Apeiron: materia indefinita, immortale e indistruttibile

Poesia / a cura di Alessia Savoini

Thauma
Apeiron: principio infinito e indeterminato dal quale tutte le cose hanno origine e nel quale tornano a dissolversi quando si conclude il ciclo stabilito per esse da una legge necessaria. È una materia in cui gli elementi non sono ancora distinti, è materia indefinita, immortale e indistruttibile, quindi divino.
Anassimandro
***
Quando le viscere siderali delle nascite
implosero
nella contaminazione cosmica delle terre
e negli oceani di Saturno si polverizzarono le acque,
quando i miti dell’altrove divennero stigma di celebrazione dei popoli,
indotti o sedotti
dal più lontano squarcio visibile di cielo,
attribuendo all’impermanenza mortale delle stelle
la causa delle loro influenze,
quando circostanziati dai confinanti orizzonti dei cedri
inquadrarono la libra della colpa,
quando
– ancora –
la propensione dei rami attingeva vita dal respiro del sole,
allor si sgretolarono i dardi delle divine imputazioni,
e
quivi
l’impatto delle astinenze,
la cornice delle introspezioni;
nel ventre dell’ignoto,
il calamo delle parvenze.
Scorgo gli esotici fluidi del plesso ancestrale,
ricordo
il sollazzo nei meandri delle acque uterine,
sotto la cripta costolare del palpito,
quando,
scalza,
vestivo d’indulgenza il prurito dei paguri
al rilascio dell’onda come unico atto di approdo.
Ho riposto nelle urne siderali del credo
il significato ultimo dell’essere,
senza per questo riuscire a salpare l’ancora dalle estorsioni del sentimento.
Tedio.
Inapparenza si cela
  all’anarchico istinto di prevaricazione
e sottoponendosi all’umile condizione della carne,
nella percezione esprime le sue pretese.
Che l’esistenza organica tutta si risolve nel presente.
Tranne che per un sintomatico effetto di persuasione cognitiva,
come se lo stupore potesse accostarsi al dolore nell’inferenza assiomatica della percezione,
ostacolato dalla capacità sovversiva della coscienza di autopreservarsi dall’assoluto.
La perversione del tempo annienta sé stesso
e ai dettami dell’oblio
si rende possibile la nascita di una nuova coscienza,
quando il siero fecondo della carne decade nel ventre olistico della  convergenza.
Ed ogni lascito supernovistico si esaurisce nell’eco della sua luce,
fintanto che la morte
dell’ultimo istante visibile
collide nel vuoto creativo delle cose che si susseguono.
Anche una stella è soggetta all’oblio.
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