Quel 7 aprile 1979. La rivoluzione sbagliata fa i conti con la storia

Il 7 aprile del 1979, a Milano, venne arrestato il professore Toni Negri. Ordinario della cattedra di Filosofia Politica di Padova. L’accusa: essere il capo ideologico delle Br. Personaggio ondivago nel panorama della politica italiana fin dai primi anni 60. Cattolico e poi cattolico del dissenso, socialista e poi ideologo di Potere operaio ed in generale ideologo dell’estremismo politico di sinistra.

Diventato radicale, e diventato parlamentare  scappò in Francia. Dopo la rivoluzione, il suo secondo obbiettivo fu quello di non farsi 1 giorno di carcere. Operazione che in parte gli riuscì. Poi più che voler fare la rivoluzione , diceva agli altri che dovevano fare la rivoluzione. Fece diventare il suo istituto un covo di novelli terroristi e si difese sempre dicendo: un conto e dire fate la rivoluzione, un conto  sparate a qualcuno. Decisamente un cattivo maestro.

Aveva rapporti con tutta l’intellighenzia cosiddetta di sinistra, e l’ altro obiettivo  dire che il PCI era peggio dei padroni. Uno dei suoi punti di forza era l’ ateneo di Torino, in particolare Palazzo nuovo e le facoltà umanistiche. Alla fine degli anni 60 ed inizio anni 70 capitava spesso nella nostra città. Le sue riunioni- lezioni finivano sempre con la richiesta di un contributo per comprare armi per la rivoluzione. Tutto alla luce del sole e probabilmente sotto i vigili occhi di polizia politica in borghese e, magari perché no, dei servizi segreti italiani e non. A fine del 1976 Lotta Continua di Adriano Sofri si dissolse come neve al sole. E molti del cosiddetto servizio d’ ordine di Lotta Continua confluirono nel terrorismo con le loro diverse ramificazioni. Br , Senza Tregua, Prima linea, Nuclei armati Proletari e chi più ne ha più ne metta. Con Autonomia Operaia che teorizzava la violenza di massa per sovvertire questo nostro Stato. Ideologia? Eccolo di nuovo il loro Professore Antonio Negri. Anni difficili. Era scoppiato il 77 , il movimento del 77 con il suo carico di odio e di violenza, trovando terreno fertile in certe parti della società torinese. Da Palazzo Nuovo alle fabbriche si respirava odio, troppo odio. Era pure difficile frequentare le lezioni. Frequentavamo l’ Università in gruppo. Non si sapeva mai. Ebbi l’onore di essere immortalato in un manifesto. Con un impermeabile e l’immancabile toscano, ironicamente: Tenente Colombo. E fin qui nulla di male . Quando però sul disegno delle mie gambe venne tracciato un tiro a segno la cosa diventò inquietante. Venni anche circondato e minacciato in Via Po, verso le 10 di sera. Spintonato ebbi molta paura. L’apice della violenza nel marzo 77 per le elezioni universitarie. Gli epigoni del Professore Negri non erano  d’accordo e semplicemente tentarono di impedire le votazioni. Con tragicomici aneddoti. Un leader di Lotta Continua ebbe l’ infelice idea di presentarsi in giacca e cravatta per votare. Era reduce da un matrimonio. Fu preso a schiaffi dai suo stessi compagni che non lo riconobbero , del resto aveva tagliato barba e capelli. Cominciavano a capire che qualcosa stava cambiando anche a casa loro. Terroristi e violenti presi da un delirio di onnipotenza sbagliavano, con il risultato di un loro sempre maggiore isolamento. Dal rapimento all’omicidio di Aldo Moro all’uccisione del compagno sindacalista Guido Rossa o all’omicidio del vicedirettore della Stampa Carlo Casalegno . E il figlio che era stato di Lotta continua non ebbe dubbi: con voi non voglio averci più niente a che fare. Per tutto ciò, arrestato Toni Negri e Oreste Scalzone, ne fui contento. Non andava di moda, almeno per quegli anni, essere dalla parte dei magistrati. Io viceversa lo ero. Mi accusarono di non essere garantista. Pazienza, non si è mai perfetti. In verità Negri e compagni furono processati e alla fine assolti. Non sempre. Il Professore si beccò dodici anni per concorso morale in omicidio. Riuscendo comunque a farsi pochi mesi di galera. Altra cosa toccò ad alcuni dei suoi epigoni che scontarono pene dai venti anni in su. Con una certezza: Tony Negri è stato un cattivo maestro senza se e senza ma. Magari l’ accusa di  essere il Grande vecchio delle Br non resse in tribunale. Visti gli atti processuali è prova incontrovertibile. Ma non davanti alla sua coscienza. Tony Negri ha molto di cui vergognarsi. E non mi risulta che ammettendo abbia lenito le sue indubbie colpe morali.

Patrizio Tosetto

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