“Disseppellire” lo striscione di Regeni

Necessità ed urgenza che lo striscione per Giulio Regeni sia disseppellito ed esposto nuovamente al balcone del Municipio. Anche per Patrick Zaki. Anche per Sarah Hegazi.

La settimana scorsa i mezzi d’informazione hanno dedicato grande spazio alla questione della vendita dell’Italia all’Egitto di navi da guerra e di come tale operazione avrebbe influito sul “caso Regeni”. Non intendiamo entrare nella polemica, ma solamente partire da quella per porvi una semplice domanda: concretamente, ogni giorno, la Città di Torino come ricorda che il “caso Regeni” non è chiuso e che è aperto anche il caso di Patrick Zaki? La risposta dalla domanda è rappresentata da uno striminzito striscione sepolto sotto altri striscioni al balcone dell’ex Tribunale di Via Corte d’Appello n. 16, peraltro sede dell’Assessorato ai Diritti del Comune di Torino. Cio’ è vergognoso. Non si può discettare di grandi principi, di grandi ideali, di verità e giustizia, non si può alzare il dito contro Al Sisi, se poi non si è conseguenti anche nelle piccole cose concrete, che testimoniano, però, in modo inequivocabile se quelle dissertazioni hanno radici solide o si reggono sul nulla.

La nostra richiesta è molto semplice: la Città di Torino deve disseppellire lo striscione per Giulio Regeni e appenderlo nuovamente dove era stato collocato all’inizio, al balcone del Municipio. E deve farlo in modo pubblico, con un evento aperto alla cittadinanza, per porre pubblicamente anche il problema di Patrick Zaki, dal 7 febbraio scorso in stato di “detenzione preventiva” in Egitto. E magari per ricordare anche Sarah Hegazi, l’attivista egiziana Lgbt suicida in Canada, arrestata tre anni fa al Cairo per avere semplicemente sventolato la bandiera arcobaleno Lgbt, poi torturata e violentata in carcere.

Mercoledì 24 giugno la Città di Torino festeggia il suo patrono. Sarebbe bello se i cittadini di Torino potessero scendere in strada, venire sotto il Municipio, per celebrare quella festa anche in modo laico, ricordando quanto sono e siamo fortunati a vivere nell’Europa dei diritti e delle libertà civili, ricordando Giulio Regeni, Patrick Zaki, Sarah Hegazi e i tanti a cui è negato, in Egitto ma non solo, il diritto di scendere in piazza, di sventolare una bandiera, di disporre liberamente del proprio corpo. Ci sono ancora i tempi per organizzare quell’evento. Basta volerlo.

Patrizia De Grazia e Daniele Degiorgis (coordinatori Associazione radicale Adelaide Aglietta)

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

Gli iconoclasti e gli oikofobi

Articolo Successivo

Una mascherina per persone non udenti

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta