IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni /Per molti piemontesi e lombardi che frequentano anche casualmente la Liguria di Ponente, l’isola Gallinara è un topos, un ricordo affettivo che abbiamo sin da bambini, quando si poteva attraccare nel porticciolo dell’isola. Mio padre ci portava all’isola in motoscafo. Tutte le cartoline di Alassio e di Albenga (l’isola è nel territorio di quest’ultima) contengono da sempre l’isola, quasi come fosse una perla, che da tanti anni è proprietà di privati e che ha una sua grande storia fin dall’epoca romana e poi nel Medio Evo.
E’ impossibile venire a capo dei reali motivi per cui divenne proprietà privata. Andrò a fare una ricerca in proposito, ma basterebbe chiedere all’avvocato Cosimo Costa, presidente dell’istituto studi liguri per saperlo con certezza. Oggi la notizia dell’acquisto dell’isola da parte di un magnate ucraino con cittadinanza monegasca non rende tranquilli soprattutto gli ambientalisti, ma anche tanti semplici cittadini. Pare che fosse in vendita da dieci anni. Il Sindaco di Albenga Tomatis è stato pronto a mettersi in contatto con la sovrintendenza ligure per verificare la situazione. Io, d’istinto, ho pensato al diritto di prelazione che avrebbe lo Stato e la Regione Liguria oltre al Comune di Albenga. Riflettendoci con calma (la richiesta è di 10 milioni di euro) penso alle mille spese prioritarie per il Covid e la crisi economica e sono meno propenso ad un impegno per la Gallinara. Certo un pezzo di Italia cara a molti finisce in mani straniere, come è capitato per tante industrie italiane. Il magnate ucraino va tenuto d’occhio, ma abbiamo almeno la consolazione che un’isola non si può delocalizzare. In linea di principio un’isola dovrebbe essere un bene pubblico, ma nell’Italia della pandemia tutte le certezze restano sospese. Inoltre non va mai dimenticato quanti beni pubblici siano mal tenuti e in preda ai nuovi barbari. Anche questo è un altro motivo su cui riflettere. Il ministero dei beni culturali e quello dell’ambiente non sono proprio degli esempi di efficienza. Se l’Italia è in svendita ci saranno pure dei motivi, per quanto molto cattivi.
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