Maggio 2019- Pagina 50

ANPAS: ASSISTENZA SANITARIA E PROMOZIONE DEL VOLONTARIATO AL SALONE DEL LIBRO

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) garantirà l’assistenza sanitaria al Salone Internazionale del Libro in programma a Torino dal 9 al 13 maggio. Al Lingotto Fiere di Torino ogni anno, per il Salone del Libro, si danno appuntamento più di 1.000 espositori ed editori

Il servizio di presidio di assistenza sanitaria sarà coperto dalle Pubbliche Assistenze Anpas del Piemonte con ilcoordinamento metropolitano delle Pubbliche Assistenze Anpas del Torinese e di Croce Verde Torino e vedrà impegnate, per ogni giornata di evento, un’ambulanza di base con equipaggio di volontari soccorritori e un mezzo di soccorso avanzato con la presenza di medico e infermiere, oltre a quella dei volontari soccorritori. Verrà predisposta una sala medica equipaggiata di materiale sanitario necessario al primo soccorso. Inoltre due squadre a piedi di volontari soccorritori dotate di zaino per il soccorso, completo di defibrillatore, saranno organizzate in modo tale da coprire l’intera area della manifestazione, transitando in mezzo al pubblico all’interno delle aree espositive. Nelle cinque giornate del Salone del Salone del Libro turneranno complessivamente oltre trenta volontari soccorritori e una decina di coordinatori Anpas. I volontari impiegati sono inseriti nelle normali attività del Sistema 118 e sono in possesso di Certificazione Regionale per il trasporto in ambulanza. Per l’edizione 2019 il Salone si caratterizzerà anche come festival internazionale della cultura, con un palinsesto di circa 1.500 presentazioni editoriali, convegni, appuntamenti, dibattiti, spettacoli e più di 2.000 relatori e ospiti in cinque giorni. Segnaliamo per lunedì 13 maggio, alle ore 14 in Sala Ciano, il dibattito a cura di Anpas su La prevenzione sanitaria oggi. Il ruolo del Terzo Settore, del pubblico e del privato, i relatori saranno la professoressa Maria Rosaria Gualanodel Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche presso l’Università degli Studi di Torino e il dottorFabrizio Pregliasco, presidente nazionale Anpas e ricercatore universitario per la Disciplina Igiene Generale ed Applicata presso il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano. Il dibattito, moderato dalla giornalista e scrittrice Patrizia Durante, verterà sugli interventi di prevenzione sanitaria che costituiscono la via principale attraverso cui tutelare la salute dei cittadini. La sfida di oggi è mantenere i livelli qualitativi alti adottando azioni sostenibili e rispettose delle ragioni scientifiche che le sostengono. I volontari Anpas saranno anche presenti al Salone del Libro con un proprio stand per promuovere, con dimostrazioni di primo soccorso, materiali informativi e relazioni dirette, la cultura e lo spirito del volontariato di pubblica assistenza. L’associazione aderente ad Anpas Croce Verde Torino parteciperà inoltre al Salone Off organizzando alcuni eventi. Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), nata nel 1904 dal movimento delle Società Operaie di Mutuo Soccorso, è una delle organizzazioni di volontariato più grandi d’Italia con 918 pubbliche assistenze e che oggi conta 86mila volontari attivi, 341.971 soci, oltre 3000 dipendenti, 2.592 volontari in Servizio Civile in più di mille presìdi in tutte le regioni d’Italia. Anpas si occupa di soccorso e trasporto sanitario, protezione civile e ambientale, servizi sociali, cultura e cooperazione internazionale. L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 81 associazioni di volontariato con 9 sezioni distaccate, 9.379 volontari (di cui 3.447 donne), 6.259 soci, 407 dipendenti, di cui 55 amministrativi che, con 404 autoambulanze, 191 automezzi per il trasporto disabili, 224 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 5 imbarcazioni, svolgono annualmente 462.864 servizi con una percorrenza complessiva di oltre 15 milioni di chilometri.

