Domenica sera il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha anticipato i contenuti del nuovo decreto che regolamenterà la fase 2 dell’emergenza Covid-19, a partire dal 4 maggio
Per quanto riguarda l’attività sportiva agonistica (Art. 1, comma g), “le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti – riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali – sono consentite, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, a porte chiuse, per gli atleti di discipline sportive individuali. A tali fini, sono emanate, previa validazione del comitato tecnico-scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile, apposite Linee-Guida, a cura dell’Ufficio per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, su proposta del CONI ovvero del CIP, sentita la Federazione Medico Sportiva Italiana, le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva”. Permangono la sospensione di eventi e competizioni (Art. 1, comma g), le attività di palestre, centri sportivi, piscine e centri natatori (Art. 1, comma u).
In serata ha parlato anche il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Ha assicurato un fondo di 100 milioni di euro presso l’Istituto del Credito Sportivo per finanziamenti ad associazioni e società sportive dilettantistiche. Ha annunciato che da oggi Sport e Salute emetterà i primi 27000 bonus per i collaboratori sportivi; ha inoltre assicurato che tutti coloro che hanno presentato la domanda riceveranno il bonus, che verrà riproposto anche nel nuovo decreto. Infine, ha detto che nei prossimi giorni, previo incontro odierno con i componenti del comitato tecnico-scientifico, saranno pubblicati i protocolli igienico-sanitari per riaprire in sicurezza le strutture.
Lo scorso 9 aprile abbiamo fatto il punto con Gianluca Albonico, Presidente del Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta, a proposito del periodo di emergenza che impianti natatori, associazioni e società sportive dilettantistiche stanno vivendo. Proponiamo un aggiornamento della situazione, con una nuova intervista al Presidente Albonico.
«Permettere agli atleti agonisti di ricominciare la preparazione è un elemento positivo, ammesso che si trovino piscine disposte ad aprire solo per un numero esiguo di atleti. I gestori si troverebbero infatti a dover sostenere gli elevati costi di regime dell’impianto a fronte di entrate praticamente nulle – è la prima considerazione di Gianluca Albonico – il nuoto è uno sport individuale, ma per quanto riguarda la definizione di “atleti di interesse nazionale”, soltanto in Piemonte potrebbero rientrare centinaia di atleti tesserati FIN, con i possibili problemi di rispetto del distanziamento sociale che ne conseguono. Attendiamo quindi che escano le linee guida di riferimento».
Al momento non è quindi possibile prevedere una data di riapertura delle piscine?
«Purtroppo no. E questa incertezza rende la situazione ancor più complicata, dal punto di vista psicologico ma anche a livello strettamente tecnico. Per esempio, molti gestori si sono chiesti se fosse meglio svuotare le piscine o tenerle attive, seppur “al minimo”. È prevalsa quest’ultima opzione, nella speranza di poter riaprire nei mesi estivi, anche perché la bella stagione è un momento fondamentale di entrate da utilizzare a copertura dei costi invernali. Ma anche ammessa una riapertura in breve tempo, rimangono gli interrogativi sulle modalità: riduzione degli ingressi?, accesso limitato agli spogliatoi e alle zone comuni?, quali particolari normative igienico-sanitarie? Sicuramente l’apertura dovrà avvenire con protocolli di sicurezza idonei».
Proviamo a dare qualche risposta.
«In questo momento è lo sport di base a essere in pericolo. Come detto, permettere agli agonisti di ricominciare la preparazione è positivo, ma non risolve l’impossibilità economica, da parte dei gestori, di aprire le piscine e, soprattutto, tenerle aperte nel prossimo inverno. È uno scenario che ritengo sostenibile solo in pochissimi impianti sparsi nel nostro paese; in Piemonte probabilmente soltanto il Palazzo del Nuoto di Torino, anche grazie al coinvolgimento dell’Assessore allo Sport della Città di Torino Roberto Finardi, con cui il confronto è costante e costruttivo. Stesso discorso se, oltre agli agonisti, ci fosse possibilità di accesso agli impianti solo per un numero ridotto di utenti. Le piscine vivono proprio grazie all’elevato numero di persone che le frequentano; in caso contrario saltano i piani economici e ci si trova in grande difficoltà».
