociale del lavoro Piemonte e Valle d’Aosta – rappresenta un’iniziativa della conferenza episcopale italiana, in sintonia con le altre comunità ecclesiali europee. Si tratta di una giornata dedicata a riaffermare l’importanza, anche per la fede, dell’ambientalismo.
Tema di quest’anno, titolo anche del messaggio dei Vescovi Italiani per la 17esima Giornata nazionale per la Custodia del Creato, è “Prese il pane, rese grazie””.
“ Quante cose sa dirci un pezzo di pane – aggiunge Gaetano Quadrelli – Basta saperlo ascoltare. Purtroppo spesso il pane ci sembra scontato ed è talmente “quotidiano” da non attirare il nostro sguardo. Non si apprezza, ma troppo spesso si usa; non si guarda, si mangia. Lo consumiamo automaticamente senza badarci”.
“Invece – aggiunge Gaetano Quadrelli – il pane è un dono della terra, frutto del lavoro di molte persone e, quindi, va ricevuto con gratitudine. L’essere grato è un atteggiamento fondamentale per un cristiano e, per questo motivo, siamo chiamati a vivere la dinamica della condivisione, del dono che deve diventare uno stile di vita per la cittadinanza. Politica e economia devono dar vita alla civiltà dell’amore”.
Dopo gli interventi di Gaetano Quadrelli, Delegato regionale dell’Ufficio Pastorale, Sociale e del Lavoro, e di monsignor Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli e Vescovo incaricato per la PSL, è stato affrontato il tema della sostenibilità nella proposta dell’ecologia integrale e della Laudato Si da Isabella Brianza dell’Azione Cattolica di Torino.
“ Il Papa – ha spiegato Isabella Brianza – afferma che siamo arrivati ad un punto di rottura tra l’unione umana il creato e che dobbiamo agire. In occasione della giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, tenutasi il primo settembre 2022, il Santo Padre ha inviato un messaggio che rappresenta il tema e l’invito del Tempo del Creato di quest’anno, che si concluderà con la festa di San Francesco. Come Chiesa chiediamo di assumere questi temi con una certa serietà, mantenendo un occhio vigile su chi ci governa”.
Il Santo Padre ha ribadito che si tratta di un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura, tutti insieme, della casa comune. Questo tempo è stato originariamente ispirato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli e rappresenta un’opportunità per coltivare una vera e propria “conversione ecologica”, che Giovanni Paolo II ha incoraggiato di fronte alla ‘catastrofe ecologica’ preannunciata nel 1970. Da un lato notiamo un dolce canto che loda il nostro amato Creatore; dall’altro un grido amaro che si lamenta dei maltrattamenti umani.
“Questo dolce canto – spiega Isabella Brianza – ci invita a praticare “una spiritualità ecologica”, attenta alla presenza di Dio nel mondo della natura. Il Laudato sì rappresenta un invito a fondare la nostra spiritualità sulla “consapevolezza amorevole di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri umani dell’universo una stupenda comunione universale”. Il messaggio del Santo Padre invita, in questo tempo del Creato, a riprendere a pregare nella grande cattedrale del creato, godendo del “grandioso coro cosmico” delle creature che cantano le loro Lodi nei confronti di Dio”.
“Quella dolce canzone – spiega il Messaggio del Santo Padre – è accompagnata da un grido amaro, meglio da un coro di grida amare; per prima è la sorella madre terra che grida. In balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi, la sua distruzione”.
Claudia Galetto di Ires Piemonte ha dibattuto il tema del “Cambio di paradigma e Politiche di sostenibilità. A che punto è il Piemonte?”, spiegando come sia necessario intervenire in questi tempi di crisi e che una trasformazione etica si debba accompagnare ad una lotta rivolta a trasformare la biodiversità.
“Siamo di fronte a una crisi climatica e a una crisi sociologica – ha spiegato Claudia Galletto, ripetendo le parole del Papa, che fa un riferimento al fatto che non si tratta di due crisi separate, quella ambientale si accompagna a quella sociale. Vi è quindi un tema fondamentale che è quello della necessità di un cambio di paradigma e di far intervenire la sostenibilità nel compito di custodire il creato”.
“L’Agenda 2030 – aggiunge Claudia Galletto – è fondamentale e ha introdotto elementi di novità, collegando la dimensione sociale a quella ambientale. Il paradigma della sostenibilità dimostra che il nostro Paese sta mettendo a segno un lavoro importante per capire quale sia la domanda e, a partire da questa, costruire strutture nuove. Emerge la drammaticità degli effetti sociali e ambientali sui modelli di sviluppo e la necessità di un riequilibrio tra ambiente e società. Di qui l’importanza fondamentale di educare la popolazione perché possa saper comprendere la nuova situazione e attuare l’accelerazione del cambiamento. Lo sviluppo sostenibile consiste, quindi, sull’equilibrio tra l’ambiente e la società, spesso messo in crisi dai problemi legati ai cambiamenti climatici, che provocano danni di non poca rilevanza, come sul lago Maggiore”.
A questi interventi ha fatto seguito una tavola rotonda ricca di esperienze e riflessioni critiche sull’intreccio tra sostenibilità, giustizia e utilizzo consapevole delle risorse naturali.
Il Presidente della Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, è intervenuto sul tema della “Terra e cibo: energie per il futuro”, individuando l’importanza della mission di una strategia regionale, per rompere le logiche settoriali e far emergere politiche efficaci”.
Di qui l’importanza di un documento di economia e finanza creato nell’ambito di un solido sistema istituzionale, comprensivo del mondo della ricerca, capace di coordinarsi e strutturarsi al fine di attuare questo cambiamento. L’approccio deve risultare sistemico e non verticale, capaci di affrontare i cambiamenti di domanda, le criticità e fragilità. Dovranno anche essere messi in atto strumenti di pianificazione delle differenze geografiche e delle caratteristiche socio economiche e ambientali.
“La pandemia prima e poi la guerra – spiega Roberto Moncalvo – hanno messo in crisi alcune certezze relative alla disponibilità di energia e fatto avanzare la possibilità di eventuali cambiamenti nella disponibilità di materie prime. Oggi diverse produzioni risultano bloccate dall’impossibilità di far funzionare le celle frigorifere. Le forze politiche stanno semplificando notevolmentele questioni, parlando anche di una possibile soluzione del nucleare, che sarà pronta tra 20-25 anni. Assistiamo anche a cambiamenti climatici mai avvenuti prima. Nelle Marche è caduta in poche ore l’acqua che cade in sei mesi.
Di qui la necessità di una modifica del PNRR”.
Francesca Vietti, che ha parlato a nome delle diocesi di Biella, Casale Monferrato, Novara e Vercelli, ha concentrato il suo intervento sul Report Terre d’acqua, sottolineando l’importanza dell’acqua come principio vitale e patrimonio universale comune. Il valore dell’acqua risulta etico e religioso, in quanto lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Fondamentale è anche la conoscenza del territorio, indispensabile per affrontare il tema della cautela nell’uso dell’acqua, considerando come il medesimo bacino del Po sia stato trasformato dall’uomo. È anche stato avviato un progetto nelle scuole superiori dal titolo “Cura della casa Comune”, il cui primo esperimento è stato avviato nel 2020, a Vercelli.
Una preziosa testimonianza è giunta dal Vicepresidente dell’Ucid presidente del CAAT, Marco Lazzarino, che ha spiegato come il Centro Agroalimentare sia nato nel 2002 e veda impegnati all’interno della filiera i grossisti, anello di congiunzione tra i produttori e i consumatori finali. La raccolta differenziata è statapotenziata e da tempo ormai è stato avviato un progetto di collaborazione con il Banco Alimentare, perché determinati prodotti che conferiscono nell’isola ecologica possano essere recuperati. Giovani studenti universitari sono impegnati in questa attività di recupero e due volte la settimana fanno il giro di tutti i grossisti, per recuperare la merce. Ciò avviene nella tarda mattinata e consente il recupero di 15-20 tonnellate di cibo l’anno.Questo è un significativo esempio di economia circolare”.
Mara Martellotta
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