 

Mario Soldati, la gioia di vivere

Martedì 7 maggio alle ore 10,30 alla Tenuta “La Scolca” di Giorgio e  Chiara Soldati a Gavi Ligure (AL), si apriranno le manifestazioni organizzate dal Centro “Pannunzio” nel ventennale della scomparsa di Mario Soldati. Verrà presentato in anteprima nazionale il libro, curato da Pier Franco Quaglieni, Mario Soldati, la gioia di vivere, Edizioni Golem. L’iniziativa ha il Patrocinio del Senato della Repubblica e del Consiglio regionale del Piemonte. Porterà un saluto il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Nino Boeti. Interverranno Pier Franco Quaglieni, Bruna Bertolo e Monica Costa. Coordinerà Chiara Soldati. Sarà presente una delegazione di Poste Italiane con uno speciale annullo filatelico. Mario Soldati, scrittore, regista cinematografico e televisivo, giornalista, critico d’arte, torinese appassionato con frequentazioni internazionali, ha percorso tutto il Novecento culturale italiano (1906 – 1999), lasciandovi un’impronta indelebile fatta di intelligenza, genialità multiforme, humor, anticonformismo. Interverranno delegazioni  piemontesi e liguri.

Giovane sul treno in possesso di marijuana viaggiava con una bimba di tre anni

E’ stato trovato senza biglietto dal capotreno su un convoglio dell’Ivrea –
Torino Porta Nuova un nigeriano ventireenne che, al controllo della Polizia
Ferroviaria,   è   risultato   in   possesso   di   diverse   decine   di   grammi   di
marijuana
Viaggiava con una bimba in tenera età, apparentemente non parente, per cui
i poliziotti hanno ritenuto necessario un approfondimento circa l’identità e
la posizione di entrambi.
Negli uffici di polizia l’uomo ha spiegato che la bimba, nigeriana di 3 anni
di età, gli era stata temporaneamente affidata dalla madre, sua amica. Alla
richiesta   dei   documenti   l’uomo   apriva   lo   zaino   dal   quale   proveniva   un
odore sospetto. Gli agenti hanno quindi proceduto al controllo degli effetti
personali, rinvenendo 6 buste di cellophane con marijuana.
L’uomo,   disoccupato   e   regolarmente   soggiornante   nell’astigiano,   con
precedenti specifici, è stato denunciato per spaccio. Lo stupefacente è stato,
invece, sequestrato assieme a centinaia di euro, dollari e due telefonini.
Infine, la minore, assistita dagli operatori, è stata riconsegnata alla madre,
nel frattempo avvisata telefonicamente.

"Informale" a gonfie vele

Domenica 5, 19 e 26 maggio San Secondo di Pinerolo (Torino)

Un grande successo di pubblico. In sole tre settimane, la mostra “Informale. Da Burri a Dubuffet, da Jorn a Fontana”, promossa dalla Fondazione Cosso al Castello di Miradolo (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo), ha fatto registrare la presenza di circa 5mila visitatori, per il prestigio, la storicità e la varietà delle opere presentate, con capolavori dell’arte informale giunti da tutto il mondo (dall’America all’Europa al Giappone) e un interessante affondo sul panorama artistico torinese, fra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Nasce di qui, l’idea di proporre al pubblico una serie di visite guidate ( al costo di 6 euro a partecipante + biglietto di ingresso alla mostra; prenotazione consigliata) che si terranno domenica 5, 19 e 26 maggio, alle ore 11. Il servizio é aggiuntivo a quello di audio-guida sempre disponibile, con i contributi critici del curatore, Francesco Poli. Nel mese di giugno, gli appuntamenti con le visite guidate saranno ancora di domenica, il 9, 16 e 30 giugno. Ultima data, domenica 7 luglio, sempre alle ore 11.

Per maggiori info: tel. 0121/502761 o info@fondazionecosso.it

g. m.

 

Ci pensa sempre Cristiano!

