Al termine della mietitura del grano nella provincia di Torino si tirano le somme di un’annata difficile

Nel chivassese, a Casalborgone, la Filiera del Gran dij Bric, importante realtà positiva in crescita

Fin dai primi mesi di questo 2022 si è molto parlato del grano , tema decisamente in evidenza e di estrema importanza a livello mondiale e, nella provincia del torinese, a conclusione della stagione della mietitura che è la parte più cinematografica dell’intero processo, già si stanno tirando le somme su questa campagna del grano certamente tra le più difficili degli ultimi anni. Secondo le stime di Coldiretti Torino si ipotizza una perdita di produzione del 30% per la sola provincia torinese con una resa stimata sui 500mila quintali a fronte dei 700mila ideali sui circa 15.000 ettari coltivati a  grano. Una delle cause più gravi certamente è stata la siccità invernale e l’insorgere del caldo che hanno diminuito gravemente l’umidità del terreno necessaria per lo sviluppo delle spighe, quest’anno fortemente ridotte. Le recenti grandinate hanno concorso a rendere ancora più grave il quadro già molto preoccupante. Condizioni climatiche quindi che non hanno certamente favorito la produzione di grano italiano ponendo l’accento sull’importanza di investire nell’agricoltura al fine di diminuire la dipendenza dall’estero.


Tutto ciò coopera a far mutare sostanzialmente anche le quotazioni dei raccolti e presso la Borsa merci vengono segnalate valutazioni che risentono della crisi climatica globale, dell’effetto prodotto dalla guerra e dalle speculazioni. Il risultato  è un rincaro generale che inciderà sulla spesa quotidiana del consumatore, tenendo conto anche dei costi più elevati dell’energia, del gasolio e dei concimi cui  gli agricoltori devono far fronte. Questo è l’anno in cui dovremmo aumentare la produzione locale di grano – ha detto il Presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici Invece abbiamo un forte calo di rese che aumentano la dipendenza dei forni torinesi dai cereali importati, in una situazione di mercato globale dove  il grano ha raggiunto prezzi altissimi.” Alcuni dati che interessano l’area del torinese e che provengono dalla locale Borsa merci parlano chiaro circa le quotazioni del nuovo raccolto: si è passati ai 350 – 370 euro a tonnellata del 2022 a fronte dei 240-270 dell’annata precedente. Sono numeri importanti, segnali di un andamento decisamente preoccupante. Ma a fronte di un quadro globale che si è tinto di colori cupi, la zona del chivassese fa ben sperare e racconta di un’importante filiera  locale del grano della zona di Chivasso, di altissima qualità.  E’ la Filiera del Gran dij Bric, dove per bric si intende collina, cioè il grano della collina, nata nel 2016 da un lungimirante progetto innovativo con un accordo siglato tra la Coldiretti Torino ed il Mulino di Casalborgone grazie alla disponibilità di questo noto e storico mulino che fa parte della storia locale, uno dei più importanti del Piemonte. A questo progetto a Km 0, con un andamento decisamente in crescita dove ad un discorso di quantità si punta alla ricerca della qualità, hanno aderito venti imprenditori agricoli di dodici Comuni del chivassese che hanno seminato circa 108 ettari a frumento. Sono stati contattati i panificatori locali, di cui quattro hanno aderito oltre ad un grissinificio e ad alcune pizzerie che per le loro produzioni usano le farine della filiera. Iniziato quasi come sfida, il fine ultimo di questo affascinante ed innovativo progetto che ha destato l’interesse di vari giovani agricoltori locali molto attivi e propositivi, è fare squadra al fine di valorizzare la cerealicoltura in un territorio non certo facile ma impegnativo e faticoso perché collinare ma anche per l’ingente presenza dei cinghiali dove l’alternanza di zone coltivate ad altre boschive rende l’area particolarmente appetibile per questi animali molto prolifici e dannosi per l’agricoltura.

Si è inteso concentrarsi sulla valorizzazione del grano tenero locale anche con l’obbiettivo di assicurare una giusta remunerazione agli agricoltori come ai produttori finali di queste farine di alta qualità. “ La nostra  – dice Andrea Gaiato, lungimirante ed appassionato imprenditore del grano,proprietario del Mulino di Casalborgone, antico ormai di cinque generazioni e che da sempre ha scelto il processo della macinazione lenta per preservare la qualità dei chicchi, – è una filiera piccola ma sincera in cui si è inteso coinvolgere gli agricoltori in una scommessa importante per tutti noi, chiamandoli a fornire un grano qualitativamente adeguato alla preparazione delle farine. L’obbiettivo è produrre grani con caratteristiche qualitative pari a quelle che giungono dall’Estero e dalle altre regioni italiane.” Si tratta di una filiera nata dalla passione di quanti vi hanno aderito, passione che si legge sui loro volti, che è tangibile nelle loro parole, che si fa gesto quando si riempiono di grano le mani a coppa in un movimento antico che li accomuna, tipico di chi questa materia prima la conosce e la vive, gesti resi concreti soprattutto nei fatti che ne sono seguiti. Passione, entusiasmo e chiarezza di intenti, motori capaci di muovere anche i più ambiziosi progetti per un’operazione in via di sviluppo ma già consolidata in questi primi anni di attività per un’ importante realizzazione nel tempo, capace di fare la differenza e diventare un esempio per quanti crederanno in quegli stessi valori che li animano, antichi come il grano che è una cosa viva e mai uguale, così importante per la vita.

                                                                                       Patrizia Foresto

                                                                               

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