Autotrasporto e logistica: “In Piemonte seimila imprese a rischio”

Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “Rischio debacle per 6mila imprese artigiane del Piemonte dell’autotrasporto”

 L’autotrasporto del Piemonte e del resto d’Italia rischia di spegnere i motori.

Una crisi senza precedenti si sta abbattendo sul comparto che conta in Piemonte oltre 6.000 imprese artigiane, che creano lavoro per circa 15mila addetti, con una dimensione media per azienda di 2,8 addetti per ogni realtà.

 

L’aumento del prezzo del diesel alla pompa era un anno fa di circa 1,35 al litro, e oggi è pari a circa 1,65 euro (+ 22,3%). Pertanto, il costo del pieno per un mezzo pesante di oltre 11 tonnellate è stimato che sia salito di circa 150 euro. Prendendo come riferimento la percorrenza media di un mezzo pesante all’anno di 100 mila km che fa circa 3,3 km al litro, il risultato produce un aumento insostenibile per un autotrasportatore, che in soli 12 mesi comporta un aggravio di costo di migliaia di euro per ogni automezzo. Analoga criticità si rileva per il prezzo del metano.

 

“Confartigianato ha da tempo segnalato al Governo i rischi che si sarebbero abbattuti sul mondo dell’autotrasporto con il rincaro dei carburanti: una fiammata che sta facendo fermare le imprese, mettendo in difficoltà lavoratori e famiglie, ma, ad oggi non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti”.

Questo il commento di Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte sugli aumenti vertiginosi di questi ultimi mesi anche del gasolio per autotrazione, che è ancora largamente il carburante più diffuso che fa muovere il trasporto merci in Italia.

“Le aziende dell’autotrasporto – commenta Giovanni Rosso, Presidente di Confartigianato Piemonte Trasporti – si trovano a dover affrontare sia i rincari dell’energia all’ingrosso, sia quelli dei carburanti al dettaglio. Sulle attività produttive grava il peso della ripartenza dell’economia nella fase post-pandemica. Questo extracosto si scaricherà prima sulle imprese del trasporto merci, poi sulle aziende di trasformazione e infine sui consumatori e, quindi, sull’economia. Nessuna produzione è esente da questi rincari. Abbiamo già visto l’impennata dei costi del ferro e del cemento, delle farine e degli zuccheri, oppure quello dell’abbigliamento; tutti aumenti che vengono parzialmente assorbiti dalle imprese ma che a lungo andare queste non potranno più reggere. Un vero salasso per tante categorie di lavoratori e piccole imprese che davvero avrebbero bisogno di una mano dallo Stato”.

 

Il sistema del trasporto e della logistica in Italia ha registrato effetti rilevanti dalla crisi economica generata dalla pandemia, con modifiche profonde della domanda e dell’offerta di mobilità. Nel 2020 il fatturato del comparto del trasporto e magazzinaggio in Italia è sceso del 17,5%, di 4,6 punti più intenso del calo del 12,9% registrato in Ue 27, con le imprese italiane del settore che hanno contabilizzato minori ricavi per 28,8 miliardi di euro.

 

Il trasporto merci ha sofferto un calo dell’11,7% della produzione manifatturiera, associato ad una riduzione del 10,3% dei flussi di commercio estero. Il boom dell’e-commerce, conseguente ai provvedimenti restrittivi e la sospensione di attività commerciali, non si è traslato con la stessa intensità e rapidità nell’‘ultimo miglio’ delle consegne: lo scorso anno, a fronte di un aumento del 34,5% delle vendite di e-commerce, il fatturato delle imprese dei servizi postali e attività di corriere segna un aumento che si ferma al +4,4%.

 

Per ovviare a tutto questo, e ad altri problemi relativi al costo del trasporto merci, per i quali la voce carburante grava per circa il 30% dei costi aziendali, Confartigianato chiese al Governo di ragionare su un credito d’imposta temporaneo, destinato agli autotrasportatori e a chi utilizza un veicolo ogni giorno per motivi di lavoro, come tassisti, agenti di commercio, per l’acquisto di gasolio e gas naturale, per l’autotrazione e per gli usi industriali, che avrebbe garantito sia un’immediata ripresa della produzione di tutte quelle filiere industriali ad alta intensità di consumo di gas naturale, sia una distensione dei prezzi al consumo.

 

È urgente porre subito rimedio alla drammatica situazione che potrebbe far diventare conveniente per le imprese spegnere i motori anziché continuare a viaggiare in perdita – conclude Felici – con conseguenze devastanti per la ripresa economica in atto. A tutela di migliaia di autotrasportatori chiediamo, dunque, che il Governo metta in campo provvedimenti immediati per alleggerire la pressione sulle imprese e scongiurare una debacle del settore”.

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