Se lo Stato non crede nell’impresa neanche lo Stellone ci salverà

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Anche dopo l’ultimo decreto del Governo di mercoledì sera,  che avrebbe dovuto rilanciare l’economia italiana salvando le imprese, non si può non essere pessimisti. Gli aiuti sono indirizzati in modo assistenziale a sostenere i dipendenti, ma non a dare forza alla imprese che dovrebbero garantire l’occupazione. E il burocratismo continua ad essere una zavorra che blocca o ritarda tutto in un momento in cui chi intraprende, rischiando Del suo,  dovrebbe essere liberato dai lacci e lacciuoli che lo bloccano.

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In realtà lunedì si dovrebbe riaprire, ma le norme per la riapertura  sono costrittive e caotiche  e parziali allo stesso tempo. La dialettica Stato/Regioni che non riesce a trovare una sintesi costruttiva in nome dell’interesse nazionale, aggrava ulteriormente la confusione.
Con gli spazi imposti ai ristoratori e ai negozianti diventa non economico riaprire, malgrado il danno degli oltre due mesi di chiusura  forzata e la voglia di riprendere. E questo dato oggettivo metterà sulla strada i dipendenti. Qualunque governo si troverebbe in difficoltà perché i problemi sono reali  e gravissimi  e nessuno ha la bacchetta magica. Non sarebbe meglio se Salvini  fosse al governo, questo appare chiaro, ma il livello infimo dell’attuale classe di governo non trova riscontri in altre realtà europee. La forma mentis dei nostri governanti finisce di aggravare i problemi perché c’è una sorta di rigetto e di diffidenza nei confronti dello spirito di impresa. Gli stessi aiuti dall’ Europa non sono allo stato dei veri aiuti, se consideriamo che Grecia, Spagna e  Portogallo hanno già rifiutato il Mes. C’è un mare di parole e di polemiche inutili come quella sulla liberazione dietro riscatto della nuova eroina di turno ricevuta in pompa magna  dal presidente del Consiglio in persona. Un mare di chiacchiere che distoglie dai veri problemi. Siamo consapevoli che la pandemia non è sconfitta e stanno emergendo, sia pure lentamente, i ritardi e  le  gravi colpe  di chi  era e continua ad essere preposto ad affrontare l’emergenza, a partire dalle mascherine anche oggi  introvabili e, fino a poco tempo fa, considerate inutili  dalle autorità. Ma così come si presenta la situazione oggi  rispetto al lunedì della riapertura, non possiamo non vedere il pressappochismo da un lato e le imposizioni impossibili e insostenibili per imprese già logorate dalla chiusura forzata. Da lunedì avremo più difficoltà e più problemi e l’economia rischierà’  davvero il tracollo. Ci sono settori come quelli della ristorazione e del turismo che non reggeranno.  Il bonus per le vacanze appare ridicolo e inutile  e il bonus per bici e monopattini una misura che fa sorridere. Non parliamo del mondo della cultura destinato ad una chiusura a tempo indeterminato. Oggi occorre lanciare un estremo grido d’allarme per salvare l’ Italia e gli Italiani da un disastro che non ha riscontri con il passato, checché ne dica nelle sue lezioni magistrali dalla Mole Antonelliana  lo storico ufficiale Alessandro  Barbero. Le lacrime della  Ministra dell’Agricoltura anticipano soltanto quelle di milioni di italiani sul lastrico. Mi auguro per il bene d’ Italia di sbagliare, ma temo che questa volta non basterà  a salvarci neppure   il famoso Stellone che infatti oggi nessuno invoca più  perché appartenente ad un’altra Italia che da gran tempo  non c’è più: era  l’Italia che i nostri nonni e i nostri padri nelle fasi gloriose e nelle grandi sciagure  nazionali hanno servito in pace e in guerra.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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