Il fattore “C”

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PAROLE ROSSE di Roberto Placido / Neanche tanti anni fa si sarebbe detto il fattore “K” ma oggi non può che dirsi, pena l’incomprensione da parte di molti, il fattore “C”. Naturalmente la lettera sta ad indicare il Corona Virus o Covid 19 che dir si voglia ma anche, aggiungo io, Cina e Cuba

Non ritorno sulla gestione iniziale, altalenante, della Pandemia ma su quello che stiamo vivendo in questi giorni di chiusura totale di tutto il paese. Il provvedimento, dopo le critiche o le sottovalutazioni di altre nazioni, penso che sarà il riferimento per molti governi e stati ma su quanto è emerso, sono venuti a galla tutti gli errori di gestione della Sanità pubblica degli ultimi dieci anni. Alcuni gravi e che rischiano di diventare tragici, altri meno ma che pesano terribilmente nella situazione che si è creata a causa della pandemia da Covid 19.

Il decennio indicato è stato costellato da tagli indiscriminati e pesanti alla sanità pubblica. Dove più dove meno le regioni, sia quelle di sinistra che di destra, hanno calcato pesantemente la mano. Senza un piano strategico nazionale e nemmeno nelle singole regioni. Si è permesso così di non difendere, ma questo purtroppo è avvenuto sciaguratamente in tutti i settori. Aziende strategiche per l’interesse nazionale che non vuol dire solo i camion pesanti o qualche infrastruttura ma, abbiamo scoperto ora, anche la produzione di mascherine o di respiratori, vendute o delocalizzate senza che i vari governi avessero nulla da obiettare. In Piemonte ha risposto in uno slancio di generosità il Gruppo Miroglio Tessile di Alba, marchi Vestebene , Elena Mirò ed altri, con la produzione straordinaria e manuale di circa 700.000 mascherine di stoffa lavabili e riutilizzabili una decina di volte. A costo zero per la Regione Piemonte! Il tutto coperto da “monsù” Miroglio e d altre realtà cuneesi. In tema di mascherine fanno da contraltare quelle, incredibili, inviate dalla Protezione Civile nazionale nelle varie regioni ed anche in Piemonte, una specie di striscia di carta igienica inutilizzabile, che tanto hanno fatto infuriare il mitico presidente lombardo, quello del video della mascherina, Attilio Fontana ed il suo assessore alla sanità Giulio Gallera. La Lombardia paga la scelta di avere puntato tanto e per tanti anni sulla sanità privata ed ora si trova drammaticamente senza posti letto sufficienti, senza posti di terapia intensiva e tutto il seguito ad essi legati. La situazione piemontese merita qualche approfondimento, sia per i posti letto che per la gestione complessiva. Scrivevo prima del dissennato taglio dei posti letto e degli investimenti degli ultimi dieci anni, va bene scendere da quasi 4 posti letto ospedalieri ogni mille abitanti alla media europea di tre ma , in una gara suicida, negli ultimi anni sono arrivato a 2,5 e di conseguenza il numero dei letti di terapia intensiva. Alle critiche ed osservazioni che molti a sinistra facevamo le risposte erano i dati del bilancio che imponevano i tagli quando andava bene se non risposte a noi di essere “statalisti e passatisti” se non spallucce di scherno in qualche caso.

Così senza i numeri della Lombardia abbiamo Torino che regge, in affanno il Maria Vittoria ed in parte il San Giovanni Bosco, ancora bene le Molinette, saturo un reparto su tre, mentre in difficoltà sono le altre parti della regione. Ad Alessandria sono bastate poche monache con alcune linee di febbre o risultate positive per intasare l’ospedale. Ospedali che hanno i Pronto Soccorso praticamente vuoti in quanto non solo i codici bianchi e verdi sono scomparsi, ma anche molti codici gialli. Per paura del contagio non portano le persone o non vanno in ospedale e molte di queste persone muoiono di altre patologie ma hanno evitato, “per fortuna”, il contagio. Anche in Piemonte una protezione civile debole e non guidata lascia le farmacie senza mascherine da oramai un mese per non parlare degli operatori, dai quali dipende tutto il funzionamento del sistema, lasciati quasi completamente senza strumenti come mascherine, guanti, occhiali ecc. Pensiamo che al tempo della SARS (Severe Acute Respiratory) sindrome acuta respiratoria grave, che nel 2002-2003 causò circa 8 mila casi e oltre 700 morti nel mondo, tutti i medici di famiglia ricevettero, mai usate, una tuta con tanto di casco scafandro tipo Guerre Stellari che ancora fanno mostra di se in qualche armadio o vetrina di studi medici. In compenso si sta dimostrando all’altezza della situazione il presidente della Regione Alberto Cirio che seppur positivo al Covid 19 ed in quarantena domestica interviene con toni adeguati, positivi, nel senso non medico, e determinati. Ma tornando al “fattore C” assistiamo al comportamento della Cina, di sostegno materiale, un intero aereo carico di respiratori, mascherine ed altro materiale medico ed una squadra di nove medici esperti nella lotta al Virus. Esperienza fatta al centro del problema e cioè nella città di Wuhan. L’iniziativa dell’Associazione Italia-Cina che ha destinato un importante quantitativo di materiale sanitario alla nostra regione ed il bel video di sostegno ed incitamento all’Italia ed agli italiani di decine di cinesi di ogni età. Questo da un paese al quale, unici, abbiamo chiuso i voli diretti e mentre i paesi amici ci hanno rifiutato persino quantitativi di mascherine già ordinate e pronte alla spedizione.

E poi l’offerta arrivata dalla storica associazione Italia-Cuba di medici cubani, formatisi in Africa nella lotta all’Ebola. Dal comportamento e dall’atteggiamento di Cina e Cuba una riflessione viene spontanea, in quei paesi dove il servizio sanitario è garantito dallo stato la lotta a fenomeni come il Corona Virus sono più facili da contrastare alla faccia del liberismo e del mercato regolatore. La cosa positiva, l’ho già scritto, è la risposta della stragrande maggioranza degli italiani, al netto dei deficienti di ritorno, quelli che sono tornati al sud e nelle isole da mammà, o degli imperterriti di parchi e camminate inutili, degli operatori della sanità pubblica e dei lavoratori delle aziende che, giustamente, pretendono maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. In attesa di vedere cosa succede nel sud Italia, potrebbe essere drammatico l’evolversi della pandemia per la carenza e la colpevole inadeguatezza delle strutture mediche, bisogna incominciare a pensare al dopo. Il comportamento e la reazione degli italiani con video, canzoni, messaggi da l’idea di un senso di paese quanto mai utile in un momento molto difficile e per certi versi drammatici per il nostro paese. Mi è tornata in mente una frase molto bella di Enrico Berlinguer: ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno. Speriamo che la lezione serva ad invertire la riduzione dei posti letto negli ospedali, dei posti di terapia intensiva, ne abbiamo molto meno di Francia e Germania e degli stessi Stati Uniti dove la sanità pubblica di fatto non esiste. Speriamo si faccia un piano sulle aziende strategiche dei vari settori del nostro paese e non solo quello medico-sanitario, si utilizzino risorse nel medio lungo periodo per modernizzare il paese e le strutture ed infrastrutture altrimenti ancora una volta avremo sprecato risorse ingenti sempre e solo in termini emergenziali.

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