Andrea Agnelli, presidente dell Juventus ha le sue gatte da pelare. L’accusa è ben precisa: falso in bilancio per alterazioni sopravenienze attive o passive. Praticamente, sostengono gli inquirenti, “giocavano” con i valori dei cartellini dei giocatori. Direi nulla di nuovo sotto il sole. A mio parere, modestissimo parere difficile da dimostrare.
Comunque la procura ci tenta. Il momentaccio è anche in campo. Ma qui mi taccio visto la mia manifesta incapacità nel giudicare. Ma non erano bravissimi nell’amministrare e produrre utili? I sapientoni hanno sempre detto di sì. Eppure la stirpe degli Agnelli da decenni fa sempre acqua. Fosse un problema solo loro, va be’. Ci potrebbe anche stare. Ma sono più di 40 anni che ne paghiamo le colpe (m noi torinesi. Oltre 40 anni di totale e radicale decadenza. Vero che in passato ne abbiamo goduto. Per l’appunto un passato oramai remoto. Migliaia e migliaia di metri cubi totalmente inutilizzati. Sicuro, non colpa solo degli Agnelli. Il loro negativo contributo lo hanno dato. L’ignavia della locale politica ne è testimonianza. Ora il cerino in mano è passato a Stefano lo Russo. E lui si sta organizzando. Coadiuvato dal fido Valle e assessore segretario Mimmo Carretta decide le sorti di Torino. Per ora si limitano alle cariche nei vari enti. Poi si vedrà. Così tengono fuori dalla lista del PD per la Città metropolitana i sindaci di Grugliasco e di Collegno. Obbiettivo mettere uno di loro a vice presidente. Obbiettivo successivo: indicare i vari consigli di amministrazione dei vari enti. Ma non basta. Ci sono anche le nuove nomine delle fondazioni bancarie. Prima fra tutte il SanPaolo. Controllate le banche! Si sa, non è uno scherzo. Come si sa che banche e Fiat erano accomunate dalla presenza della massoneria. Massoneria che ha dimenticato i valori risorgimentali ed anche quel connaturato antifascismo per diventare uno dei più importanti ed oscuri poteri d’Italia. Torino non è solo stata capitale dell’auto. A detta di molti a Torino la massoneria l’hafatta da padrona. Addirittura due logge. Piazza Vittorio e piazza Castello.
Inquietante perché non se ne debbono conoscere gli iscritti. Tra i cosiddetti poteri forti. E in questa campagna elettorale che cosa hanno fatto? I bene informati sostengono che avrebbero prima appoggiato Damilano, poi fiutata l’aria si sono defilati. Sempre pronti a ritornare in pista. Come al solito basta aspettare per vedere dove tira il vento. Nel mentre Super Mario Draghi avrebbe sbloccato la Tav. Tanto rumore per nulla. Solo persi altri 2 anni. Ed ora la Tav si incontrerà o si scontrerà con la politica green . Anche qui vedremo. Vedremo soprattutto si che cosa sarà capace una città come Torino con circa un milione di cittadini. Una cosa è certa. Stavolta vietato sperare negli Agnelli. Hanno da decenni altro in testa. Sono sicuramente contenti gli azionisti Fiat. Le azioni che valevano 15000 euro ora ne valgono almeno 60000. Con le banche sempre pronte a monetizzare. Concretamente prendere le azioni come garanzia di prestito. Piove sul bagnato, direi. Solo che è cambiato l’interesse economico.
Viva la finanza. Ed in questo gli operai poco ci stanno. Ma come si dice , ognuno dei suoi soldi ne fa quello che vuole. Purtroppo non tutti. Lo Stato ad esempio. Solo un anno fa Fca prendeva 6 miliardi come contributo Covid. Con l’obbiettivo di aumentare la produzione in Italia e Torino. Nulla di tutto questo è avvenuto. Con la successiva fusione con Citroen si è fatto il resto. Sempre secondo i bene informati chi conta sono solo i francesi, con la famiglia Agnelli ben contenta di dividersi i dividendi. Ma qua non vogliamo ne’ possiamo fare moralismi e dunque demagogie. Una città non campa con i soldi dei dividendi di altri. Campa con il lavoro. Lavoro retribuito che produce spendendo, risparmiando ed investendo.
Sarò alla vecchia maniera, ma non vedo altre soluzioni. Sia ben chiaro il decadimento della nostra città non è dipeso solo dagli Agnelli.
Anzi, loro hanno giocato fino in fondo il loro ruolo. Come alla Juventus. Perseguendo solo il loro tornaconto. E’ mancata totalmente la politica ma rimane una speranza: che Stefano lo Russo sia diverso imboccando una strada diversa.
Patrizio Tosetto
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