In questi giorni è viva in Piemonte la polemica sulla delibera del Ministro della Salute, che prolunga dal 49° al 63° giorno di gravidanza la possibilità di somministrare la pillola RU486 per l’aborto farmacologico, in day hospital o presso le strutture consultoriali.
È molto curioso (se non sospetto) che in un periodo di pandemia il Ministro Speranza abbia dato priorità a questo provvedimento sui cui aspetti scientifici non possiamo approfondire (è noto che quanto più procede la gravidanza tanto meno è “efficace” il farmaco).
Ora pare che la tematica potrebbe essere portata in Giunta o in Consiglio, anche se il Governatore ha al momento dichiarato che tale proposta deve essere ancora vagliata dalla maggioranza.
Il dibattito che ne è immediatamente seguito ha assunto i soliti risvolti ideologici con dichiarazioni che, come sempre, non possono portare ad una reale discussione sulla tematica.
Il Popolo della Famiglia del Piemonte è impegnato da sempre a sottolineare il diritto di ogni individuo a nascere e l’altrettanto importante diritto di ogni donna a poter vivere in maniera serena e responsabile il proprio desiderio di maternità all’interno della sua relazione sessuale.
Chiediamo pertanto a tutti coloro che hanno a cuore la tutela della vita umana e della salute delle mamme che ci si adoperi per creare le condizioni per cui in tutto il Piemonte nessuna donna sia più costretta a non poter accogliere il figlio che porta in grembo.
Noi da tempo abbiamo offerto soluzioni concrete al problema dell’aborto, come la proposta di legge denominata Reddito di Maternità già depositata in Parlamento con oltre 51000 firme di cittadini e cittadine italiane, che sostiene con 1000 euro al mese per i primi 8 anni di vita le mamme che decidono di dedicarsi esclusivamente alla crescita ed all’educazione dei loro figli.
Chiediamo ai Parlamentari piemontesi ,che vogliono assicurare alle donne più diritti, di portarla in Aula e di farla approvare, così come chiediamo ai Consiglieri di promuovere un’analoga iniziativa in Regione. Se non c’è questa volontà politica si trovino altre soluzioni per essere vicini alle mamme alle prese con una gravidanza difficile o inaspettata, magari iniziando proprio dall’applicazione integrale della stessa legge 194, che invita “a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza” (art. 2, d).
La politica è l’arte del possibile orientata al bene comune: uno scontro ideologico sulla pelle dei figli e delle loro mamme non potrà portare alcun contributo positivo su un argomento così importante per i cittadini e per l’Italia, un Paese che oggi più che mai ha bisogno di ri-nascere.
Mario N. Campanella
Coordinatore regionale
Popolo della Famiglia
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