Maggio 2019- Pagina 21

La nuova stagione dell’Orchestra Rai celebra Beethoven

L’ Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai presenta il cartellone 2019/2020, che si preannuncia ricco di grandi nomi, importanti debutti, festeggiamenti nel 2020 per i 250 anni dalla nascita di Beethoven
La Stagione prevede 22 concerti. L’inaugurazione l’11ottobre, sarà affidata al direttore principale James Conlon mentre la chiusura vedrà protagonista Valerij Gergiev il 26 maggio. Debutti molto importanti saranno quelli dei direttori Daniele Gatti e Daniel Harding. Grandi nomi saranno protagonisti nella nuova stagione dell’Orchestra Rai. Tra questi i violinisti Vadim Repin, Alena Baeva, Leonidas Kavakos, Renaud Capucon, Frank Peter Zimmermann. Veronika Eberle. Tra i pianisti Emanuele Arciuli, Andrea Rebaudengo, Mariangela Vacatello, Federico Colli ( solista nel concerto n.3 di Rachmaninov). Tra i direttori oltre a Gatti e Harding, saranno protagonisti, Myung Whun Chung, Fabio Luisi, Valery Gergiev. Tanto spazio sarà dedicato a Beethoven. Verranno eseguiti tutti e 5 i concerti per pianoforte e orchestra sotto la guida di Rudolf Buchbinder, nel doppio ruolo di direttore e solista. Verrà eseguito il concerto per violino e orchestra due volte con i violinisti Kavakos e Zimmermann. Nel “Festival di Primavera” Luisi, Chung, Gimeno , Yamada, eseguiranno le sinfonie dalla prima all’ottava. Spazio anche per “Rai NuovaMusica” e “Classica per tutti”. Tutti i concerti sono trasmessi da Radio3. Una volta al mese vanno in tv su Rai 5.
 

Pier Luigi Fuggetta

Falsi avvocati truffavano gli anziani. Decine i casi scoperti

Vercelli: emerse nuove responsabilità a carico dei due truffatori seriali napoletani arrestati l’estate scorsa dai Carabinieri
I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vercelli hanno deferito
all’Autorità Giudiziaria i due truffatori napoletani, G.M. 48enne e D.A. 20enne, già arrestati
dagli   stessi   militari   lo   scorso   luglio   perché   ritenuti   responsabili   di   associazione   per
delinquere finalizzata alla truffa, concorso in tentata truffa e sostituzione di persona.
Le indagini dei Carabinieri, condotte con determinazione e senza posa anche negli ultimi
mesi e dirette dal Dottor Davide Pretti della Procura della Repubblica di Vercelli, hanno
consentito di attribuire ulteriori episodi di truffa a carico dei due malviventi, commessi in
tutto il nord Italia con la medesima consolidata tecnica del “falso avvocato”.
Una nuova tegola per i due malfattori e di peso non indifferente, trattandosi di ulteriori
43 episodi   di   raggiro   scoperti,   eseguiti   con   un   copione   sempre   uguale   a   sé   stesso,   ma decisamente efficace. Due complici, dalla Spagna, contattavano in Italia svariate utenze
fisse, per la maggior parte in uso a persone anziane e sole, qualificandosi avvocati e
richiedendo un cospicuo contributo economico per fornire assistenza ed aiuto ad un loro
parente, responsabile di un sinistro stradale, che stava rischiando l’arresto. Non appena la
vittima cascava nel tranello, la truffa veniva portata a pieno compimento dai due trasfertisti,
che andavano a raccogliere al domicilio del malcapitato e direttamente dalle sue mani
denaro ed oggetti preziosi, illudendolo che l’esborso avrebbe aiutato il parente in grave
difficoltà che in quel momento era trattenuto in uffici giudiziari e poteva finire in carcere.
Gli investigatori hanno raccolto nuovi copiosi elementi ed hanno ricostruito i movimenti dei
due napoletani, che avevano stabilito la loro base in un hotel di Lodi e si spostavano con
grande frequenza e rapidità in tantissime località del nord del Paese con un’auto a noleggio.
Con impegno certosino sono stati elaborati dagli investigatori innumerevoli dati, che hanno
restituito un ulteriore quadro indiziario di assoluto rispetto: nei 6 mesi a cavallo tra il 2017
ed il 2018 sono emerse altre 43 truffe, tra tentativi ed episodi portati a termine (la stragrande
maggioranza), per la quasi totalità perpetrate ai danni di persone anziane, in particolare di
età compresa tra i 70 e i 90 anni, spinte ad aderire alle richieste dei truffatori in nome dei
buoni sentimenti verso i propri congiunti, una leva efficacissima che li ha portati in tanti
casi ad anteporre l’affetto per i propri cari alla difficoltà di fornire un elevato esborso
economico. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria e Piemonte sono le regioni in
cui i trasfertisti hanno colpito nel periodo oggetto delle nuove indagini, mettendo a segno i
loro   colpi   nelle   province   di   Venezia,   Padova,   Treviso,   Vicenza,   Pordenone,   Milano,
Bergamo, Brescia, Pavia, Mantova, Varese, Lodi, Genova, Imperia, Savona ed anche nelle
provincie piemontesi di Asti, Torino, Verbania e in due casi nel novarese, riuscendo ad
accumulare un bottino che, seppure per difetto, è stato quantificato in
oltre 40.000 euro in contanti ed almeno 60.000 euro in oggetti preziosi
Pertanto, i truffatori sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria vercellese per i medesimi
reati che ne avevano determinato l’arresto nel luglio scorso, ovvero per associazione per
delinquere finalizzata alla truffa, concorso in tentata truffa e sostituzione di persona.
È un ulteriore contributo dell’Arma vercellese al contrasto ed alla lotta al fenomeno delle
truffe, ancor più odioso quando colpiscono le persone anziane, vittime particolarmente
vulnerabili che subiscono da questo reato non solo un evidente danno economico ma anche
un contraccolpo psicologico vissuto come un forte senso di colpa per essersi lasciati
ingannare.

