IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Il professor Gastone Cottino, 97 anni, si è distinto in una contestazione al l maggio ufficiale a Torino, con parole roventi, come è suo solito.
L’arzillo vecchietto non si smentisce mai, anche se nella sua remota giovinezza – incredibile a dirsi – fu liberale. Lancia accuse alla polizia che cerca di contenere l’ala violenta del corteo del I maggio, formata dai centri sociali e dai no Tav che cercano lo scontro violento e intendono contestare la manifestazione di piazza San Carlo, alla presenza del sindaco e dell’ arcivescovo, quest’ultima una presenza assai discutibile. A dare manforte a Cottino arriva il contro- comizio improvvisato di Angelo d’Orsi , il sedicente gramsciano puro e duro che ebbe l’ardire di candidarsi come sindaco di Torino raccogliendo un consenso irrisorio. Volere la pace e’ cosa che dovrebbe accomunare tutti, invece di rendere divisivo il giorno della festa del lavoro. Credo che solo pochi pazzi siano guerrafondai in Italia. Ritengo che tutti, più o meno consapevolmente, abbiano capito il pericolo di un conflitto nucleare che la guerra in atto può determinare. Ma l’astio ideologico, l’estremismo, “malattia infantile” e … senile del comunismo, per dirla con Lenin, non cessa mai. La Polizia e’ sempre violenta e fascista e ricorre al manganello usato cent’anni fa dagli squadristi che oggi sono invece costituiti dai violenti facinorosi che vorrebbero introdursi in una manifestazione pacifica per disturbarla se non impedirla. Il Covid implica serietà e responsabilità da parte di tutti, i venti di guerra richiedono atteggiamenti responsabili , ma certa sinistra non ha capito la lezione che viene dal 1922: i disordini violenti per fare la rivoluzione come in Russia fecero il gioco del fascismo e contribuirono a portarlo al potere. Quando cresceranno questi signori? Forse mai. Vogliono restare sempre giovani come i sessantottini e si ostinano a non apprendere la lezione della storia. Detto questo, va anche evidenziato come i sindacati confederali siano oggi formati più da pensionati che da gente che lavora perché, al lA’delle veementi parole di Landini, essi non difendono gli interessi dei non garantiti, dei precari, dei disoccupati che finiscono di sentirsi degli emarginati da una politica che non affronta i problemi in una logica di sviluppo, ma al massimo attraverso un reddito di cittadinanza inteso come assistenzialismo. Sarebbe interessante sapere quanti detentori di questo reddito fossero in piazza e da che parte stessero.