Gennaio 2019- Pagina 65

A CAPODANNO E VERSO L’EPIFANIA, COMPRA IN VALLE

“Le feste di Natale, di Capodanno e dell’Epifania sono una grande occasione per passare qualche giorno nelle aree montane del Piemonte, alpine e appenniniche. Non solo neve e sci. L’offerta di opportunità all’insegna della tradizione, degli eventi, delle feste storiche è molto ampia. Serve un nuovo approccio culturale affinché i turisti, chi sceglie la montagna per qualche ora o per qualche giorno, per relax e per svago, possa fruire dei servizi e delle opportunità che i nostri paesi offrono. La campagna Uncem ‘Compra in valle, la Montagna vivrà” è vivissima oggi. Non è certo solo estiva. Vale tutto l’anno”.Così Paola Vercellotti, Vicepresidente Uncem. “Vale anche per la tavola di Capodanno – prosegue – sulla quale ci auguriamo possano trovare posto le eccellenze delle valli, da acquistare sui territori, da procurare nelle aziende agricole e dagli artigiani. Mi auguro sia veramente così. Un gesto culturale importante, che dà ossigeno ai piccoli negozi. Non c’é solo la grande distribuzione. C’è il territorio, ci sono i paesi con le loro botteghe. Risalire dalle città per scoprirli è un atto culturale che fa bene a tutti. Che serve al Paese affinché non muoiano i paesi”.

Torna il rischio incendi nei boschi piemontesi

Da domenica 30 dicembre è in vigore in tutto il Piemonte lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi: a dichiararlo è stata la Regione, sulla base delle condizioni meteorologiche previste dal Centro funzionale Arpa

Tutto il Sistema antincendi boschivi ha intensificato il monitoraggio sul territorio e si raccomanda ai cittadini di prestare la dovuta attenzione e rispettare le regole richiamate nel provvedimento: entro una distanza di 100 metri dai terreni boscati, arbustivi e pascolivi sono vietate le azioni che possono determinare anche solo potenzialmente l’innesco di incendio, quali accendere fuochi e fuochi pirotecnici, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, adoperare apparati o apparecchiature che producano faville o brace, fumare, disperdere mozziconi o fiammiferi accesi, lasciare veicoli a motore incustoditi a contatto con materiale vegetale e combustibile, accendere lanterne cinesi, o compiere ogni altra azione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio. La legge regionale n.15/2018 già prevede che su tutto il territorio è vietato l’abbruciamento all’aperto derivante dai residui delle attività agricole nel periodo compreso tra il 1° novembre e il 31 marzo di ogni anno. Oltre a rammentare che le violazioni di legge sono punite anche penalmente, è utile infine far presente che la collaborazione dei cittadini può essere decisiva nel segnalare tempestivamente al numero unico di emergenza 112 anche le prime avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il più possibile precise si contribuisce in modo determinante nel limitare i danni all’ambiente, consentendo a chi dovrà operare sul fuoco di intervenire con tempestività, prima che l’incendio aumenti di forza e di capacità distruttiva. La cessazione dello stato di massima pericolosità sarà stabilita dal Settore Protezione civile e Sistema antincendi boschivi al venir meno delle condizioni meteorologiche di rischio. Per ogni altra informazione consultare www.regione.piemonte.it/protezionecivile/

 