Stalker tenta di rubare le carte di credito della ex

Gli agenti della Squadra Volante sono intervenuti in uno stabile del quartiere Parella per la segnalazione di un furto nelle cantine del palazzo. Al loro arrivo, però, una donna, lì residente, ha riferito ai poliziotti che il suo ex compagno dal quale si era separata da tempo aveva tentato di impossessarsi delle sue carte bancarie. L’uomo aveva poi desistito e si era allontanato dall’alloggio.

Dal racconto della donna è emerso un vissuto di atti persecutori. Quest’ultima era intimorita, uno stato di paura alimentato da violenze e minacce attuate dallo stalker. La donna ha raccontato delle violenze fisiche subite, anche dopo l’interruzione del rapporto, e dei comportamenti persecutori di cui è stata oggetto da parte del suo ex compagno, un cittadino marocchino di 38 anni irregolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia a carico. In più circostanze, infatti, l’uomo si era introdotto nell’abitazione della donna dalla finestra e in altre lo aveva sorpreso a girovagare nei pressi del proprio domicilio.

Dopo aver raccolto il racconto della vittima, i poliziotti sono riusciti a rintracciare l’uomo che si aggirava nella notte per le vie del quartiere. Alla luce dei fatti, il trentottenne cittadino marocchino è stato arrestato per atti persecutori e tentato furto in abitazione

Fase estiva del Trofeo Pinocchio e Campionato Regionale Giovanile

Si è concluso sul campo del Sentiero Selvaggio di Venaria Reale un’intenso fine settimana di tiro con l’arco; una due giorni bagnata dalla pioggia – cessata soltanto nel pomeriggio di oggi – e dedicata ai più giovani arcieri del Piemonte. Ieri si è svolta la seconda fase regionale (fase estiva) del Trofeo Pinocchio, mentre oggi è andato in scena il Campionato Regionale Giovanile Targa. Entrambe le manifestazioni sono state organizzate dalla società Sentiero Selvaggio in collaborazione con il Comitato Regionale FITARCO Piemonte e con il patrocinio del Comune di Venaria Reale, che il 6 e 7 luglio prossimi tornerà protagonista – questa volta a livello nazionale – con la finale tricolore del Trofeo Pinocchio.  Il resoconto delle due manifestazioni a questo link

Torna al teatro Regio "L'italiana in Algeri"

L’opera di Gioachino Rossini, per la regia di Vittorio Borrelli,  secondo Stendhal dal perfetto equilibrio tra genere serio e buffo

