Acquedotto Valle di Susa, i cittadini pagano come gli altri

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ACQUA E FORZA DI GRAVITA’ DELLA MONTAGNA, MA GLI UTENTI DELLA VALLE PAGANO COME GLI ALTRI. UNCEM: RIDEFINIRE IL RAPPORTO TRA CHI PRODUCE E CHI CONSUMA. NEW YORK INSEGNA 

Acqua e forza di gravità.  Entrambe non riconosciute nel loro valore al territorio della Val di Susa dove sabato scorso è stato inaugurato il nuovo acquedotto che attraversa e serve la valle a ovest di Torino.  La società che gestisce il ciclo integrato delle acque nella provincia di Torino, prende, distribuisce, incassa.  Legittimo, secondo la legge. Ma se il bene comune è realmente delle comunità, almeno andrebbe ‘scontato’ per gli utenti allacciati. Che dovrebbero pagare meno la bolletta dell’acqua. I residenti in Val di Susa dovrebbero avere una bolletta più economica, quelli di Bardonecchia praticamente gratuita.
E il Comune di Bardonecchia dove vi è la presa dell’acquedotto, con tutti gli altri Comuni dove sono state installate anche centraline idroelettriche, dovrebbero avere dei benefici permanenti dall’opera, energia a prezzi ridotti ad esempio. Invece, manco hanno avuto ‘compensazioni’ per le opere in cemento realizzate. E non avranno alcun altro beneficio. Avranno l’acqua diranno dalla società, certo, ma che i cittadini pagano come tutti gli altri. Il ruolo della montagna che custodisce, stocca e rilascia la risorsa, unita alla forza di gravità quale pompa naturale che la spinge a valle, è totalmente disconosciuto da chi ha montato l’acquedotto. Vale per la Val di Susa, varrà purtroppo a breve per il Canavese, vale in tante altre valli dove le multiutility dell’acqua non sono tenute a lasciare alcunché. E pensare che New York insegna l’importanza di riconoscere ai territori retrostanti la Grande Mela cento milioni di euro l’anno proprio perché quelle montagne garantiscono l’acqua alla metropoli.
Qui, in Piemonte e in Italia, tutto è dovuto, alle società. Acque e forza di gravità sono per tutti, le società che si occupano di ciclo idrico ne fanno ingenti utili. Totalmente ignorato l’articolo della legge 221-2015 sulla green economy che introduce in Italia il ‘Pagamento dei servizi ecosistemici’.  Se la si smettesse di parlare ideologicamente di acqua pubblica e se la politica, le istituzioni, i partiti affrontassero questi temi – remunerazione degli investimenti, tariffe agevolate per le aree di presa, pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali, rapporto tra chi produce, custodisce e consuma – ricostruiremmo pezzi di sussidiarietà e coesione nel Paese, ridefinendo anche cosa sono margini, territori e la stessa Democrazia. Ma forse è troppo”.

 Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem

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