Giampiero Leo portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”
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IL DOCUMENTO
Noi siamo… contro ogni discriminazione e per la libertà di espressione
Noi siamo un movimento sorto per manifestare solidarietà alle vittime di oppressione e
persecuzione. Non abbiamo dunque difficoltà a prendere atto che molto spesso, in vari contesti, le
forme in cui la sessualità è stata regolamentata hanno comportato discriminazione rispetto a chi in
quelle forme non poteva riconoscersi; e sotto questo aspetto il fatto che tali discriminazioni non
siano più ritenute accettabili dalla coscienza morale odierna lo consideriamo patrimonio prezioso e
irrinunciabile. Tutto ciò che sul piano legislativo può contribuire ad impedirle è pertanto senz’altro
da approvare.
Riteniamo però che la tutela dalle discriminazioni non debba diventare fonte di discriminazione a
propria volta.
La sessualità non è soltanto un ambito tra gli altri, ma un nucleo profondo della vita e della
coscienza umana. Essa ha un grande valore spirituale. Chiediamo pertanto che tale valore sia
riconosciuto e rispettato, e che le trasformazioni nel modo di percepirla e viverla siano accolte e
accompagnate senza venire imposte da decisioni legislative. Su temi così delicati, su cui il
confronto civile deve rimanere aperto, vanno evitate forzature, e soprattutto che a decidere siano
presupposti ideologici di parte.
In questa prospettiva, al di là degli schieramenti politici e riprendendo autorevoli osservazioni di
esponenti del mondo del diritto di diverso orientamento culturale, esprimiamo una serie di
perplessità su alcuni passaggi dell’articolato del Disegno di legge Zan in discussione al Senato.
Il motivo di allarme è che la proposta di legge, per quanto (art. 4) affermi la libertà di espressione
tutelata dall’art. 21 della nostra Costituzione, che riconosce a tutti il diritto di esprimere e divulgare
in qualsiasi forma il proprio pensiero e prevede di punire solo chi commetta un reato, di fatto la
insidia. Il punto è infatti che introduce fattispecie di reato assai vaghe e indefinite, venendo meno al
principio base della determinatezza del reato, senza garanzie per i cittadini e aprendo la strada a
possibili forme di arbitrio da parte dell’autorità giudiziaria; laddove è invece opportuno che le
decisioni giudiziarie non siano influenzate da opinioni che esulano dall’ambito giuridico. Nel giusto
tentativo di prevenire la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, una decisione
potrebbe infatti divenire causa di discriminazione contro coloro che hanno una diversa visione.
Il problema a monte infatti è che, nel definire ex lege (art. 1) concetti tratti da teorie tutt’altro che
condivise in tema di identità di genere e disponendone (art. 7) la divulgazione nelle scuole, la
proposta comprime indebitamente la libertà di educazione e di insegnamento, contrastando quindi
con l’art. 33 della Costituzione, oltre che con l’essenza del moderno Stato di diritto, il quale, per
definizione, non sposa filosofie, concezioni di vita, religioni.
Per questi motivi, e in considerazione della delicatezza etica e giuridica dei temi in questione,
facciamo appello alle forze politiche affinché, dopo una più attenta riflessione, introducano i
necessari correttivi al testo operando alla ricerca di soluzioni veramente condivise.
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