Torna in scena dal 22 al 28 maggio prossimi, sul palcoscenico del teatro Regio di Torino l’opera rossiniana “L’italiana in Algeri”, in cui Orchestra e Coro del Teatro Regio saranno diretti da Alessandro Demarchi.
Accanto al nome di questo direttore, affermato in campo internazionale, apprezzato alla Philarmornie di Parigi come al Festival di Salisburgo, figura un cast di interpreti di assoluto livello, tra cui la mezzasoprano Martina Belli nel ruolo di Isabella, il tenore Xabier Anduaga in quello di Lindoro, il basso Carlo Lepore in quello di Mustafa’, il basso Paolo Bordogna in quello di Taddeo, compagno di Isabella, e la soprano Sara Blanch in quello di Elvira, moglie di Mustafa’. La regia è di Vittorio Borrelli. Presenting partner Leonardo. Dramma giocoso in due atti, L’italiana in Algeri riprendeva un fatto di cronaca, la bizzarra vicenda di una signora milanese, Antonietta Frapolli, rapita nel 1805 e portata alla corte del bey di Algeri, Mustafa’-In-Ibrahim. Questa rappresenta la fonte più attendibile del libretto che Angelo Anelli appronto’ per l’opera di Luigi Mosca (teatro alla Scala, 1808), libretto che Gioacchino Rossini riutilizzo’ cinque anni dopo, quando l’impresario del Teatro San Benedetto di Venezia lo incaricò di comporre un’opera buffa. L’harem, il serraglio, la donna o l’uomo europei catturati e ridotti in schiavitù per ordine di un sultano, i tentativi di fuga conseguenti e la libertà finale conclusiva, grazie alla magnanimita’ del sultano, rappresentano delle costanti narrative del filone turchesco, che vengono rette da altrettante costanti musicali. Stendhal, “rossinista del 1815” per sua stessa definizione, incantato ammiratore del Rossini della “Pietra del paragone” e del “Tancredi”, anche nell’opera dell’Italiana riconosceva l’eredità del Cimarosa e della tradizione del canto italiano. A proposito dell’Italiana egli parla di “perfezione del genere buffo”. Stendhal si riferisce, con questa definizione, al perfetto equilibrio dei registri sentimentale, buffo e serio, riconosciuto anche dalla moderna critica come uno dei fattori della grandezza di questa opera lirica. La commistione tra genere serio e buffo nell’opera di Rossini è stata spesso sottolineata nel senso della trasmigrazione di materiale dell’opera buffa in opere serie. Nell’Italiana questa relazione avviene in senso contrario, nell’adozione di stilemi dell’opera seria entro l’opera buffa, non sempre nel senso della caricatura o della parodia. L’importanza attribuita ai ruoli vocali, la loro distribuzione, le loro dimensioni, l’impegno compositivo sono fattori che situano L’italiana in una posizione ben diversa da quella occupata dalle opere precedenti. Per quasi due secoli questo lavoro rossiniano ha proseguito, così, il proprio fortunato ed ininterrotto cammino.
 

Mara Martellotta

A confronto le opere di Reycend e Delleani

La mostra che la Galleria Aversa di via Cavour 13 propone in questi giorni mette a confronto due dei maggiori interpreti – Enrico Reycend e Lorenzo Delleani – di quel Paesismo Piemontese che caratterizzò l’arte subalpina fra la fine del XIX° secolo e gli inizi del Novecento. Maestri eccellenti furono, secondo il Longhi, Antonio Fontanesi e Vittorio Avondo e, appunto, Delleani e Reycend. Sicuramente due modi radicalmente diversi di interpretare il paesaggio: più vicino alla lezione di Fontanesi il primo, pronto ad abbandonare tra gli anni Settanta e gli Ottanta quell’indirizzo romantico che lo aveva caratterizzato sino ad allora, per abbracciare la pittura en plein air, con lo studio attento della luce nel suo variare nel corso delle giornate e delle stagioni. Immediatamente più nutrito della esperienza impressionista il secondo, nato nel novembre 1855, ricavata da una serie di soggiorni parigini in cui ebbe modo di apprezzare le opere di Corot. La mostra raccoglie un esempio delle diverse stagioni dei due artisti, in un arco temporale che va dal 1872 al 1924, ovvero mezzo secolo di pittura in Piemonte. (e.rb.)
 
