Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato
È l’uomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nell’arte

L’espressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo l’uomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare. Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo. Non furono da meno gli autori delle Avanguardie del Novecento che, con i propri lavori “disperati”, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto “Secolo Breve”. Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di “ricreare” la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i “ghirigori” del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa l’edera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di un’arte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che l’arte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso.

Torino Liberty

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Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

 

Articolo 10. Quando il Liberty va in vacanza: Villa Grock

In quest’ultimo incontro vi propongo una gita al mare – almeno col pensiero, dati i tempi difficili -sempre con l’intento di seguire la linea sinuosa del Liberty, che ci ha guidato in tutti gli articoli precedenti. Intendo un pomeriggio di svago, alla ricerca di arte e fascinosi misteri, presso uno dei luoghi magici e arcani che ogni tanto spuntano inaspettati tra le colline e le periferie ombrose. Andiamo al mare, dunque, (sempre rigorosamente col pensiero), a vedere Villa Grock, una delle numerose abitazioni avviluppate in arcani segreti celati da storie straordinarie. Era l’abitazione di un personaggio altrettanto stravagante e singolare, Charles Adrien Wettach, in arte Grock, considerato il più grande clown di tutti i tempi.
Si tratta di uno degli edifici più particolari che possiamo incontrare nella nostra splendida Riviera dei Fiori, tanto cara ai Torinesi come luogo preferito per le vacanze estive.
Simbolismi esoterici e richiami massoni arricchiscono i tratti architettonici e decorativi della costruzione, tutti strettamente connessi con la poliedrica personalità di Grock, il grande artista che questa villa ha voluto ideare quasi a propria immagine.

Costruita tra il 1924 e il 1930, la fastosa struttura si erge su di una collina fronte mare nella zona residenziale delle “Cascine”,  a Imperia-Oneglia, luogo scelto dallo stesso Charles che si innamorò del posto quando un tempo vi andò in villeggiatura con i suoceri e la moglie Ines, che era originaria di Garessio, un gradevole paesino nella Provincia di Cuneo.
Definita “Circo di pietra” per i numerosi dettagli architettonici che rimandano al mondo del circo, lampioni, colonne, decori, affreschi, la villa riflette uno stile che è un misto bizzarro di rococò, liberty, art-decò e di elementi orientali posti qua e là, come per sbaglio. E non mancano influenze di artisti contemporanei al grande clown, come Gaudì, Picasso, Dalì, tanto che potremmo individuarvi una sorta di “stile eclettico orientale”.


Grock ideò l’abitazione nei minimi dettagli, e riuscì a realizzare un edificio che lo rispecchiò completamente. Chi era dunque Grock ?Charles Adrien Wettach, l’eccentrico proprietario della villa,  nacque in Svizzera nel cantone di Berna, a Reconvilier, nel 1880, da Adolf, un umile orologiaio che lavorava anche nel circo: questi amava la musica e traeva divertimento dalle acrobazie che affrontava per passione. Charles, seguendo le orme del padre, all’età di 14 anni decise di unirsi ad una compagnia di circensi e si rivelò subito abile illusionista, funambolo e uomo-serpente, impersonando quelle strane figure mitologiche con fattezze di rettile umanoide. Imparò presto anche a suonare diversi strumenti, tra cui il pianoforte e il violino, che poi faranno da base a molti dei suoi spettacoli da clown. La sua magnifica destrezza in tutte le arti circensi fece notare al pubblico le peculiari qualità che egli possedeva: talento, capacità, bravura, propensione, prontezza, finché riuscì ad affermarsi in modo indubitabile come eminente artista. Egli però era sempre più “desideroso di perfezionare ciò che era già perfetto”, come leggiamo nella sua biografia, tanto che divenne massimamente esperto in ogni specialità del suo campo, dalla giocoleria al contorsionismo, dall’equilibrismo all’acrobazia.
A partire dai primi del Novecento, la sua fama si accrebbe, e Charles scelse di acquisire il nome d’arte di Clown Grock. Compì numerosi viaggi che lo fecero conoscere al mondo, fino alla sua consacrazione artistica nel 1919 quando, all’Olympia di Parigi, venne eletto dal pubblico incantato dalla sua maestria il “re dei clown”. Infine, nel 1953, decise di chiudere con il mondo del circo, dopo avere divertito anche il celeberrimo Charlie Chaplin durante uno spettacolo a Vevey in Svizzera. Nel 1954, Charles, che ha saputo far ridere sovrani e capi di stato nel secolo travagliato da due guerre mondiali, si ritirò nell’amata villa imperiese con la moglie Ines e la figliastra Bianca, e lì si spense nel 1959.

Poco sappiamo, però, del vero Grock dietro la maschera da clown. Secondo alcuni fu un massone iscritto alla Grande Loggia Svizzera Alpina, attratto dalla cultura esoterica e simbolica. Ricaviamo proprio dalla villa alcuni dati significativi: vi abbondano elementi che riportano alle caratteristiche passioni del proprietario, forme architettoniche e decorative che si richiamano al circo e alla giocoleria e si confondono con ghirigori e arabeschi strani e fantasiosi, curiosi e stravaganti. Una villa fatta su misura per Charles, un grande artista egocentrico che fu ben consapevole di essere il migliore tra i clown.In armonia con lo stile della villa, che dopo anni di abbandono, ora è di nuovo aperta al pubblico grazie ad un elegante restauro, è il prodigioso giardino. In posizione centrale si trova un laghetto dove Grock amava pescare e nuotare. All’interno del laghetto fa capolino un piccolo isolotto raggiungibile grazie a uno stretto ponte sorretto da un arco a sesto ribassato.
La vegetazione è costituita da palme e da cedri che contribuiscono al gioco trasportando i visitatori in un’atmosfera inaspettatamente esotica.

Arriviamo ora al mistero, la villa, che rispecchia il suo proprietario: come lui si presenta ambigua e ambivalente. Il soffitto del porticato, affrescato come una notte stellata, raffigura un tendone da circo o rappresenta simboli massonici ed esoterici? La chiave di lettura è duplice per tutta la villa: vi è l’involucro esterno giocoso e fiabesco, e vi è il nucleo interno, invisibile, nascosto e profondo in cui, attraverso i decori architettonici, ci si interroga sul significato spirituale, esoterico e filosofico dell’esistenza. Il mantra dell’abitazione è un altrettanto misterioso motto in latino “Per Aspera ad Astra” (“Attraverso le asperità alle stelle”) inciso a lato di una delle fontane. Non ci sono le soluzioni per risolvere l’enigma di villa Grock, ma ci sono molte altre domande e leggende che qui non ho esplicitato e che vi invito ad andare a ricercare. La linea sinuosa del Liberty ci ha portato un giorno al mare, ma i riccioli a spirale dei decori ora ci riportano indietro, nella nostra romantica e nebbiosa Torino, ricolma anch’essa, come la villa di cui abbiamo appena parlato, di fascino e leggende, di enigmi e arte che, come sempre, vanno di pari passo.

Alessia Cagnotto

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