Soluzioni?
«È notizia di sabato 25 aprile la manovra di sostegno pianificata dalla Federnuoto, di 4 milioni di euro a sostegno delle attività delle associazioni e società sportive. È un provvedimento molto importante e comprende – tra le altre cose – l’azzeramento dei costi di affiliazione, di tesseramento degli atleti, delle licenze di scuola nuoto federali, dell’iscrizione ai campionati di pallanuoto a livello nazionale e regionale, la formazione di un fondo destinato alle iscrizioni alle gare di tutte le discipline FIN. Il nostro Presidente Paolo Barelli ha stimato che occorrono 200 milioni a fondo perduto per lo sport. A questi si deve aggiungere subito la possibilità di prolungare i contratti di gestione in essere, derogando il codice degli appalti e stabilendo un periodo massimo in base alla durata del mutuo che il gestore dovrà stipulare per ripianare le perdite. Io ipotizzo una durata di almeno sei anni, uguale a quella dei finanziamenti offerti dallo stato alle aziende in base al decreto liquidità. Inoltre bisogna intervenire subito su tutte le tasse comunali e regionali che possono essere ridotte o annullate, per un periodo stabilito di 2-3 anni; mi riferisco ad acqua, IMU, rifiuti e tutto ciò che può essere ridotto. Non escludo anche un ritocco alle tariffe e credo che oggi si debba ridurre o azzerare qualsiasi tipo di gratuità fornita dagli impianti».
In Piemonte ci sono già state azioni concrete?
«Come Comitato Regionale FIN abbiamo chiesto alla Regione Piemonte e ad ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani di poter istituire un tavolo di lavoro che ascolti le problematiche dei gestori. Al momento attendiamo e sollecitiamo una risposta da parte della Regione; il tempo stringe e il rischio – ripeto – è che le piscine non riaprano. Precedentemente avevamo organizzato una conferenza (online) con tutti i gestori affiliati FIN del nostro territorio e la decisione è stata quella di delegare il Comitato Regionale a portare avanti l’espressione comune. In ambito nazionale siamo ovviamente allineati alle proposte e all’operato della FIN centrale e del nostro Presidente Paolo Barelli. Nei prossimi giorni avremo un nuovo confronto con i gestori piemontesi; parteciperà anche un rappresentante del nord Italia dell’ICS – Istituto di Credito Sportivo e realizzeremo un documento da sottoporre all’attenzione delle autorità politiche».
Oggi qual è la situazione delle piscine piemontesi?
«Permanendo la chiusura di tutti gli impianti, nelle ultime settimane la situazione non è migliorata. Al contrario, i gestori hanno dovuto continuare a sostenere alcune spese di manutenzione e gestione, non indifferenti visto il livello tecnologico e il notevole consumo di energia degli impianti, anche in situazione di “fermo” di tutte le attività. Questa situazione sta portando all’azzeramento dello sport di base acquatico. Quasi tutte le società natatorie dipendono dalle gestioni dei propri impianti e pertanto stanno vivendo una profonda crisi economica. Coloro che non ricevono contributi, che hanno già piani economici tirati, magari con investimenti propri su impianti pubblici, non potranno farcela se non aiutati. Sono inoltre molto preoccupato per la sopravvivenza dei gruppi agonistici, quasi sempre sostenuti dagli investimenti delle società».
Chi metterà a punto le linee guida per la riapertura delle piscine?
«La Federazione Italiana Nuoto ha costituito già da tempo una commissione tecnico-scientifica, per redigere le linee guida da seguire per far ripartire l’attività in sicurezza e gestire la fruibilità degli impianti. Ne esistono anche altre istituite da associazioni di categoria e ditte di settore. Gli argomenti sono comuni: pulizia specifica, misurazione della temperatura, distanza di sicurezza, spazi vitali rideterminati, riduzione capienza impianti, areazione completamente dall’esterno ecc.».
Nelle ultime settimane quali strategie sono state proposte a sostegno di impianti, associazioni e società sportive?
