Paese strano il nostro dove ormai si parla solo di coronavirus e poi si permettono indecorosi e pericolosi “spettacoli” come questa discarica a cielo aperto. Il bello della vicenda, anzi il brutto della vicenda, è che siamo a Fiumicino vicino ad un rinomato e buon ristorante di pesce. Una porta d’ingresso per chi arriva a Roma
L’ avventura ai tempi del coronavirus comincia ore prima all’aeroporto di Caselle. Ore 10 ceck-in. Nessun controllo sanitario e passaggio al metal detector senza scarpe e cintura. Fortunatamente non mi sono caduti i pantaloni. Per la sicurezza si fa questo ed altro. 40 minuti per l’imbarco. Metà aereo vuoto e solo due persone con mascherina. Colgo battute tra due hostess. Sintesi del loro dire: il coronavirus è solo un’ influenza. Mi intrometto presentandomi.
Rincarano la dose. In Spagna non sono preoccupati come da noi. L ‘Alitalia è finita. Morta in un paese morto. Esagerano? Lunedì la notizia: un medico contagiato è guarito e sostiene anche lui che si tratti di una banale influenza. Intanto sono stati bruciati 20 miliardi. Una finanziaria. Atterrato a Roma, piccolo controllo sanitario. Tutto a posto. Girando inevitabile pensare alle polemiche di queste settimane dove la colpa è sempre degli altri. Addirittura c’ è già chi parla di complotto internazionale voluto o da Dio o da Trump. Nessuno ammette che la casualità fa parte della vita e dunque della Storia.
Su Dio che manda strali sulla terra per punire gli uomini dei loro peccati, a parlare sono i soliti ciarlatani. I dietrologi negazionisti del perché avviene qualcosa di non previsto. Complottisti da strapazzo. Ora turchi, rumeni o israeliani chiudono le loro frontiere. Gli si ritorcerà contro, come gli si ritorcerà contro – sia ai turchi come ai greci – la mattanza di profughi. Altro che coronavirus. Una vera e propria emergenza umanitaria. Ed anche qui è sconsolante l’assenza totale dell’Europa. Sia sull’emergenza coronavirus, sia sull’emergenza umanitaria. Tragicamente l’Europa non c’è. Oramai è chiaramente una sovrastruttura con pochi poteri e tante parole. Noi italiani incoerenti? Forse, ma ahimé non i soli. L’impotenza di fronte a questi problemi prodotti dalla globalizzazione è pressoché totale. Non si sa se tornare indietro o andare avanti e quale direzione prendere. Non si sa per ignoranza o anche per voluta conoscenza. Non si può per possibilità. La politica non ha strumenti. Insisto, non si intravedono vie d’uscita. Altro che bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Qui non c’ è né bicchiere né liquido da metterci dentro.
Patrizio Tosetto
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