I 30 anni di Mani pulite e il Compagno G

Giusto per dire la mia su tangentopoli dopo 30 anni. Complessivamente un flop giudiziario con tante, ma tante conseguenze politiche.

 Sembra passato un secolo. Molti programmi televisivi con protagonisti e testimoni di allora dimostrano che le ferite aperte, perlomeno alcune , non si sono rimarginate. Diverse le sfumature e i  ruoli, allora come oggi. Carino che nell’anniversario Piercamillo Davigo riceva la sua prima comunicazione giudiziaria. Lui che per trent’anni ha detto che i politici sono tutti corrotti, ora  si deve giustificare e difendere. Vedremo gli sviluppi.  Il centro era Milano, ma anche noi di Torino abbiamo tenuto botta. In primis il mio amico e compagno Primo Greganti. Lo conosco dai primi anni 70. Io giovanissimo e lui da operaio delle Ferriere a funzionario di Partito.  Ovviamente del Partito Comunista Italiano.  Federazione di Torino, ovviamente. Niente da dire: già allora aveva una marcia in più.  Tutt’altro che ossequioso, al limite della polemica, ma  con quel senso della disciplina connaturata nel centralismo democratico.  Da responsabile fabbriche in Barriera a responsabile zona centro. Amministratore della federazione e responsabile organizzativo di più feste provinciali e nazionali dell Unità. Con altri addentellati societari come la Gep. Gruppo editoriale Piemontese. Proprietario della mitica  Nuova Societa fondata da Diego Novelli. Quasi un imprenditore che non rinunciava mai alla politica. Adrenalina a mille.  Ancora oggi lo frequento e non mi sono perso una sua apparizione pubblica televisiva. Accidenti, non ha arretrato  diun millimetro su ciò che (per lui) è stata Tangentopoli.  “Vi piaccia o no non ero e non sono mai stato un collettore di tangenti per pci pds. I soldi di Ferruzzi? Affari concretizzati in Cina. Vero ho sottoscritto per il pds come azienda.  Tutto registrato ed a bilancio che volete?” Molti sostengono che la
sinstra non è stata coinvolta grazie a lui “che non ha parlato”. Forse. Ma è Storia. E Primo ha tenuto testa al mastino Antonio di Pietro.  Di Pietro magari ottimo magistrato, ma come politico è stato quasi un fallimento. Di quel periodo storico molte sono le cose impressionanti.  Una fra tutte: oltre 25 mila avvisi di garanzia e, a mala pena 1300 condanne e oltre 500 assoluzioni. Discrepanza sotto gli occhi di tutti. Di fatto saltò il vecchio sistema politico e i relativi partiti. Solo ilPpci si salvò. Perché?  Perché in qualche modo un certo rinnovamento avvenne prima del 92.  Il pds ed Achille Occhetto fecero, però, l’errore madornale.  Scelsero la cosidetta via giudiziaria al socialismo. Non contento Achille Occhetto trattò Primo come uno che non c’entrava niente con il Partito. Fu ingiusto e sbaglio’ profondamente. Bene, Primo manco una piega, ma se lo conosco un pochettino, dentro era furibondo.  Diciamocelo fino in fondo, altri avrebbero mollano.  Lui no. Quelli nati a Jesi sono proverbialmente determinati.  Ovviamente la testimonianza  (oggi come ieri) di Primo è di parte . Vuole essere di parte, ma è un partigiano fazioso.  Si può anche non essere d’accordo con lui . Ma sicuramente è da ammirare. Dopo trent’tanni cerca di essere quello che è stato. E che prezzo personale ha dovuto pagare.  Sempre e  comunques da quella parte. Ciò lo ringiovanisce ed i suoi 77 anni sono portati magnificamente. Diciamocelo: una certa coerenza è da stigmatizzare positivamente. Non come quell’urlante Di Pietro che oramai in pensione si è scoperto estimatore dei grillini.  Ma questa è un’altra storia.
Patrizio Tosetto
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