Turbocapitalismo contro lavori artigianali accurati; fast food contro slow food; skyrunning contro escursioni che permettono di apprezzare la montagna.
All’apparenza non c’è partita. Soprattutto se non si conosce l’impegno e la grande professionalità dell’artigiano, la passione e la cura maniacale di chi offre cibo di qualità, la fatica di chi cammina per 7/8 ore in alta quota. Però, a Torino, in una città che da anni è estremamente poco dinamica, la nuova parola d’ordine del politicamente corretto è: rallentare!
Ad ogni costo, partendo dai trasporti. Certo, rispetto ai 20 km orari imposti dal disastroso assessore al traffico pentapoltronato (e senza patente), siamo ad una autentica botta di vita: potremo arrivare ai 30 km orari nel controviale. Oddio, potremmo più che potremo
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