Sono in banca per versare 500 euro sul mio conto corrente, contento che un amico mi abbia rimborsato un vecchio prestito che non speravo più di incassare.
Dopo il travestimento da bandito con la maschera e dopo il rituale lavacro delle mani faccio la mia mezz’oretta di coda e finalmente arrivo allo sportello consegnando biglietti di vario colore al cassiere che mi guarda smarrito e mi chiede: “Questi biglietti da quanti euro sono?”.
Eh già, è successo che qualche intelligentone del Ministero dell’economia ha inventato le banconote senza indicazione di valore, creando biglietti colorati con immagini più o meno belle. E succede che l’impiegato di banca non sappia distinguere tra un foglietto azzurro (valore 20 euro, ma non c’è scritto) ed uno verde (valore 100 euro, ma non c’è scritto).
Per fortuna è un incubo e mi risveglio tutto sudato…
Pazienza, non ho incassato il credito (e chissà quando lo incasserò), ma almeno vivo tranquillo; do un’occhiata al portafoglio, tutto a posto, i biglietti hanno stampato ben grosso il valore.
Perbacco, sono le 12,30, devo spedire la raccomandata all’amministratore del condominio della casa al mare per pagare le spese (sono della vecchia guardia, non mi fido di Internet e delle sue diavolerie via cloud e cose simili). Cerco nel cassetto e trovo due francobolli, li incollo sulla busta e corro alla Posta.
Mi maschero da bandito, faccio il rituale lavacro, mi metto in coda e finalmente approdo allo sportello consegnando la busta preaffrancata. L’impiegato mi guarda smarrito e mi chiede: “Questi francobolli da quanto sono?”.
Mi pizzico la mano per capire se è un nuovo incubo, ma sono ben sveglio.
Controllo i due foglietti sulla busta e noto che non hanno il valore prestampato.
Ma allora è vero che esiste qualche intelligentone (o buontempone? Oppure semplicemente cretino?) che ha eliminato l’indicazione del valore sui francobolli! Ed è anche vero che nessuno si è premurato di avvisare il personale che deve imparare a riconoscere i fogliettini colorati per capire quanto valgono.
Panico, corsa dal direttore per avere indicazioni, senza esito, non ne sa nulla neppure lui; telefonata ad un collega di altro ufficio per avere notizie, senza esito, non ne sa nulla di quell’emissione.
Per finire, l’idea sublime: foto del francobollo col telefonino e spedizione via WatsApp alla sede di Roma chiedendo lumi; anche in questo caso nessuna risposta.
Alla fine, soluzione all’italiana: “Vabbè, facciamo che valgano 1,20, applico la differenza”.
Capito signor Genio delle Poste come finisce la sua straordinaria invenzione del francobollo privo di valore che salva l’umanità? L’affrancatura avviene “a occhio”, tanto chi se ne accorge se è insufficiente o eccessiva?
La busta parte finalmente; speriamo che arrivi all’amministratore…
La realtà è peggio del peggior incubo notturno!
Gianluigi De Marchi
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