Fino al 6 marzo 2022
Veste tipica dei monaci buddhisti, nonché l’abito indossato dal Buddha stesso, il kesa non è, in Giappone, un semplice indumento confezionato dal monaco stesso assemblando strisce di tessuto con cuciture sovrapposte (e realizzato, nel caso dei kesa rituali, con tessuti preziosi e decorati), ma riveste anche un significato simbolico estremamente profondo, legato al risveglio, alla consapevolezza del praticante che lo indossa e alla connessione con l’intero universo.
Al “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino se ne vanta una pregiata raccolta, che, per motivi conservativi – come accade con i dipinti su carta o seta o con le stampe – vede periodicamente la messa a riposo di alcuni esemplari, necessaria per consentire alle fibre dei tessuti di distendersi dopo lo stress a cui sono sottoposti nel periodo di esposizione al pubblico e ai manufatti più delicati di non essere troppo sovraesposti alla luce. Seguendo, dunque, scrupolosamente questo turnover, dallo scorso 7 settembre e fino al 6 marzo del prossimo anno, il Museo di via San Domenico propone oggi, nella galleria dedicata al Giappone, l’esposizione di tre kesa di fattura, epoca ed iconografia differenti, accompagnati da tre piccoli pregiati paraventi a due ante. Andando per ordine: il primo è un kesa a motivi floreali, con draghi e fenici multicolori della prima metà del XIX secolo. Sullo sfondo ocra del mantello si alternano fiori di peonia e di pruno alternati a draghi avvolti ad anello tra nuvole e simboli augurali, mentre le fenici in volo riprendono il dinamismo rotatorio dei draghi grazie alle loro lunghe code piumate che ne cingono il corpo. Il secondo tessuto, che risale al XVIII secolo, è impreziosito da minuti motivi floreali: si tratta di una stoffa di colore bruno preziosa e leggera, piuttosto sobria nonostante il largo uso di filati metallici. A chiudere la triade un kesa risalente al XIX secolo, che presenta un motivo di draghi allineati e avvolti su loro stessi a formare tanti anelli sormontati da tralci vegetali con peonie in fiore, elementi dal profondo significato beneaugurale, ulteriormente impreziositi da rade foglie di gelso ricamate in oro. Per dimensioni e fattura, si ipotizza che questo mantello sia stato ricavato da un uchikake, un kimono nuziale femminile.
Passando ai paraventi, il primo presenta una decorazione con ritratti di grandi poeti del periodo Fujiwara (898-1185): le immagini del monaco Shun’e, del cortigiano Fujiwara no Kiyosuke, del letterato Fujiwara no Mototoshi e della dama Akazome Emon, applicati sul fondo a foglia d’oro, sono poste accanto ad alcuni dei loro versi più celebri. Gli altri due paraventi formano invece una coppia e raccontano scene di famosi scontri militari: sul supporto in carta spruzzata di laminette d’oro appaiono alcuni episodi celebri della battaglia di Ichinotani (1184), teatro di uno degli scontri conclusivi della lunga guerra tra i clan dei Taira e dei Minamoto, che si contesero il dominio sul Giappone alla fine dell’epoca Heian.
Gianni Milani
“Sete d’oro”
MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436919 o www.maotorino.it
Fino al 6 marzo 2022
Orari: mart. merc. ven. sab. e dom. 10/18 – giov. 13/21, lun. chiuso
Nelle foto
– Kesa con motivi circolari di draghi, tessuto in seta operata con seta policroma e ricami in filo d’oro ritorto, 1840-50
– Kesa con motivi floreali, draghi e fenici, tessuto in seta (fodera in cotone ocra), prima metà XIX secolo
– Paravento a due ante con ritratti di grandi poeti della tradizione giapponese, dipinti applicati su foglia d’oro e supporto in carta con bordo di seta damascata montato su struttura in legno laccato, XVIII-XIX secolo
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