Torino: “all’Università uova, occupazioni e violenza”

Fsp Polizia: “E intanto gli agenti in ospedale. La politica non c’entra, l’Ateneo è ostaggio della prepotenza”

 Riceviamo e pubblichiamo 

“Uova contro il Rettorato, occupazioni con danneggiamento di una palazzina, striscioni della vergogna e prepotenza senza fine. Prosegue così la democratica battaglia ‘in difesa della cultura’ da parte di alcuni civilissimi soggetti, depositari di verità universali, che affermano il loro diritto di stare in Ateneo negando quello degli altri di fare la stessa cosa. Il tutto, ovviamente, calpestando senza alcun ritegno la dignità e la professionalità dei poliziotti che sono stati chiamati a intervenire per sedare la loro follia, alcuni dei quali tornando a casa ‘fortunatamente’ con solo qualche osso rotto. Come il nostro collega a cui è stata fracassata una mano, e che a causa della frattura scomposta del metatarso e dell’anulare sinistro ne avrà per almeno un mese. Che vergogna che un’università sia ostaggio di questi delinquenti, e che un agente debba subire botte e offese senza che qualcuno riesca a dire lucidamente che tutto questo non ha a che fare con la politica, ma semplicemente che aggredire, sfasciare, imbrattare e occupare con prepotenza è sbagliato, chiunque lo faccia”.

Per quanto sta accadendo presso l’Ateneo di Torino, non si placa l’indignazione, dell’Fsp Polizia di Stato che, per bocca del suo Segretario Generale, Valter Mazzetti, torna a indignarsi non solo per il ferimento dei poliziotti intervenuti per gli scontri di ieri sera, ma anche per le manifestazioni che stanno proseguendo nella giornata di oggi con espliciti attacchi contro gli appartenenti alla Polizia di Stato.

“‘Sbirri e fasci tornate nelle fogne. Acab. Tutti liberi’, recita un poetico striscione affisso dai collettivi che hanno occupato la palazzina Einaudi – conclude Mazzetti -. Ma sono i dotti paladini della libertà senza responsabilità, piuttosto, che dovrebbero uscire dalle fogne di ideologismi che tutto ammettono e tutto giustificano, purché appartengano al modo di pensare proprio e non altrui. Siamo poliziotti, e mentre passiamo per gli ospedali di ritorno da un banale servizio all’Università, ci chiediamo perché in certi contesti esistono solo paladini del libero arbitrio e mai paladini della legalità”.

 

Nella foto un agente ferito

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