Il sostanziale fallimento del populismo, anche se persistono purtroppo, e ancora, gli ultimi colpi di coda, dovrebbe cedere il passo ad una nuova stagione politica nel nostro paese.
Una stagione ancora tutta da costruire e da definire ma su un punto, almeno così pare, dovremmo essere abbastanza certi. E cioè, l’indebolimento, progressivo ed irreversibile, politico ed elettorale del partito di Grillo e di Conte è la precondizione essenziale per poter invertire la rotta. Del resto, il ritorno della politica, della competenza, dei partiti possibilmente democratici e collegiali – o di ciò che resta di loro ormai – della centralità dei programmi e, soprattutto, delle culture politiche possono avvenire solo se il populismo giustizialista, manettaro, qualunquista e anti politico scompare definitivamente dalla scena pubblica. Certo, non sarà un processo nè facile e nè rapido. Anche perchè, per fare un solo esempio concreto, il Pd individua ancora nei 5 stelle – il partito populista per eccellenza – l’alleato decisivo e strategico con cui costruire un futuro progressista, democratico e di governo.
Ora, però, c’è un elemento positivo ed incoraggiante che può contribuire a far svoltare la nostra storia politica. Per fermarsi alla sola tradizione cattolico popolare, cattolico democratica e cattolico sociale, c’è una profonda attenzione ed attivismo nel riscoprire e, soprattutto, nel riattualizzare il magistero politico, sociale, culturale ed istituzionale di uomini e donne che, con la loro azione, hanno condizionato e guidato per molto tempo i maggiori processi politici del nostro paese e della nostra democrazia. Da Carlo Donat-Cattin a Franco Marini, da Mino Martinazzoli a Tina Anselmi a molti altri leader del passato. Si moltiplicano le pubblicazioni, i saggi, i convegni di approfondimento e gli studi sulle grandi conquiste politiche favorite dalla loro concreta azione legislativa. Del resto, è abbastanza naturale che quando tramonta l’antipolitica e un volgare e vuoto populismo, ritornano in campo le culture politiche riformiste e costituzionali. E, con esse, il ruolo giocato dai principali leader che li hanno incarnate ed inverate nella concreta dialettica politica italiana. E questo perchè, di norma, un grande magistero politico non si può storicizzare o qualunquisticamente archiviare. Gli esempi da citare sarebbero infiniti. Ne cito solo 2 su tutti. Lo “Statuto dei lavoratori” varato dall’allora “Ministro dei lavoratori”, Carlo Donat-Cattin, nel lontano maggio 1970, continua ad essere un faro che illumina chi non vuole umiliare la condizione dei lavoratori nei concreti luoghi di lavoro. Certo, come diceva lo stesso Donat-Cattin anni dopo quella straordinaria e unica riforma, anche quello “Statuto” era figlio del suo tempo e che doveva, prima o poi, essere inesorabilmente aggiornato e rivisto. Ma, comunque sia, quell’impianto legislativo era, e resta, il prodotto di una cultura e di un filone ideale che nessun populismo grillino o di altra natura può scalfire ed annullare. E, secondo, la straordinaria riforma sanitaria vergata da Tina Anselmi nel 1978, la famosa legge 388 che ha segnato una pietra miliare nel campo della sanità del nostro paese. Accanto a quella della riforma dell’assistenza psichiatrica. Due leggi ispirate da alcuni criteri di fondo, quali la dignità della persona umana anche nella malattia mentale e la salute come diritto e bene universale, indipendentemente dalle condizioni lavorative, sociali ed economiche. Gli esempi, come dicevo, si potrebbero moltiplicare ma quello che conta rilevare è che proprio il magistero politico, culturale e istituzionale di questi leader e statisti del passato diventano i punti di riferimento da cui partire per innovare e far decollare una nuova stagione politica nel nostro paese.
Ecco perchè siamo alla viglia di un nuovo, e profondo, cambiamento dello scenario politico italiano. E questo ancora al di là della necessità ed indispensabilità di rifare un “partito di centro” che sappia battere definitivamente la sub cultura del populismo grillino e, al contempo, la sempre più insopportabile radicalizzazione politica prodotta da un violento e ormai innaturale bipolarismo selvaggio. E una delle ragioni, peraltro decisive, che può spingere in questa direzione consiste proprio nella riscoperta del magistero dei nostri leader. Leader che certamente sono cresciuti e maturati nella lotta politica attraverso enormi sacrifici personali accompagnati, però, anche da uno studio costante e da una conoscenza diretta dei problemi della società. Altrochè la desertificazione culturale che caratterizza la politica contemporanea ormai da molto tempo. Ma le avvisaglie e i segnali positivi, comunque sia, ci sono. Adesso è necessario assecondarli e far sì che il magistero di questi grandi leader cattolico democratici, cattolico popolari e cattolico sociali venga sempre più valorizzato e riattualizzato. Per il bene della nostra democrazia e per la stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche.
Giorgio Merlo
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