Reale Mutua Basket Torino – Mantova: una vittoria giusta, ma non cancella i dubbi

Il basket visto a distanza / 84 – 68 per Torino. Senza mai un’incertezza su chi avrebbe vinto dall’inizio alla fine. Una partita dall’esito scontato come è giusto che sia quando una squadra è nettamente superiore all’altra.

Non c’è demerito in questo, anzi. Vincere bene è un obbligo in queste condizioni, giocare bene un accessorio purtroppo.

La differenza tra la Torino dell’altra settimana e quella di ieri è solo nel essere riusciti a segnare più canestri rispetto alla volta precedente. E’ semplice il basket. Chi segna di più vince. Le filosofie sono da sempre due: chi preferisce vincere segnando un canestro in più dell’avversario e chi predilige fargliene segnare uno in meno. Entrambi conducono allo stesso scopo ma con esitidiversi in termine di spettacolo.

In questo caso Torino ha segnato e avrebbe potuto segnarne molti di più, ma il garbage time finale giustifica ogni ammanco sul pallottoliere del punteggio. Si può definire efficace il gioco di Torino ma non che ci sia un gioco. Ruotare la palla in mezza ruota, pick & roll ormai classico e invenzione finale di qualcunodei buoni giocatori di Torino è a grandi linee quello che accade.

Potremmo dire che se Torino gioca segnando vince, se gioca tirando male perde: tutto lì.

Non c’è emozione né passione e probabilmente il pubblico mancante contribuisce, ma non è colpa dei giocatori.

Troppo elevato il divario nel roster tra le due square per esprimere un giudizio tecnico. Bene così, speriamo nel futuro che Torino possa solo consolidare il suo tiro da fuori e avvalorare ulteriormente lo “strapotere fisico” in area di Diop coadiuvato da Pinkins.

Clarke sembra che ieri sia riuscito a ritrovare il suo tiro ma deve ancora dimostrare di saperlo fare quando la squadra si trova in difficoltà. Treviglio che la volta scorsa ha “massacrato” Torino ieri ha perso con Orzinuovi, e sinceramente, credo che un commento su questa situazione sia più eclatante se passa sotto silenzio… .

La Reale Mutua di Torino non può permettersi passi falsi clamorosi come quello dell’altra settimana con squadre identiche come caratura e talvolta vincere di trenta punti e altre volte perdere. Le somme si tireranno, se il mondo intorno a noi ce lo permetterà, in primavera, e quindi attualmente si sta parlando del nulla, però una solidità mentale sarebbe di aiuto. Non è quando va tutto bene, come ieri, anche se alcuni momenti di antibasket sono apparsi, che si può valutare la solidità mentale di una squadra. Se ci saranno i playoff, sarà lì che il “bipolarismo” non dovrà più essere presente. Forti con i deboli e scarsi con quelli normali non è un bel viatico per l’unico risultato utile che è la promozione in A.

La Reale Mutua Basket Torino è nettamente più solida di tutte le altre, almeno come quintetto e come possibilità di sopperire con i cambi per alcuni minuti, al cosiddetto “rifiatare” dei titolari. Però deve consolidare questi aspetti. Garantire il giusto spazio per Diop, che finalmente comincia a distruggere il canestro quando si trova sotto e segna schiacciando alzando un pochino il livello di intensità del suo gioco, sarà doveroso.

Ritrovare Pinkins dello scorso anno, specialista di A2 è obbligatorio e Alibegovic dovrà, come Clarke, segnare anche quando le partite, se ce ne saranno di tali, saranno tirate, come si dice in gergo.

Non nascondersi dietro un dito è un dovere sano di chi conduce la barca: Torino è più forte delle altre. Il rispetto per gli avversari è nell’animo, ma in campo si “massacra” e li si rispetta giocando per vincere sempre al massimo. Se il Real Madrid dovesse giocare con il “Carneade sport club” credo che rispetterebbe gli uomini ma vincerebbe 37 a 0, se parlassimo di un calcio “fantastico”. E così è per Torino del basket.

Non si può sentire parlare di timore verso questo o quel giocatore che di solito non trovi neanche su wikipedia. Si deve andare sereni, vincere perché si è più forti e perché si è convinti di esserlo senza esitare né in difesa né in attacco. Se Torino acquisirà questa dimensione sicuramente si potrà andare oltre.

Come ieri: vincere senza se e senza ma. E convincere, ma questa è un’altra storia … .

Paolo Michieletto

 

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