 
Nelle immagini, Lorenzo Delleani, “Strada di paese”, e Enrico Reycend, “Bergeggi”.
 

DA BRESCIA IN DONO A CASCIA LA ‘CAMPANA DELLA RINASCITA’

L’annuncio nel giorno di Santa Rita del sacro bronzo frutto della sensibilità della Parrocchia bresciana di San Bartolomeo di Castenedolo. Sarà fusa dalla rinomata ‘Pontificia Fonderia Marinelli’ di Agnone, in Molise

CASTENEDOLO (BS), Lì 22 Maggio 2019 – Il giorno tradizionalmente dedicato alla memoria liturgica di Santa Rita quest’anno porta con sé un inatteso regalo per gli abitanti di Cascia, paese natale della Santa delle cause impossibili.

‘Una campana fa un popolo’, recita un antico adagio. Un sacro bronzo pregiato e prezioso, del diametro di ben 50 cm, nota Sol Bemolle e 80 chili di peso, finemente decorato e ornato: è questo il dono appassionato e generoso della Parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Castenedolo (BS) alla Parrocchia di Cascia, funestata dal sisma del 2016.Un’iniziativa fortemente sentita e voluta dal Parroco, Don Tino Decca, che per le campane nutre un’affezione speciale, e subito sposata con evidente entusiasmo dall’intera comunità bresciana. Quel tragico 24 Agosto, giorno del terremoto, mentre a Cascia dormiente la terra tremava, da noi erano invece in corso i gioiosi festeggiamenti di San Bartolomeo Apostolo, nostro Santo Patrono“, ricorda don Tino. Che aggiunge: “Immediatamente, appresa la notizia del disastro, il pensiero volò al dramma dei cari fratelli del Centro Italia. Così nacque l’idea della campana, come segno di ideale comunione dei cuori dei fedeli cristiani legati tra loro attraverso quei rintocchi antichi che, ogni giorno, ci ricordano di Dio“. Racconta ancora il prelato: “Contattato il Pievano don Renzo Persiani Parroco della Parrocchiale Collegiata di Santa Maria della Visitazione irrimediabilmente colpita dal sisma, lo incontrammo con alcuni giovani del nostro Oratorio ‘San Pio X’ che si prodigarono fin da subito per promuovere iniziative volte a sostenere la popolazione di Cascia, raccogliendo la generosità dei fedeli di Castenedolo. Ne è nato un sodalizio rafforzatosi di giorno in giorno, grazie anche all’interessamento in loco di don Canzio Scarabottini, Pro-Rettore del Santuario di S. Rita in Roccaporena di Cascia, e del consigliere comunale Piero Reali”.Gli fa eco Davide Anselmini, della Parrocchia donatrice e Coordinatore del progetto: “Questa campana è storia della Provvidenza. Quando, insieme al giornalista e designer Maurizio Scandurra – Testimonial della Pontificia Fonderia Marinelli cui ne abbiamo affidato la realizzazione – ci siamo trovati per studiarne il bozzetto grafico, spontaneamente abbiamo deciso di dare evidenza ai Santi Sociali: da San Luigi Guanella, che per la prima volta nella storia troverà posto su una campana, a San Giovanni Bosco, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, a San Giuseppe Cafasso”.

