La Regione vuole un nuovo piano sociosanitario

Il Piemonte intende adottare un nuovo Piano sociosanitario. Lo ha annunciato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi nel corso dell’informativa sull’andamento economico del Servizio sanitario regionale che si è svolta a Palazzo Lascaris in quarta Commissione, presieduta da Alessandro Stecco.

L’informativa, richiesta per il Pd dal vicepresidente della Commissione Domenico Rossi, ha rappresentato un’occasione “per confrontarsi con l’assessore su diverse questioni inerenti l’ambito sanitario anticipate in questi giorni sugli organi di stampa”.

“Il nostro obiettivo è offrire ai piemontesi una sanità efficiente e senza riduzione dei servizi ma, per fare questo, è indispensabile avere un occhio attento alle risorse – ha dichiarato Icardi -. La sommatoria dei piani dei bilanci di previsione delle Asl per il 2019 ipotizza una perdita di circa 450 milioni, una cifra molto elevata che rischia di costringere la Regione a un nuovo piano di rientro”.

La Regione vi farà fronte con risorse straordinarie ma, ha proseguito l’assessore, “le risorse straordinarie finiscono e potremmo avere dei problemi nel 2020 e nel 2021. Siamo comunque ancora in tempo per dare una sterzata potente e dobbiamo farlo”.

Nel corso del dibattito i consiglieri del Pd Domenico Ravetti e Raffaele Gallo e del M5s Giorgio Bertola hanno evidenziato la necessità che, dopo l’uscita dal piano di rientro, la Commissione Sanità riprenda il proprio ruolo di programmazione per quanto riguarda la Sanità e l’opportunità che – dopo cinque anni – il Piemonte stili e approvi un nuovo Piano sociosanitario che nasca anche dal confronto con il territorio.

Per Luv il consigliere Marco Grimaldi ha sottolineato che eventuali tagli e risparmi non dovranno cadere, come in passato, sulla pelle dei lavoratori operando tagli lineari sugli appalti.

“Scorporare la sanità dall’assistenza ha portato la Regione a spendere di più e non di meno, come era nelle previsioni – ha concluso Icardi -. È mia intenzione, infatti, riunire tali ambiti perché senza una rete di assistenza post acuzie in strutture o a domicilio è impensabile pensare a eventuali tagli di posti letto”.

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