Oggi si celebra la memoria della tragedia di Superga, ricordata anche ieri sera dai tifosi bianconeri con il dovuto rispetto, un enorme striscione in curva. Ecco lo sport che ci piace, quello che insegna, prima di tutto, il rispetto per l’avversario, qualunque esso sia, sempre

Il Derby della Mole ieri sera ha visto una Juve un po’ impacciata, salvata all’ultimo dal suo uomo migliore. Eh già, ci pensa sempre lui, Cristiano Ronaldo. Ancora una volta agguanta il pareggio per la sua squadra – come nell’altro Derby appena giocato, quello d’Italia contro l’Inter – , ancora una volta si dimostra uno dei pochi – se non l’unico – ad aver voglia di vincere sempre, ovunque e comunque, non importa la classifica, non importa se siamo a fine stagione. Lui è fatto così.

I granata hanno bisogno dei tre punti per il sogno europeo, sanno di dover affrontare una Juve ormai scudettata, e allora ci provano, impostando la gara in maniera metodica e ordinata: riescono a contenere efficacemente la corazzata bianconera – Izzo e Nkoulou egregi – e cercano di punzecchiarla in contropiede; insomma, il Toro gioca da Toro.

Al 10′, Belotti potrebbe approfittare di una palla che Chiellini non aggancia in piena area, ma gli rimbalza addosso e spreca l’occasione; il Gallo si ripete pochi minuti dopo con un gran tiro alla sinistra di Szczesny, che però si fa trovare pronto. Al 17′, Cancelo e Pjanic non s’intendono su una rimessa laterale e Lukic non aspetta altro: 1- 0 per il Toro.

Emblematica l’espressione di CR7 al goal subìto: a quel punto Cristiano non ne può più, suona la carica e, vista la serata no di Kean, al 18′ decide di far da solo: seminando il panico in area granata, danza in palleggio tre volte, poi serve Matuidi che fa partire un bel sinistro, ma troppo centrale e Sirigu sventa il pericolo.

La Juve si scuote dal torpore ed inizia ad impegnare Sirigu con azioni di Cristiano, Kean – che ha una doppia occasione, ma viene ribattuto entrambe le volte – e Bernardeschi, molto attivo ma poco concreto.Il Toro spinge di più sul lato destro, anche perchè Cancelo non è in serata e concede troppo campo agli avversari.

La ripresa vede crescere sempre di più Spinazzola sulla sinistra, che guadagna metri su metri, costringendo Izzo a chiusure affannose sui suoi assist, alla continua ricerca della testa di Cristiano; lo Stadium apprezza e pensa: a forza di buttar palle in mezzo, qualcosa verrà fuori, tanto in area c’è il più forte al mondo, vuoi che una non la metta dentro?

Nel frattempo, CR7 non sta certo a guardare, anzi: si sbraccia, esce spesso dall’area per fare movimento e cercare spazi, si sposta da destra a sinistra, fa capire tutta la sua rabbia agonistica, nella speranza che i compagni lo seguano: al 64′ st dalla sinistra crossa pericolosamente in area e dopo tre minuti fa partire una bomba, in entrambe le occasioni il Toro si salva in extremis.

Ma nessun miracolo può fare Sirigu all’84’ st sull’incornata di Cristiano, che vola a 2,47 metri, rimane in sospensione il tempo necessario per poter agganciare l’ennesimo cross di Spinazzola dalla sinistra – stavolta perfetto, a forza di provare ! – e la indirizza in rete, scegliendo di metterla nell’angolino alto, alla sinistra del portiere. Lui è fatto così.

Un minuto dopo il pareggio, Allegri toglie Bernardeschi per De Sciglio; il finale di partita vede ancora la Juve in attacco, ancora con CR7 e Spinazzola che guidano l’assedio, ma il Toro regge e il Derby finisce in parità.

