Il Salone dei vini e dei distillati di Verona compie il suo cinquantatreesimo compleanno e un nuovo successo si profila per il comparto vitivinicolo italiano, ma anche per tutti i marchi non solo vinicoli, anche dell’olio
Inaugurato il 7 aprile dal premier Giuseppe Conte dal 1967, Vinitaly è un appuntamento fisso per gli operatori del settore e negli anni ha raggiunto molti record. «Vinitaly è una fantastica celebrazione della qualità e della biodiversità del patrimonio culturale e vitivinicolo e l’Italia con più di 600 indicazioni geografiche fa registrare il numero più alto in Europa.
In un’Italia che arranca su tutto, sembra che l’unica eccezione sia il comparto vitivinicolo. Soddisfatti, tra gli altri, Carlo Ferro presidente di ICE, Angelo Gaja, Matilde Poggi dell’azienda agricola Le Fraghe e Riccardo Cotarella, produttore di vino e presidente mondiale degli enologi, ma anche Valter Bera della piccola azienda vitivinicola omonima e produttore di un eccellente Spumante Alta Langa docg prodotto da molti altri produttori come Araldica, Avezza, Banfi, Fontanafredda, Contratto, Coppo, Gancia, Tosti ed altri ancora. «Anche quest’anno Vinitaly si apre al mondo del business, con una rassegna forte di oltre 100mila metri quadrati netti, 4.600 espositori, con buyer esteri rappresentati provenienti da 143 paesi come riporta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese che aggiunge <<Dalla trasformazione in Società per azioni di Veronafiere, abbiamo accelerato sempre di più per fare di Vinitaly il centro di una struttura aggregativa di promozione che parli ai buyer esteri come voce unitaria dell’eccellenza vitivinicola italiana>>. Sempre a Verona, in attesa che si sblocchi la Tav in Piemonte, il ministro Matteo Salvini ha parlato di quella, a sua volta, da sbloccare sull’asse Brescia-Verona-Vicenza-Padova. In merito, così si è espresso: «Il vino, come le persone, ha bisogno di spostarsi e se non si muove l’alta velocità, noi il vino lo teniamo in cantina». Questa è stata la risposta di Salvini alle problematiche sollevate dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia che aveva appunto sollevato la questione. Il vino e gli italiani sono un matrimonio indissolubile che ha fatto registrare, nel 2018, un fatturato da 14,3 miliardi di euro. Addirittura è stato commissionato un sondaggio che stabilisce il tipo di vino che consumano gli italiani in base all’età e alla localizzazione geografica. Sui risultati emersi dal campione siamo molto perplessi perché stabilire che oltre l’88% dei connazionali ha bevuto vino ci spaventa perché vuol dire che siamo un Paese di vecchi e che il 12% restante (di giovanissimi) è molto esiguo. Sempre la ricerca ha dedotto che ci sono consumi oltre la media per il rosso nel napoletano, mentre a Roma prediligono i bianchi così come a Milano preferiscono le bollicine, lo sparkling. Si beve meno – il 26% di volumi ridotti rispetto a vent’anni fa. La media è di 2-4 bicchieri a settimana, consumati soprattutto in casa (67%) e tutte le fasce sono interessate al vino dai i millennials (18-38 anni) ai baby boomers (per non chiamarli vecchi) . Concludiamo con l’augurio al nuovo Istituto – consorzio (con recente disciplinare) del Vermut Torino che per il Piemonte e le sue tradizioni è una nuova tappa importante ed è presente al Vinitaly per una storia che parte dal 1876 e merita di andare avanti e raggruppa: Berto, Bordiga, Carlo Alberto, Del Professore, Carpano, Chazalettes, Cinzano, Cocchi, Drapò, Gancia, La Canellese, Martini & Rossi, Sperone, Vergnano e Tosti, non solo i grandi nomi, ma anche i piccoli. Senza dimenticare la partecipazione importante del Consorzio del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba Langhe e Dogliani.
Tommaso Lo Russo
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE