Le elezioni amministrative in autunno assumono ogni giorno di più il significato di spartiacque nel quadro politico nazionale, ma soprattutto nel centrodestra. E questo vale a Torino più che altrove.
Se il centrodestra vuole liberarsi di bardature partitocratiche e del richiamo a ideologie fallite, ha un solo candidato disponibile: Paolo Damilano. Viene dal mondo dell’impresa, conosce come pochi la realtà territoriale e, come nessuno ha finora fatto, si è mosso con largo anticipo, incontrando persone e categorie sociali e senza farsi etichettare o benedire da un partito. Damilano è un candidato civico, l’unico capace di allargare i consensi oltre i confini del centrodestra: è la via maestra per congedare la fallimentare giunta pentastellata ma anche l’unica certezza per impedire la vittoria di un’alleanza Pd-M5s.
Ogni altra candidatura rischia di portare divisioni e fratture nel centrodestra. Rischia soprattutto di riproporre un’immagine vecchia e polverosa di un’alleanza che non esiste più nei termini in cui era stata pensata un quarto di secolo fa. Capisco Antonio Tajani, che deve mostrare la bandiera di partito. Ma a Torino lo fa nel momento sbagliato e nei modi sbagliati. Per Cambiamo!, lo dico con serenità, non ci sono tavoli nazionali capaci di ribaltare la candidatura di Damilano, imposta dalla forza delle cose e dall’autorevolezza della persona. Se Forza Italia pensa di rimettere in discussione Damilano dovrà assumersi la responsabilità di rompere una coalizione e regalare la vittoria al centrosinistra.
Osvaldo Napoli, capogruppo di Cambiamo! al Comune di Torino
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