Oggi si celebra la memoria della tragedia di Superga, ricordata anche ieri sera dai tifosi bianconeri con il dovuto rispetto, un enorme striscione in curva. Ecco lo sport che ci piace, quello che insegna, prima di tutto, il rispetto per l’avversario, qualunque esso sia, sempre. #finoallafine

Rugiada Gambaudo

Stefanik, il ministro-astronomo-aviatore slovacco

Il 4 maggio del 1919, esattamente cento anni fa, un aereo italiano, Caproni 450, decollato poco dopo le 8 della stessa mattina dall’aeroporto friulano di Campoformido, nella fase di atterraggio aviosuperficie di Vainorj, vicino a Bratislava, in vista del castello e del campanili della città slovacca (diventata dal 1 gennaio 1993 capitale della Repubblica di Slovacchia, Stato aderente all’Unione Europea), dopo aver sorvolato il Danubio e compiuto un ampio giro sulla città si schiantava al suolo

I soccorritori non potevano fare altro che costatare il decesso immediato delle quattro persone a bordo: il tenente pilota Gioiotto Mancinelli Scotti, il sergente Umberto Merlin, il motorista Umberto Aggiusti, tutti in forza alla Regia Aviazione Italiana e Milan Ratislav Stefanik, ministro della Guerra della prima repubblica Cecoslovacca, oltre che astronomo ed aviatore provetto, naturalizzato francese e per il Paese d’Oltralpe aveva raggiunto il grado di generale proprio durante il conflitto mondiale. La sua figura in Italia, nonostante il legame che ebbe con il nostro Paese durante la ‘Grande Guerra’ non è abbastanza nota, anzi è caduta quasi nell’obblio, eppure fu lui l’animatore del progetto che prese corpo con la costituzione della Legione Czeco-Slovacca (come si diceva allora) che fu il primo vero embrione del futuro stato cecoslovacco nato sulle ceneri della dissoluzione dell’Impero Asburgico. Fu lui che il 6 marzo 1918, ricevuto da Vittorio Emanuele Orlando, il docente di diritto che divenne il ‘Presidente della Vittoria’ (poi buttata alle ortiche a Versailles) disse “Io non voglio nulla. Vi sciolgo da qualsiasi vincolo morale. Non vi domando altro, se non che la mia gente muoia per il suo ideale”. E Orlando ricordo che “In quel momento io ero il presidente del consiglio d’un grande stato di 36 milioni di liberi cittadini e davanti a me c’era un esule, un uomo ramingo senza casa, senza patria, ma in quel momento sentìì l’animo mio inchinarsi per riverenza di fronte a quell’uomo di tanta grandezza morale, da rappresentare la forza più potente che v’era al mondo: la forza dell’idea”. Stefanik era legato anche sentimentalmente ad un’italiana, la marchesina Giuliana Benzoni, nipote prediletta di Ferdinando Martini, il ‘letterato prestato alla politica’, già governatore dell’Eritrea e ministro regio delle Colonie. Di questo legame ne parla pure, sia pure sommariamente, Giovani Amendola in un suo libro di memorie, nel quale ricorda come l’amica Giuliana avesse perso il suo compagno per quel tragico indicente. La sua morte, nonostante i rapporti ufficiali, anche italiani, lo escludessero, generò da subito sospetti e teorie di complotti, complice il fatto che il neonato governo cecoslovacco di Tomas Masaryk impose il segreto di Stato. Negli anni vi è stato chi ha visto come una delle possibili teorie complottiste il fatto che Stefanik, slovacco di nascita ed etnia, avrebbe chiesto, in sintonia con il protocollo firmato da Masaryk il 30 maggio 1918, una maggiore autonomia per gli slovacchi. Ma è altrettanto vero che con Masaryk ebbe sempre vicinanza. Al di là di teorie che possono essere più o meno fondate, potrebbe essere interessante vedere cosa disse il Re d’Italia, Vttiorio Emanuele III all’ambasciatore dello Stato slovacco costituito nel 1939 al momento della presentazione delle credenziali. Si dice che il sovrano avrebbe pronunciato una frase del tipo ‘Eh, il vostro Stefanik, le cose non sarebbero andate come è stato scritto’. Ma anche questo è un indizio troppo labile, da verificare nei verbali del protocollo diplomatico. Il generale-ministro venne seppellito nel memoriale nazionale a lui dedicato (come oggi gli è dedicato l’aeroporto di Bratislava) sulla collina di Bradlo che ammirava nella casa paterna da ragazzo, nella regione di Trencin. Con lui sono sepolti Merlin ed Aggiusti mentre le spoglie di Mancinelli Soctti vennero riportate in Italia dalla famiglia. Tra le opere che parlano di lui in italiano ci sono ‘La vita ribelle. Le memorie di un’aristocratica italiana tra belle epoque e repubblica’, di Giuliana Benzoni, raccolte da Viva Tedesco (il Mulino, 1985), il bel libro ‘Banditi o eroi ? Milan Ratislav Stefanik e la Legione Ceco-Slovacca’ di Sergio Tazzer (Kellerman, 2013) e ‘Milan Ratislav Stefanik, un breve profilo biografico’ (Associazione Tre Venezie-Slovacchia, 1995) di Milan Durica. Ed è proprio a quest’ultimo autore che voglio dedicare due parole. Teologo e docente all’Università di Padova, rientrato nel 1998 a vivere nel Paese natio, sul quale vorrei soffermarmi. Fu un colloquio avuto con lui in un pomeriggio di fine agosto del 2003, nella sua casa di Bratislava, ad aprirmi gli occhi sulla grandezza del ministro-astronomo-aviatore slovacco e a lui devo l’interesse, dopo aver letto proprio il profilo che ne aveva tracciato nel suo libro e l’interesse nell’approfondirne la figura.