«Detto del provvedimento comunicato il 25 aprile, la FIN e il Presidente Barelli hanno portato varie proposte all’attenzione del Governo. In una recente intervista Barelli ha spiegato che “serve una visione orientata sulla prevenzione, piuttosto che norme per limitare la frequenza dei luoghi” e questo va nella direzione delle problematiche citate prima, conseguenti a un’utenza limitata degli impianti. Come affermato più volte serve liquidità, perché le entrate si sono interrotte ma le spese, seppur ridotte, ci sono. È importante fornire risorse al credito sportivo e permettere ad associazioni e società sportive dilettantistiche di accedervi, con tempi di restituzione dei finanziamenti più lunghi di quelli stabiliti al momento. Bisogna rateizzare i canoni e prorogare il pagamento delle bollette. E poi servono risorse a fondo perduto. Per questo il Presidente Barelli, insieme al collega deputato Marco Marin, ha presentato un emendamento per l’istituzione di un fondo di 200 milioni per le associazioni sportive dilettantistiche. Senza le quali – è bene ricordarlo – lo sport in Italia praticamente non esiste».
«Come ripetuto da più parti – conclude Gianluca Albonico – in Italia lo sport si regge sulle associazioni e società sportive dilettantistiche. Queste permettono a milioni di cittadini di svolgere attività fisica, supportando di conseguenza il sistema sanitario a livello di prevenzione. Le ASD e SSD crescono bambini e ragazzi, integrando la funzione educativa di scuole e famiglie e favorendo l’inclusione sociale delle fasce deboli. In altre parole, offrono un ampio servizio alla comunità, prima ancora che formare i campioni che danno lustro al nostro paese vincendo medaglie internazionali. Nel caso particolare del panorama natatorio, le associazioni svolgono la propria attività a costi molto contenuti, per circa 5 milioni di utenti in tutta Italia. In questo momento devono fare i conti con impianti onerosi e una situazione sempre più insostenibile. Abbiamo stimato che un impianto normale con piscina invernale ed estiva possa avere un danno economico dai 150 ai 200.000 euro, che verranno a mancare nella stagione invernale. Abbiamo bisogno di aiuto e le strategie devono essere individuate al più presto».
Di seguito i link alle ultime comunicazioni della FIN
(dal sito FIN, notizia 27 aprile) Dal 4 maggio allenamenti a porte chiuse per sport individuali.
(dal sito FIN, notizia 25 aprile) Barelli vara manovra da 4 mln per le società.
(dal sito FIN, notizia 24 aprile) Approvato l’ODG di Barelli. Voucher per eventi e attività.
(dal sito FIN, notizia 18 aprile) Barelli a Italpress: “Subito 200 milioni per salvare le società”.
(dal sito FIN, notizia 15 aprile) Barelli: Altre risorse a sport di base da legge su Olimpiadi e Atp finals.
Di seguito il punto sull’attività regionale FIN
Le manifestazioni regionali organizzate dal Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta sono sospese da fine febbraio. La decisione di bloccare tutte le gare è giunta anche prima dei divieti ufficiali delle autorità pubbliche, una volta constatato che non sarebbe stato possibile garantire la sicurezza degli atleti e delle loro famiglie, dei tecnici e dei dirigenti. Alla luce della chiusura degli impianti e di comune accordo con le società del territorio di Piemonte e Valle d’Aosta, sono stati sospesi anche tutti gli allenamenti, eccezion fatta per gli atleti probabili olimpici che hanno proseguito la preparazione a Torino, in linea con un’ordinanza della Sindaca Chiara Appendino. Anche questi ultimi, con il rinvio dei Giochi di Tokyo e con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’1 aprile, hanno poi interrotto la preparazione. Con il DPCM del 10 aprile è stata protratta la sospensione delle sedute di allenamento all’interno di impianti sportivi di ogni tipo fino al 3 maggio. A livello regionale e nazionale la sospensione delle manifestazioni agonistiche proseguirà fino al 31 maggio, in attesa di ulteriori approfondimenti e prossime valutazioni da parte delle autorità circa le riaperture della fase 2.
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