Sabato 12 Ottobre alle 17: 30
Manifestazione in piazza Castello a Torino
E’ in corso l’aggressione dell’esercito turco e delle forze islamiste del cosiddetto Esercito Libero Siriano contro il Nord-Est della Siria. Su quest’area, chiamata in kurdo Rojava, un’oasi di autentica democrazia e di pacifica coesistenza etnico-religiosa, che ospita profughi e feriti da ogni parte della Siria, sta per abbattersi un disastro umanitario di proporzioni terribili e sta per ritornare la disumana dominazione dell’Isis.
Le Forze Democratiche Siriane (SDF) formate dalle donne e dagli uomini che popolano e amministrano il Rojava hanno combattuto e sconfitto l’Isis con l’appoggio della coalizione occidentale, pagando l’altissimo tributo di oltre 11 mila caduti e 22 mila feriti.
L’invasione turca pone le basi per una rinascita dell’ ISIS che oggi ha come obiettivo prioritario la cancellazione dell’amministrazione autonoma democratica del Rojava e l’imposizione del suo “Stato Islamico” mediante stragi su base religiosa e etnica e con la riduzione in schiavitù delle donne. Vittime dell’Isis non sono soltanto i kurdi, ma anche tutti gli altri gruppi etnici e religiosi della regione, come arabi, cristiani ( armeni, assiri, caldei e siriaci ), turkmeni, ceceni, aleviti e yazidi.
Inoltre, 70.000 prigionieri dell’ISIS si trovano attualmente sotto la custodia delle autorità dell’ amministrazione autonoma del Rojava e la Turchia chiede che le vengano consegnati. E’ noto che molti di questi combattenti provengono dalla Turchia e vi sono prove inoppugnabili del sostegno loro fornito dallo stato turco. La liberazione degli jihadisti e la loro consegna alla Turchia rappresenta un immediato rischio per la sicurezza a livello regionale e internazionale.
Infine: da quando è stata istituita l’ amministrazione autonoma democratica del Rojava, il confine tra Turchia e Siria settentrionale e orientale è stato fortemente messo in sicurezza e nessuna azione armata contro la Turchia ha mai avuto origine da questo territorio. È chiaro che le accuse dello stato turco relative alle minacce sui suoi confini non sono veritiere e che l’unico scopo del presidente Erdogan è di “spazzare via i Kurdi utilizzando un esercito di 65 mila uomini”, come aveva chiarito al presidente degli Stati Uniti Trump e al resto del mondo nel giugno 2019 in una conferenza stampa a seguito della conclusione del vertice del G20 a Osaka.
L’aggressione da parte del regime autoritario di Erdogan a uno stato estero – la Siria – mira unicamente a distruggere la regione del Rojava, democraticamente amministrata, che promuove la parità di genere e la coesistenza pacifica di tutti i popoli e di tutte le religioni e permetterà all’ISIS di riorganizzarsi e commettere nuovi crimini contro l’umanità.
Le forze democratiche del Rojava hanno combattuto e vinto anche per noi la sanguinosa guerra contro l’Isis, pagando un altissimo prezzo in vite umane e in devastazioni del territorio, e hanno saputo organizzarsi nel confederalismo democratico, esempio di coesistenza pacifica, valorizzazione femminile e coscienza ecologica.
Non possiamo e non dobbiamo lasciare solo il Rojava.
RETEKURDISTAN-Torino
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