Massimo Iaretti

 
 

La polizia arresta i topi d’alloggio del Lingotto

Nel pomeriggio di venerdì 3 maggio è giunta alla centrale del 112 la segnalazione di un furto in atto in un appartamento in zona Lingotto, ad opera di quattro soggetti fuggiti poi a bordo di una Fiat Stilo di colore verde acqua. Dopo qualche minuto personale della Squadra Volante notava una Fiat Stilo, anche essa color verde acqua, uscire da un parcheggio ed immettersi a tutta velocità in via Cuneo. Gli agenti, richiesto il supporto di altri operatori, si lanciavano all’inseguimento dell’auto, che imboccava via Bra a velocità sostenuta, continuando la sua corsa in Corso Vercelli, ove veniva definitivamente raggiunta e fermata. Gli operatori bloccavano immediatamente il tentativo di fuga dei malfattori, che opponevano una vivace resistenza all’arresto. Si tratta di 4 cittadini rom, di età compresa fra i 20 e i 43 anni, tutti domiciliati nel campo nomadi di strada della Berlia.

A seguito della perquisizione effettuata nell’auto e nei confronti dei fermati, sono stati rinvenuti e sequestrati a carico di ignoti;

1 pregiato servizio di porcellana di 39 pezzi;

1 orologio di color bianco Baume e Mercier;

1 braccialetto in oro con perline color corallo;

1 orecchino pendente con cuoricino in oro giallo;

un orologio marca Nautica.

Altri oggetti in oro e  monili  venivano invece riconosciuti dai legittimi proprietari, ed a loro subito riconsegnati; a loro  gli investigatori risalivano mediante la segnalazione del furto in atto arrivata al 112 NUE da parte dei condomini dello stabile.

Inoltre, nell’autovettura dei fuggitivi sono stati trovati 4 paia di guanti da lavoro ed un collare in stoffa tipo passamontagna.

I quattro i cittadini stranieri, con a carico numerosi precedenti  di polizia, sono stati tutti arrestati per furto aggravato in concorso fra loro e denunciati per ricettazione;  a carico di uno, di 39 anni, che mostrava agli operatori ai fini dell’identificazione una patente di guida croata falsificata, è emerso sotto il vero nome anche un ordine di carcerazione. Pertanto, quest’ultimo è stato anche denunciato per false dichiarazioni sull’identità personale e possesso di documenti di identificazioni falsi.

 
 
 
 

La polizia scopre un quintale di marijuana. Due arresti

Sono stati arrestati ieri pomeriggio da personale della Polizia di Stato in servizio presso la Squadra Mobile di Torino:

A.A., cittadino italiano quarantaduenne, residente ad Asti, incensurato;

P.E., cittadino albanese di 38 anni, residente a Torino, incensurato.

