Tra sport, economia e politica i primati perduti di Torino

Bella notizia.  Il Torino non retrocede in serie B. Non che io sia un tifoso di calcio. Anzi le torme di tifosi mi fanno un po’  impressione. Ma è sempre bello quando un “qualcosa” di Torino ce la fa. Viceversa sulla Juve stendiamo un velo pietoso.  Contestatissimo il Presidente Agnelli .Chi lo conosce sostiene che ha una notevole considerazione di se stesso. Adesso  comunque  decisamente e’ sulla graticola per i milionari debiti della società. Ma la Juve ha sette vite e vince con l’Atalanta,  vincendo insieme la Coppa italia. Dopotutto con tutti quei soldi spesi, qualcosa da portare a casa ci vuole.
Ed anche per questo siamo contenti. In fondo, come del resto il Toro, è  pur sempre  una squadra di Torino.  Magari ancora per poco. Gli Agnelli hanno portato via tutto. Imparando la lezione di famiglia: socializzare le perdite e privatizzare gli utili. Mica sono fessi. Torino e Fiat, Fiat e Agnelli. Destini comuni da oltre 120 anni. Nel  bene e nel male. Dove il conflitto la faceva da padrone, con le conseguenze generalmente positve.

Il Toro degli operai che lavoravano alla ” Feroce ” (cioe’ alla fiat) e piccina e media borghesia per la Juve. Chi sovverti’  gli equilibri sociali fu l’immigrazione,  soprattutto dal Sud. Il Toro è passato alla leggenda ed al mito dopo la tragedia di Superga. La Juve sempre degli Agnelli. Dal lunedì al sabato sapevi di cosa si parlava nei bar a Torino.
Dai caffè,  stile fane’, del centro alle bettole delle periferie. Direi quasi un tutt’uno tra sport ed antagonismo di classe. Addirittura c’era Bettino Craxi che era un tifoso sfegatato del Toro. Fino a far diventare Borsano, patron dei granata, parlamentare.
Craxi milanesissimo , diventava ed era un torinese di adozione. E quando ha voluto fare il congresso del cambiamento ed incoronazione della sua leadership ( 1979 ) ha voluto Torino come sede. E noi rimpiangiamo quella Torino perché contava e tutti ci ascoltavano. Torino ed il Piemonte con il più alto tasso di partigiani. Dove Benito Mussolini non amava venirci perché non si sentiva amato. Torino del Teatro Alfieri e Carignano,  dove tutte le compagnie teatrali amavano recitare. O la piccola bomboniera dello Stabile ed il Teatro Regio tempio della lirica. O l’arte povera di Mario Merz e la casa Einaudi che editava i migliori scrittori del novecento d’Italia.  Dal siciliano Elio Vittorini al langarolo Bepoe Fenoglio,  passando per Cesare Pavese ed Italo Calvino. Noi che guardavamo dall alto in basso i Milanesi.
Il nostro Barocco ve lo scordate, siete solo capaci di fare i Bauscia e vi rode che l’Unita d Italia l’abbiamo fatta noi. Sicuramente siamo dei posapiano.  Ma non è l’unico nostro difetto.  Il principale è che, per l’appunto,  ci siamo fidati degli Agnelli e siamo stati traditi avendo fiducia. Poche giustificazioni abbiamo. Diciamocelo fino in fondo: colpa nostra che non siamo stati capaci di reagire. Eppure da 40 anni tutto era scritto. C’era un punto dove si è continuato nel primeggiare: il calcio.
Per quest’anno vince lo scudetto l’Inter. Accidenti dopo 9 anni. Porcaccia la miseria.
Come mai abbiamo perso anche questo primato? Alle mie domande ho ricevuto una unanime risposta:  questione di classe dirigente che sbaglia  le scelte. Purtroppo non solo nel calcio. Mi sa che questo è il punto dolente  40 anni di scelte sbagliate o, più precisamente di non scelte che si sono tradotte in un amorfo essere trainati da altri.
Forse,  per l’appunto il calcio ne era una eccezione. Si credeva che i soldi potessero tutto,  ma non è cosi.  Un esempio per tutti è,  in questo caso, il Torino. Fino a trent’anni fa famosissimo anche per , se non soprattutto per il suo vivaio. Vincevano quasi sempre i tornei primavera o lo storico torneo di Viareggio. Quando vinse lo scudetto 7 titolari arrivavano dal vivaio.  Ora , se ho capito bene,  è retrocesso in serie B primavera. Opposta situazione nell’Atalanta che si è quadagnata,  per la prima volta nella sua storia il secondo posto in campionato. Proprio cosi: capacità fa rima con intelligenza.  E noi torinesi abbiamo perso una intelligenza collettiva. Si veda, ora, alle elezioni amministrative.  Saranno magari più  di 10 candidati sindaci. Frammentazione ed inutile dispersione di forze. E questa non è proprio un’altra storia. E’ proprio la stessa storia.
Incapaci di fare sistema diventando massa d’urto per i nostri interessi. Proprio  la stessa storia.  Purtroppo.

Patrizio Tosetto

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