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Riprende poi entusiasta Anselmini: “Con in più i Santi Bresciani Paolo VI, Faustino e Giovita, in segno di riconoscenza ai protettori del nostro territorio, il nostro Patrono San Bartolomeo, San Michele Arcangelo, la Divina Provvidenza e la Madonna che scioglie i nodi, in ossequio alla devozione tanto cara al nostro amato Papa Francesco”. Conclude Maurizio Scandurra: “Con gioia mi ritrovo a collaborare nuovamente con gli amici fraterni della Parrocchia di Castenedolo, con i quali realizzammo a Dicembre 2018, grazie anche alla sensibilità del noto avvocato bresciano e benefattore Serafino Di Loreto, la ‘Campana della Nuova Vita’, splendido esemplare di bronzo a firma Fonderia Marinelli che suona per le nuove nascite e in ricordo dei tanti bambini saliti al cielo prematuramente”. Per poi continuare: “La ‘Campana della Rinascita’, così battezzata come inno alla speranza e alla ricostruzione, pensata appositamente per Cascia, si pone in ideale soluzione di continuità con la prima di Castenedolo: un documento di bronzo che ricorda come tutto è possibile all’uomo che confida soltanto nel Signore, come insegna San Paolo Apostolo. Un raffinato monumento sonoro affidato, come per tutte le importanti ricorrenze, alla comprovata e ineguagliabile esperienza della tradizione ultramillenaria della ‘Pontificia Fonderia di Campane Marinelli’ guidata dai cari e stimati Fratelli Armando e Pasquale: artigiani unici, come il resto della loro famiglia, con un cuore pulsante nel segno della fede, dell’arte e della bellezza senza tempo dei loro preziosi manufatti da sempre apprezzati in ogni angolo del mondo”. La ‘Campana della Rinascita’ verrà benedetta e consegnata, nel corso di una solenne celebrazione che sarà presieduta da sua Eccellenza il Vescovo della Diocesi di Spoleto-Norcia Monsignor Renato Boccardo, alla presenza delle autorità locali e religiose, il prossimo 15 Settembre, giorno della ricorrenza di Santa Maria della Visitazione, Patrona della cittadina umbra.

 

Juve, tempo di saluti e tributi

Ieri sera allo Stadium è andato in scena uno spettacolo meraviglioso, dove la partita è risultata l’ultima delle comparse; invece, la prima stella è stata premiata all’inizio, ovvero Andrea Barzagli, che ha dato l’addio al calcio giocato nel suo stadio, davanti al suo pubblico

Quel pubblico che l’ha visto arrivare in punta di piedi, nel 2011, per poi vederlo trasformarsi, partita dopo partita, in uno dei difensori più forti del calcio italiano, perno insostituibile della leggendaria BBC, con Bonucci e Chiellini, nella Juve ed in Nazionale: un ragazzo eccezionale, mai una parola di troppo, serio professionista e autentico uomo-spogliatoio, si è tatuato la Juventus nel DNA e detiene, insieme a Chiellini, un record inarrivabile: 8 scudetti consecutivi. Chapeau.
Gioca un’ora, poi Allegri lo toglie per fargli ricevere il doveroso tributo, e i tifosi si spellano le mani, acclamandolo a gran voce; esce dal campo ed abbraccia il Mister, sciogliendosi in lacrime: ma sono anche le lacrime del popolo bianconero e di tutta l’Italia calcistica, perchè di fronte a campioni come lui, non ci sono colori, solo tanto rispetto.
La cronaca della partita, finita sull’1-1, non dice molto, soprattutto da parte della Juventus, mentre l’Atalanta si gioca l’accesso alla Champions e la conferma del terzo posto in classifica; dunque, dopo qualche tentativo a vuoto di CR7 (ieri sera stranamente impreciso), la prima a passare in vantaggio è proprio la squadra di Gasperini: dormita collettiva della difesa bianconera e Ilicic, indisturbato sul secondo palo, buca l’incolpevole Szczesny.
La Juve cerca di reagire con qualche buona azione nello stretto, Ronaldo si dà da fare sulla sinistra e serve i compagni, ma Pjanic e Dybala non trovano la porta.
Il secondo tempo inizia con la sostituzione di Alex Sandro per Bernardeschi, e la manovra bianconera si fa più aggressiva, anche perchè Cancelo si sposta a sinistra; l’Atalanta non molla e si rende pericolosa in varie occasioni, Ilicic sfiora addirittura il raddoppio ma Szczesny devia la sua punizione sopra la traversa.
Al 79′ giunge il pareggio della Juve con Marione Mandzukic, che raccoglie un lancio lungo di Cuadrado a sinistra e, da posizione angolatissima, riesce a toccare di esterno destro, infilando la porta sul secondo palo. A questo punto la Signora prova a vincerla, Allegri manda in campo anche Kean negli ultimi minuti, ma il risultato rimane sull’1-1.
Arriva così il tempo della festa, dei saluti e del sacrosanto tributo a Massimiliano Allegri, che lascia la Juventus dopo 5 scudetti consecutivi, 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane; eredità pesantissima, quella che lascia il tecnico livornese, i numeri sono dalla sua parte: non li dimenticheremo.
Ora la società faccia la scelta giusta, soprattutto in chiave Champions. I tifosi vogliono quella, si sa. E nel frattempo, aspettando di conoscere il nome del nuovo tecnico, si godono lo spettacolo allo Stadium, che pare un cielo stellato, illuminato anche dai riflettori che emanano raggi di luce tricolore, dai fuochi d’artificio che s’alzano alti nel cielo di Torino: la sfilata dei giocatori verso il palco d’onore, CR7 che saluta il pubblico alla sua maniera, Capitan Chiellini che alza la Coppa dell’ottavo scudetto, poi le famiglie in campo, le foto, la felicità. Ovunqueecomunque.#finoallafine
 