L’arresto è nato a seguito di un controllo degli agenti della Squadra Mobile nei confronti di un’autovettura Ford C Max transitante su corso Siracusa con una persona a bordo, il cittadino italiano quarantaduenne, dall’atteggiamento sospetto. L’uomo appariva spaesato ed alla vista di una pattuglia della Polizia di Stato colori d’istituto in transito si innervosiva, cambiando direzione di marcia. All’interno dell’auto, gli agenti notavano un panno posto a  coprire dei pacchi piuttosto voluminosi adagiati sui sedili posteriori. I poliziotti in borghese non perdevano di vista il mezzo, che fermava la sua corsa in via Lancia, nelle immediate vicinanze  di  un cortile di uno stabile. Qui il cittadino italiano effettuava,  con atteggiamento guardingo, alcune telefonate. Poco dopo, giungeva un cittadino albanese che faceva accostare in retromarcia l’autovettura fino all’ingresso della porta dello stabile che conduce alle cantine. A questo punto, gli agenti della Squadra Mobile intervenivano, scoprendo, nascosti nel bagaglio e sui sedili posteriori dell’auto,  numerosi involucri avvolti in nylon di colore rosso contenenti sostanza stupefacente (marijuana) per un peso complessivo di 98 kg. La perquisizione veniva estesa all’appartamento del cittadino albanese, domiciliato in quello stabile, ed alla cantina, ove venivano rinvenuti 3 bilancini di precisione e tutto il materiale occorrente per il confezionamento dello stupefacente.    Sequestrate anche numerose e capienti borse di juta.

Quando al Primo Maggio del '78 sfilò anche la Dc

1 Maggio 2019, bella giornata di sole. Bella gente, tanta bella gente. Quel popolo che da  tanto tempo sta cercando una sinistra ancora, se non sempre, in crisi. Tutti i candidati alle elezioni regionali, Chiampa ed Appendino a braccetto alla testa del corteo aperto dallo striscione dell’ Anpi
Bello, veramente bello. Fin troppo bello: eccoli lì, pronti, il ciarpame degli antagonisti per rovinare tutto. O perlomeno tentarci, con le solite e successive menzogne di chi li difende.  Paolo Ferrero accusa la Questura di essere responsabile degli scontri. Ferrero è stato determinante e protagonista di tutte le sconfitte della sinistra sbrindellata. Nato politicamente gruppettaro ha portato Rifondazione ad un gruppuscolo extraparlamentare salvo poi dare la colpa al PD. Mente sapendo di mentire. Gli antagonisti sono stati fermati dalla polizia non tanto perché volevano entrare nel corteo, ma perché volevano picchiare e cacciare quelli del Pd, deputati indegni . Politica? Cercano solo vendetta per giustificare la loro pochezza. Nel dargli manforte arrivano i pentastellati. A Valentina Sganga capogruppo in Comune e Viviana Ferrero  nessuno ha detto che sono loro che governano con Salvini. La smettano di giocare a fare i rivoluzionari da strapazzo scimmiottando i No Tav. Sono anche loro responsabili delle non dimissioni di Siri. Ma oramai a nessuno importa delle coerenza .Ed io continuo a rifugiarmi nel ricordo.  Come il 1° maggio del 1978  al comizio di Luciano Lama, indiscusso capo del Sindacato socialcomunista. Erano i mesi del rapimento Moro.  Decisero di far sfilare dopo i sindacati la Democrazia Cristiana, in segno di rispetto. In Piazza non c’ era polizia. Sufficiente il servizio d’ ordine dei Sindacati e del PCI. Lama dal palco disse: non ci sono prigionieri politici.  Ci sono solo delinquenti in carcere.  Rimpianto? Si, tanto. Nessuno essendo convinto di essere sempre stato dalla parte giusta (sicuramente) al netto degli errori fatti. Emozionato nel ricordo. Come il 1° maggio del 1975 . Urlavamo tutta la nostra gioia:  a Saigon stanno sfilando i Vietcong. E noi avevamo  una lunghissima bandiera del Vietnam del Nord e facevamo difficoltà nel portarla perché troppo carica di garofani Rossi gettati dai lati del corteo. Poi all’ angolo di Piazza Castello con Via Roma mio padre, sindacalista ed operaio, compiaciuto mi sorrideva. Eravamo fieri di essere quello che eravamo.
.
Ora siamo fieri di quello che siamo stati. Rimanendo quello che siamo stati saremmo diventati ottusi e dunque stupidi. Allora come adesso la madre degli stupidi è sempre incinta. Ma anche la stupidità non è più come quella di una volta. Caratteristica dello stupido è non avere il senso del limite proprio perché stupido. E se mai avesse coscienza della sua stupidità comincerebbe ad essere un po’ meno stupido. Alcuni commentando gli scontri dicono: eravamo presenti, a cominciare è stata la polizia con il servizio d ordine del PD. Dunque? Sono 10 anni che si presentano loschi individui che vogliono cacciare il Pd dal corteo.  Ma non basta.  Gli epigoni degli antagonisti rincarano lo dose. Pd, Cirio o Rosso non hanno diritto di sfilare perché sono di destra. Ma chi siete voi per decidere ciò che è giusto o ingiusto? Ne parlavo con un amico da 50 anni in politica.  Dal PCI al PD.  Da segretario provinciale a deputato e consigliere regionale.  Mi fa parlare.  Mi fa argomentare e poi obbietta: il Pd nel suo insieme si è troppo allontano dal mondo del lavoro. Certamente i violenti essendo tali e solo tali non sono da prendere in considerazione. La distanza siderale tra Pd e sindacato è letale per tutta la sinistra.  Purtroppo ha ragione anche lui, si complica proprio tutto. Così da un lato i pentastellati governando con Salvini si alleano con i No Tav per isolare il PD.  Molti di centrodestra (persone influenti e non) faranno il voto disgiunto votando Chiampa e Forza Italia.  Il motivo è che non sopportano Matteo Salvini.  Zingaretti capisce subito che in Piemonte si sta giocando molto. Non sa poi con chi allearsi.  In più probabilmente non esistono formule politiche possibili. Unica eccezione Meloni e Salvini che spingono fino in fondo i toni polemici della campagna elettorale.  E il 25 Aprile come il primo Maggio sono un pretesto per ulteriori divisioni. Esattamente l’ opposto ciò che sono e che dovrebbero essere: unire e non dividere il popolo. Mi sa che ci vorranno altre generazioni in politica. Adesso la sinistra esalta la vittoria dei socialisti spagnoli, ma in Italia sono gli stessi da decenni. Diciamola ancora in altro modo.  Un’ occasione mancata, tante occasioni mancate.  Fin Troppe.  Mancate non per questo quell’altro partito: mancate per rafforzare la Democrazia.  
Patrizio Tosetto

