La determinante memoria della Shoah

Settantacinque anni fa, il 27 gennaio del 1945, le truppe russe varcavano i cancelli di Auschwitz, portando davanti agli occhi e alla coscienza del mondo l’orrore uno dei più orribili buchi neri della storia

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Di Marco Travaglini

La memoria è determinante… perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Con la memoria si possono fare bilanci, considerazioni, scelte, perché credo che un uomo che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita”.

Così scriveva, con grande chiarezza, Mario Rigoni Stern. Una di queste date determinanti per la memoria è stata scelta per celebrare la Giornata della Memoria, stabilita per legge dalla Repubblica italiana nel 2000 allo scopo di ricordare l’orrore della Shoah. Settantacinque anni fa, il 27 gennaio del 1945, le truppe russe varcavano i cancelli di Auschwitz, portando davanti agli occhi e alla coscienza del mondo l’orrore uno dei più orribili buchi neri della storia. Quei corpi ammassati, i volti scavati e spenti dei pochi sopravvissuti, i resti di baracche, camere a gas, forni crematori rappresentavano l’oscenità dell’ideologia nazista e del suo razzismo omicida, esploso al centro dell’Europa, umiliando popoli, negando ogni barlume di civiltà. Auschwitz è stato uno dei più tragici emblemi della perversione criminale del Terzo Reich di Adolf Hitler, quintessenza della metodicità nell’azione assassina, dell’odio razziale divenuto sistema, della macchina lugubre e solerte dello sterminio di massa, sostenuta da una complessa organizzazione che coinvolse buona parte della società tedesca.

La storia dell’umanità e, in particolare, il “secolo breve” è costellata di stragi, uccisioni, genocidi. Il “secolo delle guerre”, ha visto dai primi anni del ‘900 fino al tramonto con gli ultimi bagliori delle guerre balcaniche più di 50 conflitti armati con oltre 185 milioni di morti, di cui l’80% civili. Le vittime dei conflitti, dell’odio e delle discriminazioni sono state tantissime, ma la Shoah – per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale – resta un caso unico nella storia europea. Agli internati venivano negati il nome, gli affetti, la memoria e il futuro, il diritto a essere persone. L’unico sentimento del quale potevano disporre, secondo i loro carnefici, era la paura. Quando si nega a milioni di individui inermi non soltanto l’appartenenza al genere umano, ma lo stesso diritto di esistere, il passo successivo è l’uccisione a sangue freddo, senza nessuna remora o pentimento. Le misure persecutorie messe in atto dal regime fascista con le leggi razziali del 1938, la schedatura e la concentrazione nei campi di lavoro, favorirono enormemente l’ignobile lavoro dei carnefici delle SS. Dopo l’8 settembre, il governo di Salò collaborò attivamente alla cattura degli ebrei che si trovavano in Italia e alla loro deportazione, un altro capitolo di una vicenda orribile che rappresenta uno dei passaggi più bui e infamanti della nostra storia. Ancora oggi, e forse addirittura più che nel recente passato, il compito di custodire e tramandare la Memoria, perché non si attenui e non si smarrisca mai, è determinante per evitare il rischio di nuove tragedie. Lo è perché focolai di odio, intolleranza, razzismo sono presenti nella nostra società e il demone dell’antisemitismo è tornato ad affacciarsi in Europa e in Italia. Il 14 gennaio 2020 è stata pubblicata la prima ricerca italiana sulle discriminazioni curata da Euromedia Research per conto dell’Osservatorio Solomon. Secondo le rilevazioni si osserva la presenza di una percentuale di antisemiti dichiarati. Secondo il sondaggio l’1,3% degli italiani ritiene che la Shoah sia una leggenda, il 10,5% giudica, invece, che durante la Shoah non siano morti 6 milioni di ebrei, e il 49% è convinto che il settore economico-finanziario sia controllato totalmente dagli ebrei. Un dato impressionante se consideriamo che si tratta delle pietre angolari su cui il nazifascismo costruì la sua propaganda.

Riserva delle sorprese anche la percezione del numero degli ebrei italiani: il 36,6% degli intervistati ritiene che siano il 2%-10% della popolazione italiana. Oggi gli ebrei in Italia sono sotto le 30 mila unità, quindi appare ovvio una percezione esagerata riguardo alla loro presenza. Di fronte a questo quadro sarebbe un errore tremendo minimizzarne la pericolosità. Far riemergere dalle tenebre del passato fantasmi, sentimenti, rigurgiti razzisti e diffondere la predicazione dell’odio, amplificandola a dismisura con i nuovi mezzi di comunicazione in rete, inquieta e preoccupa. Contro il razzismo e la violenza dell’intolleranza servono coraggio e determinazione. E’ indispensabile consolidare i principi di democrazia, libertà, tolleranza, eguaglianza, convivenza. Per questo la Memoria, custodita e tramandata, è un antidoto indispensabile contro gli orrori del passato, rammentando la nostra Carta Costituzionale che, all’articolo 3, afferma solennemente che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Un’indicazione che rappresenta un monito. Il presente che viviamo tutti i giorni ci indica che di questo monito vi è più che mai bisogno.

 

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