Rugiada Gambaudo

 
(foto. Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net)
 
 
 
 
 
 
 
 

Un Torino non in giornata esce sconfitto dalla “fatale” Empoli

I granata incappano in una pesante sconfitta al “Carlo Castellani”, campo sul quale in 17 confronti (tra Serie A, Serie B e Coppa Italia) sono usciti vincitori in un’unica occasione: una partita di Coppa Italia della stagione 1984-’85

Il Torino si è fermato a Empoli. Dopo il bel filotto di risultati utili, che avevano permesso ai granata d’inserirsi addirittura nella corsa per la Champions League, gli uomini di Walter Mazzarri escono sconfitti per 4-1 dal confronto con l’Empoli, risultato che, alla luce della successiva vittoria del Milan sul Frosinone, decreta la fine delle velleità europee del Toro. Un Toro che, dopo aver incassato lo 0-1 al 27′ (autore l’ex di turno Afriyie Acquah, che beffa Salvatore Sirigu con un destro debole ma preciso), sfiora il pari in tre occasioni con Andrea Belotti (che colpisce un palo al 43′), per poi trovarlo al 56′ con Iago Falque: il talentuoso numero 14 torinista (entrato da soli tre minuti in sostituzione di Ola Aina) insacca con un preciso sinistro da fuori area, con la sfera che incoccia sul montante per poi entrare in porta, beffando l’incolpevole estremo difensore locale Bartlomiej Dragowski. Quando sembra che il vantaggio piemontese sia ormai prossimo, sale in cattedra la compagine toscana (affamata di punti per la conquista di una salvezza assolutamente inimmaginabile fino a poche settimane or sono), che trova il 2-1 al 65′ con Matteo Brighi (entrato da appena un minuto, in sostituzione di Acquah), bravo nel farsi trovare pronto al centro dell’area di rigore per insaccare un tiro di Giovanni Di Lorenzo deviato da Daniele Baselli. A quel punto, sulle ali dell’entusiasmo, gli empolesi triplicano al 70′ con lo stesso Di Lorenzo (che, da pochi passi, batte l’incolpevole Sirigu dopo essersi liberato di Armano Izzo), per poi realizzare il definitivo 4-1 all’88’ col loro bomber Francesco Caputo. Il Toro, quindi, deve dire addio (per questa stagione) ai sogni europei, aritmeticamente infranti poche ore dopo a causa della vittoria (2-0) del Milan sul Frosinone, successo che lancia i rosso-neri a quota 65, rendendoli irraggiungibili dai granata (che, in linea teorica, potrebbero agganciare la Roma, ma inutilmente, in quanto in svantaggio negli scontri diretti). Empoli, quindi, si conferma “fatale” per il Torino, che su 17 confronti (nove in Serie A, sei in Serie B e due in Coppa Italia) al “Carlo Castellani” ha avuto la meglio in un’unica occasione: nella partita del primo turno di Coppa Italia 1984-’85 (primo confronto in assoluto tra le due compagini), disputatasi il 9 settembre 1984 e conclusasi col successo del Toro per 1-0, con rete di Leo Junior al 56′. Per il resto, solo pareggi (nove) e sconfitte (sette). Il prossimo e conclusivo impegno dei granata sarà domenica alle ore 15, quando al “Grande Torino” sarà ospite la Lazio, in una gara che avrebbe potuto consistere in un autentico spareggio europeo e che, invece, sarà solamente una specie di “passerella”: per i laziali (vincitori della Coppa Italia), ma anche per il Torino, che in questa stagione ha offerto molte prestazioni davvero “da Toro” (Empoli a parte, ovvio). Purtroppo, proprio nell’anno in cui i granata si sono dimostrati in grado di raggiungere il settimo posto, tale piazzamento non sarà sufficiente per conseguire la tanto agognata qualificazione europea.