Tjf chiude con 25 mila presenze

I concerti in programma nel calendario del TJF 2019 sono stati seguiti da oltre 25mila persone il 12% di pubblico in più rispetto allo scorso anno

 
Questa edizione, la più lunga in assoluto della storia del festival, si conclude sabato 4 maggio, con un tutto esaurito per i concerti della giornata, confermando la manifestazione uno degli eventi di punta della città di Torino.Il TJF tornerà nel 2020 dal 26 aprile al 3 maggio.
Alle 17.30, sul palco del Conservatorio, suona una leggenda della musica al suo primo concerto in Italia: John Paul Jones, il bassista dei Led Zeppelin con il suo nuovo gruppo Tres Coyotes; alle Ogr, dalle ore 20.30, si esibiranno Michel Portal & Flavio Boltro BBB TrioEnrico Rava New Quartet ‘Rava 80’ e Nik Bärtsch piano solo.La rassegna ‘diffusa’ nella città e per la città, diretta da Diego Borotti e Giorgio Li Calzi, ha visto la presenza di grandi artisti internazionali e produzioni originali realizzate con alcuni dei migliori jazzisti del territorio. In 9 giorni di festival sono stati coinvolti circa 320 musicisti per 82 concerti di cui 70 a ingresso gratuito, per quelli a pagamento si è realizzato quasi sempre il tutto esaurito (19 concert – 53 jazz clHUB – 6 special – 4 open air) 40 jazz blitz, 3 marching band, 2 giorni di meeting, 1 workshop e  1 mostra.
 
