Ci fu un tempo in cui ancora giace addormentato quel “c’era una volta”, il germoglio primordiale della creazione, il cui istinto di nascita generò una tradizione di mutamento. Fu quel primo input di spostamento di una presenza che permise la genesi del tempo, un suono veicolato nella forma di un’equazione di base.
A ricercare il segno primo che diede voce a tutto ciò che, esistendo, esprime spazio, è Pier Alfeo, un giovane di Molfetta (BA), che da poco ha compiuto il suo trentaquattresimo giro intorno al sole.
Vincitore per il primo posto della sezione “arti elettroniche”, concorrente al Premio Nazionale delle Arti 2019, presso l’Accademia Albertina (TO), la sua installazione, che sarà visibile in loco dal 14 ottobre al 17 novembre 2019, prevede un sistema di attribuzione di un timbro sonoro a quell’equazione di base, impercettibile a un semplice e umano ascolto.
Pier Alfeo ha studiato presso l’istituto scientifico tecnologico di Molfetta, al termine del quale decise di conferire alla sua formazione musicale da autodidatta, una definizione tecnica, trasferendosi dapprima a Rimini, Bologna, cercandosi e sperimentandosi anche a Milano e Berlino, per concludere il suo percorso a Bari, dove ha approfondito le sue conoscenze in conservatorio.
La propensione a tale partecipazione di conoscenza colse la sua ispirazione nella rappresentazione di una sinusoide, durante una lezione di fisica. Si tratta di un’onda dispiegata in un grafico, atta a indicare quante volte, in un’unità di tempo, la funzione si ripete. Quivi il fulcro del dispositivo, che potrete ancora ammirare e con cui avrete la possibilità di interagire.
La circolare organizzazione dell’installazione evoca la meditativa condizione di ascolto, un’ascensionale influenza reciproca di cause con il micro e con il macro, estrapolandone la timbrica impercettibile. E in tal modo convogliare il germe pentametrico del suono in un’ispirazione organica d’insieme, nella fusione tra visivo e visibile, nel binomio sintetico della percezione, unito alla fonte uditiva del segno.
Il dispositivo circonferenziale è la risultante di un’onda che si manifesta ai vertici della sua definizione, un linguaggio che si genera dal ribadirsi di un algoritmo,
esprimendone la sonorità nella computazione dei numeri. E nel vortice visibile del segno, si traduce la linfa geometrica del suono, calibrando la sua libra nella sinaptica migrazione dello spazio.
Procedono le convulsioni di un bit nel circolo mantrico della radice, si dice di come un grafo possa, nel limite della sua corteccia, racchiudere il circuito fertile della possibilità.
La finalità dell’artista si esprime in una duplice funzionalità: installare la genesi di nuovi linguaggi di generazione sonora e sensibilizzare all’ascolto, con l’emissione di suoni meditativi, verso il proprio e altrui micro modo di esistere.
Alessia Savoini