Principesse, Draghi e cavalieri

IL PUNTASPILLI  di Luca Martina  

L’autorevole settimanale britannico “The Economist” ha incoronato nel suo ultimo numero l’Italia quale Paese dell’anno.  

 

A noi italiani è venuto immediatamente da pensare agli allori sportivi (dai titoli olimpici e paraolimpici agli europei di calcio, pallavolo femminile e maschile e del football americano, dalla finale di Berrettini  Wimbledon, il tempio del tennis, ai successi del nuoto, del ciclismo e della ginnastica ritmica), musicali (con il trionfo del gruppo dei Måneskin all’Eurovision e a quello di un violinista italiano al Premio Paganini) e gastronomici (con la vittoria della Coupe du Monde de la Pâtisserie 2021).

 

Nulla di tutto ciò.

 

Il titolo ci è stato attribuito (parole e musica del giornale britannico, raramente tenero nei nostri confronti) perché “ha acquisito un primo ministro rispetttato e competente e con lui ha raggiunto un alto tasso di vaccinazione contro il Covid nella popolazione, tra i più elevati d’Europa, e la sua economia si sta riprendendo più rapidamente rispetto ai paesi limitrofi».

 

Il Belpaese aspettava da molto tempo, come una Principessa nella torre più alta e remota del castello, uno stuolo di cavalieri (uno non sarebbe certo sufficiente) che lo liberassero dalle pastoie di una politica (e di una burocrazia) che da molti decenni ne ha arrestato lo sviluppo economico.

 

La crisi politica che si era scatenata all’inizio del 2020, in piena crisi pandemica, sembrava avere confermato il nostro atavico vizio ad autoinfliggerci dolori in aggiunta a quelli già riservatici dalle difficili condizioni esterne.

 

L’ inaccessibile torre rischiava davvero di crollare rovinosamente.

 

Cavalieri coraggiosi ed abili non se ne era riusciti a radunare ed in loro assenza era scoccata l’ora dei Draghi.

 

La testata londinese ha inteso premiare il Paese che ha attuato, grazie all’ex governatore della BCE, il miglioramento più significativo nel corso del 2021

Il nostro cammino rimane però molto lungo e difficile.

 

L’enorme debito accumulato non potrà certamente essere incenerito ma trasformarlo (con il tempo) da “cattivo” (non rimborsabile) a “buono” (Draghi dixit) sarebbe un enorme risultato.

Solo allora la nostra storia potrebbe avere un lieto fine e potremo così essere certi che non si tratta solamente di una favola e di una missione impossibile.

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