Giuseppe Livraghi

La tranquilla natura di Ivo Bonino, gli acquerelli di Mario Cavazza e Mirella Gini

Quello che più colpisce nella pittura di Ivo Bonino – che con il titolo L’arte tra materia e colore, a cura di Luigi Castagna e Giuliana Cusino, espone sino a domenica 26 maggio (visite dalle ore 15 alle 19 sabato 25 e domenica 26) nella chiesa di Santa Croce ad Avigliana (piazza Conte Rosso) – è l’immergersi totalmente nella natura. E totalmente solitario, cancellando del tutto ogni presenza umana o animale, restituendo ai luoghi i silenzi, i respiri soffici e immacolati, le luci di un grande palcoscenico naturale che lì sono propri. Una rarefatta tranquillità che si riappropria dei propri ritmi, delle leggi che da sempre porta con sé, una contemplazione assoluta di quanto sta pressoché immobile tutt’intorno, in ogni sguardo parcellizzato e attento, in ogni stelo riproposto con l’estrema abilità del tratto (Pian delle Betulle, credo, potrebbe essere il manifesto di un simile modo di approcciarsi alla tela, una partitura in verticale vivificata da quegli spruzzi di papaveri proposti in primo piano) o corteccia d’albero che s’affacci, in ogni diverso ambiente che si mostri all’improvviso. È come riprenderne possesso umanamente, libero da tutti e da ogni cosa, ogni angolo ripresentandosi incontaminato, restituito nella propria semplicità e allo stesso tempo nella propria grandezza, antica e accomunata nei tanti colori che la compongono. Colori che al di là della predominante di dolcezza della loro presenza autunnale (I miei boschi) o partecipi dell’occhio che s’insinua tra i ripiegati canneti giallognoli del Lago piccolo di Avigliana, aprono varchi più aperti e squillanti alle prospettive lanciate sui campi di lavanda (Altopiano Vallensole), un mondo quasi irreale, un fermo immagine sospeso nel tempo, oppure offrono allo spettatore un violaceo schermo di Glicini di suggestiva bellezza.
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Ancora a cura di Luigi Castagna e Giuliana Cusino la mostra Alberi che allinea nelle sale della Galleria “Arte per Voi” di piazza Conte Rosso 3 ad Avigliana (ultimi appuntamenti sabato 25 e domenica 26 maggio dalle 15 alle 19) gli acquerelli di Mario Cavazza (disseminati attraverso un ampio arco di anni) e Mirella Gini. Nell’immediatezza del colore posato sul foglio di carta, ritroviamo il grande palazzo del corso torinese, gli slanci all’interno della natura, gli alberi più o meno spogli o le cime innevate delle montagne che si stagliano lunghe le valli piemontesi, gli inverni che hanno imbiancato nel freddo le campagne ed i piccoli paesi arroccati su alture in altre stagioni piene di verde e di vita, i moderni tratti impressi nello scorcio che spinge chi guarda dentro il Fondovalle (bella opera della Gini). Impressioni, ricordi, desiderio di fermare un attimo più o meno recente o del tutto trascorso, in percorsi semplici ma accattivanti, indirizzati verso esperienze più classiche o verso altre più moderne e intriganti. Basterebbero, di Cavazza, i tratti attualissimi che delineano Il Clot del 1972, come, della Gini, la grande macchia nevosa rotta dai massi grigi ancora scoperti nel primo piano di Inverno sul Chisone che lascia il posto, sullo sfondo, alle sterpaglie e agli arbusti che sono in attesa della stagione migliore. E ogni impressione o ricordo è offerto allo spettatore con estrema poesia, con passione, con l’intensità autentica di chi ha scavato a lungo nel proprio mestiere.
 

Elio Rabbione

 
In sequenza, di Ivo Bonino “Autunno – I miei boschi”, 60×120 cm., “Lago piccolo di Avigliana”, 80×90 cm; di Mario Cavazza “Il Clot”, acquerello, 56×42 cm.; di Mirella Gini “Inverno sul Chisone”, acquerello, 34×50 cm.
 

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