Lo studio della Storia, necessario e fruttuoso

Di Stefano Casarino
Si è appena conclusa la Sessione Primaverile del Convegno della Delegazione di Cuneo dell’ A.I.C.C., articolata nei due pomeriggi di martedì 19 e giovedì 21 marzo presso l’Aula Bruno del Liceo “Vasco Beccaria Govone” di Mondovì (CN): tema di quest’anno, Il senso della storia, argomento che ha certamente incontrato l’interesse del numeroso pubblico – di docenti (per i quali ha anche valore di corso di aggiornamento), di studenti e di appassionati – che ha riempito la sala
Organizzato col Patrocinio del Comune di Mondovì e con la collaborazione di molte Associazioni Culturali, il Convegno intende offrire un’articolata riflessione pluridisciplinare sul valore della storia proprio ora che essa sembra avere un’importanza minore nei programmi scolastici e nel dibattito culturale. Si sono succeduti nelle due giornate ben sei interventi: il primo di chi scrive, teso a rimarcare l’importanza della storia nella cultura classica attraverso l’esame delle tesi di Erodoto, Tucidide e Polibio e lo stretto, indissolubile legame tra lo studio di tale disciplina e quello delle lingue classiche (non è affatto un caso che la nostra sia un’età di pericolosa eclissi di entrambi!); il secondo del Prof. Gigi Garelli, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Cuneo, che ha citato la longue durée di F.Braudel e la teoria dei cleavages di S.Rokkan e che, dopo aver proiettato un’impressionante sequenza del film Bastardi senza gloria (2009) di Quentin Tarantino, ha formulato alcune “conclusioni provvisorie” sul “senso della storia”: la storia non serve a dare risposte ma a evidenziare problemi; studiarla significa mettersi in prospettiva, destrutturare pregiudizi e apparenze; imparare a contestualizzare e a relativizzare. Ci consente una conoscenza imperfetta: come, in fondo, è ogni forma di conoscenza umana. Ha chiuso il primo pomeriggio Marco Travaglini, giornalista e scrittore, che ha illustrato i numerosi progetti e i concorsi organizzati dalla Regione Piemonte per sensibilizzare gli studenti alla storia: essi hanno come premio la visita a luoghi importanti, di grande potere evocativo. Egli ha giustamente insistito sulla ricaduta didattica e culturale del vedere coi propri occhi alcuni posti per riflettere sulla sovrapposizione tra spazio geografico e tempo storico: ad esempio, il lager di Buchenwald dista solo otto chilometri da Weimar, dalla casa di Goethe e le SS lasciarono in piedi lalbero di Goethe, sotto il quale il grande poeta sedeva a scrivere le sue opere, all’interno di Buchenwald. Il meglio e il peggio della storia di un popolo racchiusi in uno stesso posto. Il secondo pomeriggio è stato aperto dalla conferenza della Prof.ssa Lia Raffaella Cresci, dell’Università di Genova, che ha invitato a superare ogni ingenua fede in una sorta di legge del progresso storico e ha sapientemente illustrato la storia, ben poco nota, dell’Impero Romano d’Oriente, in cui epoche di apparente splendore contengono già i germi della futura decadenza e, viceversa, altre di crisi politica e militare garantirono invece un maggior benessere alla popolazione: una storia quasi “a fisarmonica”, interessantissima e che andrebbe certamente molto meglio conosciuta per comprendere oggi i rapporti tra Europa occidentale e orientale. Il Prof. Stefano Sicardi, dell’Università di Torino, ha invece illustrato il processo costituzionale italiano tra storia, politica e diritto, realizzatosi incredibilmente in soli quattro anni, dal 1943 al 1947, ricostruendone accuratamente procedure e tempistica e rimarcando che il prodotto finale fu votato a scrutinio segreto e ottenne un’amplissima maggioranza: sarebbe auspicabile, a parer mio, che si tenesse ben presente ciò, prima di procedere, come recentemente e un po’ avventatamente è stato fatto, a qualsivoglia tipo di massiccia revisione della nostra Costituzione.
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Ha chiuso il secondo pomeriggio e l’intera Sessione Primaverile del Convegno la relazione di Daniele La Corte, giornalista e autore del recente Resistenza svelata (Fusta Ed. Saluzzo): mi fa piacere ricordare che in anteprima nazionale tale romanzo storico è stata presentato, a cura del sottoscritto, a Mondovì il 27 ottobre 2018. Come Travaglini aveva insistito sul “vedere”, La Corte insiste sull’ “ascoltare” e sulla “storia orale”, che si è affermata a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, anche se già nel 1948 lo storico Allan Nevins fondò il Columbia Oral History Research Office, ora noto come Columbia Center for Oral History, con lo scopo di registrare, trascrivere e archiviare interviste di storia orale. Ma come intervistare chi magari è riluttante o diffidente a raccontare, come creare una sintonia tra storico e intervistato? La Corte si è brevemente soffermato sulle sue tecniche, tutte fondate sull’onestà intellettuale e sull’empatia: le testimonianze rese non sono quelle formalmente impeccabili del dibattimento giudiziario, ma sono momenti di vita che hanno marchiato in modo indelebile l’anima di chi le racconta, devono essere ascoltate e riprodotte con estrema cura e con quella pietas che sempre affiora nelle pagine del suo libro. Due giornate, quindi, molto ricche di informazioni e di stimoli che, credo, il pubblico abbia positivamente recepito: perché di storia abbiamo sempre bisogno; perché di storia proprio non possiamo fare a meno, nonostante quello che sembri credere qualche nostro poco avveduto decisore politico. Ad ottobre/novembre 2019 ci sarà la Sessione Autunnale del Convegno, con relazioni in cui il senso della storia verrà esaminato dal punto di vista delle letterature moderne, dell’arte e della scienza.

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