Il Natale di sangue a Fiume

di Pier Franco Quaglieni

Con Natale di sangue del 1920 si intendono gli scontri tra militari italiani e legionari dannunziani che difendevano Fiume italiana dopo che a Versailles la diplomazia italiana aveva fallito nei confronti della politica velleitaria di Wilson,  un pistolero americano che creò solo disastri in Europa con il suo pacifismo antistorico

 

Un Trump al contrario che non capiva nulla. Certo la Grande Guerra aveva fatto milioni di morti ed era finita da poco. C’era ansia di pace, ma anche di giustizia . Gabriele D’Annunzio chiamo’ a Fiume combattenti,  artisti ed intellettuali per difendere la storia della città italiana che era stato porto ungherese.

Anche oggi, malgrado i tentativi di cancellarne la sua memoria,urla la sua italianità. La Reggenza italiana del Carnaro scrisse anche una costituzione molto avanzata che piacque a Lenin e riconosceva il divorzio , per citare un esempio. L’ultimo governo Giolitti , non volendo ripetere gli insuccessi di Francesco Saverio Nitti, chiamato con disprezzo da D’Annunzio “Cagoja “, mando’ il generale Caviglia, l’eroe di Vitttorio Veneto, a scontrarsi con altri italiani che avevano dimostrato di amare e di aver combattuto per l’Italia .Il Natale di sangue.

Grigioverde contro grigioverde e una condotta poco chiara da parte della Corona che non poteva essere insensibile a dei combattenti. Io se fossi vissuto cent’anni fa, sarei stato di famiglia giolittiana anche se i nonni e gli zii erano andati volontari in guerra ed alcuni erano caduti già nel 1915. Certo c’era la fedeltà al dovere dell’obbedienza che le stellette imponeva ad un ufficiale,  ma credo che l’amore per l’ Italia avrebbe prevalso. Scontrandomi con la mia famiglia, probabilmente sarei corso a Fiume , come tanti.

Non è vero che Fiume rappresento’ il ribellismo fascista che precederà la Marcia su Roma. I fascisti fiumani erano pochi e Mussolini fu sleale con d’Annunzio. Gli sottrasse persino la sottoscrizione di soldi fatta dal “Popolo d’ Italia“ per sostenere l’impresa di Fiume. Era un Mussolini avventuriero e alle prime armi , pronto a qualsiasi compromesso.

Fiume fu un ritrovo anche di avventurieri,  sbandati, omosessuali, drogati.  Luogo di guerra e di Libero amore.  Il Natale di sangue si ridusse ad un fatterello militare di scarso significato, ma indicò  al mondo che c’era un poeta soldato – un grande poeta noto a livello internazionale- e migliaia di suoi seguaci pronti a battersi per un‘ ideale di Patria. Se penso che poi Fiume divenne titina e che gli italiani non infoibati furono costretti a fuggire in Italia, provo una grande indignazione  L’Italia aveva diritto a Fiume per i suoi 650 mila morti nella Grande Guerra.

Poi a Fiume c’erano anche esaltati, opportunisti e massoni che certo non guardavano alla Patria, ma ai loro affari. Ma cent’anni fa c’erano italiani capaci di correre a Fiume per un grande ideale. Oggi cerchiamo di sopravvivere con una mascherina indosso, sperando che serva a salvare la pelle. I poeti non ci sono più da tempo. Una categoria estinta in un’Italietta di fronte a cui un generale ribelle libico può alzare la voce e tenere in carcere per oltre 100 giorni dei pescatori italiani.

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