“Nel Jazz ogni piccolo o grande evento si trasforma necessariamente in un avvenimento culturale e sociale insieme – sottolinea Diego Borotti -; si forma una compagnia teatrale temporanea nella quale le dinamiche relazionali e le discussioni su temi alti e bassi si mescolano indistinte. Trovare una chitarra a chi ha perso l’aereo, un saxofono a chi lo deve riparare o ragionare di fino con un artista sulla ‘scaletta’ di scena, fanno parte dello stesso vortice. Tutto questo ‘maelstrom’ è generato dalla tensione verso la performance: pochi minuti di grande intensità preceduti e seguiti da mail, telefonate e viaggi infiniti. Un condensato dell’attività di molte persone che hanno lavorato per rendere musica e spettacolo intensi e interessanti, se non indimenticabili. Quando produttori, musicisti, pubblico, giornalisti, maestranze di ogni specialità si stringono intorno a un evento con le proprie competenze e la propria passione il successo è garantito. Credo che il TJF 2019 sia stato soprattutto questo e quindi il mio senso di gratitudine verso tutti è enorme”.
 
“Torino Jazz Festival 2019 si chiude con una straordinaria partecipazione di pubblico – dichiara Giorgio Li Calzi -. Un pubblico che ha riempito per 9 giorni sale da 100, 300, 700 e 1200 posti per ascoltare con curiosità concerti assolutamente inediti: dalle produzioni originali tra star internazionali e eccellenze italiane ai nomi di grande statura artistica, spesso di confine tra i vari generi musicali. Come la mescolanza tra i generi musicali è un elemento fondamentale per il jazz, così per noi è importante la diversità di pubblico che assiste a doppi concerti di genere opposto alle Ogr. È interessante creare dibattiti e connessioni con gli spettatori della musica classica e rock che seguono i concerti di jazz. Questa secondo anno di direzione artistica è stato un anno di conferme: l’affetto e la fiducia trasmessi dai musicisti, dagli operatori, dal pubblico e dai giornalisti ci serviranno a fare di più. Per la prossima edizione abbiamo in mente di realizzare un festival con nuovi e inaspettati elementi di grande stimolo per chi segue la musica.”
 
Dimora fissa dei principali spettacoli del Festival sono stati il palco delle OGR, il Piccolo Regio ‘Giacomo Puccini’, il ConservatorioGiuseppe Verdi’, l’Aula Magna ‘Giovanni Agnelli’ del Politecnico, l’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo e la Sala Conference di CNH Industrial Village.In questa edizione tantissimi sono stati i partecipanti agli appuntamenti ‘Open Air’: per avvicinare il più possibile nuovi pubblici alla musica, il TJF si è arricchito di questa nuova sezione. Le marching band hanno portato il jazz nelle strade, nei mercati, in giro per i quartieri e, in occasione della Giornata Unesco della Danza, domenica 28 aprile, un affollato spettacolo in piazza San Carlo.Da sottolineare, come già lo scorso anno, l’impatto sociale della rassegna con il successo dei concerti ospitati nei luoghi di assistenza e nelle strutture di accoglienza.Tra i protagonisti che hanno segnato questa edizione del TJF si segnalano: Joshua RedmanFred Frith, Enrico Pieranunzi, Jon Balke, Randy Brecker, Bugge Wesseltoft, Kyle Eastwood, Stefano Di Battista, Eivind Aarset, John Paul Jones e i Tres Coyotes, Arto Tuncboyaciyan, Ernst Reijseger, Jim Black, Sidsel Endresen, Icp Trio Feat Han Bennink & Clgensemble, Deborah Carter, Don Menza, Don Moye, Peter Evans e Levy Lorenzo, Enrico Rava, Michel Portal e Flavio Boltro .Tanti anche gli appassionati e i curiosi che hanno riempito i club torinesi coinvolti nel Festival, assistito a mostre, incontri ed eventi a tema.Grande soddisfazione esprime la Fondazione per la Cultura per un Festival che si conferma non soltanto gradito al pubblico ma anche ai partner che credono in questa manifestazione rendendola completamente sostenibile.