Valentina Pippo – www.regione.piemonte.it

Classe dirigente, quanta differenza con il passato…

Di Giorgio Merlo

Dunque, non so se siamo ancora in una stagione dove è pressoché proibito fare confronti con la classe dirigente del passato. Nello specifico con quella della prima repubblica e dell’inizio della seconda. Faccio questa domanda perché l’informazione dominante, per anni, ci ha propinato il dogma che tutto ciò che appartiene al passato, in particolare alla classe dirigente della Dc e dei partiti di governo, e anche di opposizione dell’epoca, e’ da rispedire al mittente senza appello. In sostanza e’ da condannare politicamente e culturalmente. E forse anche nello stile e nel metodo. Curiosamente, da qualche mese, qua e là riaffiora la tentazione su alcuni organi dell’informazione dominante – pochi per la verità – di un rimpianto della vecchia e tanto bistrattata classe dirigente del passato. E, nello specifico, proprio di quella democristiana. Ora, al di là del rimpianto o della nostalgia – dipende dai punti di vista delle singole appartenenze – un dato e’ ormai certo: chi ha predicato in questi ultimi anni la rottamazione, chi ha esaltato come un lusso l’incompetenza, chi ha teorizzato l’inesperienza e la mancanza di professionalità politica, non può adesso lamentarsi dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E lo dico a prescindere dalle legittime scelte politiche di ognuno. Certo, sarebbe un’operazione persin troppo facile elencare gli opinion leader, gli intellettuali da salotto e i frequentatori dei vari talk televisivi nonché i leader politici che per anni hanno teorizzato la necessità di delegittimare tutto ciò che era riconducibile al passato. Salvo poi, adesso, rendersi conto che tutto ciò era solo e soltanto propaganda. O meglio, l’eterno vizio di assecondare le mode contingenti e di rincorrere il vincitore di turno. Non a caso i vari commenti dei “giornaloni” – peraltro il più delle volte scritti da milionari e disponibili a cambiare opinione a seconda del potente di turno – invocano a gran voce il ritorno di una classe dirigente autorevole, competente, radicata nel territorio e soprattutto politicamente qualificata. Certo, e’ un esercizio complicato sostenere oggi la necessità di avere una classe dirigente politica autorevole dopo aver demolito scientificamente quella del passato. O meglio, dopo aver liquidato lo strumento partito – o Dc o altri partiti della seconda repubblica poco importa – e i relativi dirigenti e’ quantomai rischioso, adesso, rinobilitarne il ruolo, la funzione e l’eredità. Ma il tema di una rinnovata e soprattutto preparata classe dirigente politica e’, ormai, all’ordine del giorno dell’agenda politica italiana. Quando i “giornaloni”, attraverso i loro opinionisti pongono il tema ripetutamente non è più possibile eluderlo. Si tratta di capire, d’ora in poi, quali saranno le parole d’ordine che gettano le basi per un ritorno di qualità della classe dirigente politica. Perché, com’è ovvio, senza i partiti democratici al proprio interno e con una definita identità culturale, difficilmente potrà nascere anche una classe dirigente preparata ed espressiva. Cioè, in ultimo, se i giornaloni e l’informazione dominante continuano a sostenere che la personalizzazione e i “capi” sono strumenti sempre più indispensabili nella politica contemporanea – e quindi continuando a demolire i partiti democratici e a premiare quelli che sono e restano espressione del “capo” – sarà molto difficile ricostruire una classe dirigente dal basso e, soprattutto, attraverso percorsi democratici. E tutto ciò per sventare il pericolo che, come già ci insegnava nella prima repubblica Carlo Donat-Cattin, “la cooptazione dall’alto non preceda il momento della legittimazione democratica dal basso”.

Carceri, è sempre emergenza sovraffollamento

“Tra le emergenze che gravano sugli istituti penitenziari piemontesi persistono quelle legate al sovraffollamento: le 4.508 persone attualmente detenute, infatti, hanno a disposizione appena 3.671 posti perché alla capienza regolamentare, pari a 3.971 posti, occorre togliere i 300 che non sono al momento disponibili”

 

Lo ha denunciato il garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano in apertura della conferenza stampa di presentazione del Quarto dossier delle criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi, che si è svolta nei giorni scorsi a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte.

Il documento, elaborato dal garante regionale in collaborazione con il Coordinamento piemontese dei garanti, verrà indirizzato al capodipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Francesco Basentini, al provveditore dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte Pietro Buffa e ai referenti politici del Ministero di Giustizia.

All’evento sono intervenuti i garanti comunali di Alba Alessandro Prandi, Asti Paola Ferlauto, Biella Sonia Caronni e Saluzzo Paolo Allemano, che hanno denunciato come gli istituti carcerari siano stati negli anni abbandonati a se stessi e necessitino d’interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria non più rimandabili.

“Il Piemonte – ha osservato Mellano – ospita una serie di strutture nate negli anni del terrorismo e della massima sicurezza che rispondono solo parzialmente alle attuali finalità del carcere. È necessario operare, anche adeguando gli ambienti, affinché il carcere possa essere sempre più vissuto come un’occasione di recupero, di formazione, di reinserimento nella società per trasformare il tempo della detenzione in un’occasione di riscatto personale e sociale”.

Oltre alle criticità, il Coordinamento piemontese dei garanti ha annunciato una serie di iniziative per il 2020, tra cui un seminario per verificare la fattibilità di una casa famiglia per mamme in esecuzione penale con bambini a seguito e una visita alla caserma dismessa di Casale Monferrato (Al) individuata come possibile carcere.

All’incontro ha preso parte, tra gli altri, la garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza Ylenia Serra.

MARINA MILITARE: PUBBLICATO IL BANDO DI CONCORSO PER ACCEDERE ALL’ACCADEMIA NAVALE DI LIVORNO

Segui le novità della #MarinaMilitare live su Twitter (@ItalianNavy #ProfessionistiDelMare #ilTuoFuturoèilMare) o sul sito della Marina Militare (www.marina.difesa.it)

 E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (nr.102 del 28.12.2018 – 4^ Serie Speciale) e terminerà il 28 gennaio il bando di concorso per l’ingresso in Accademia Navale dei futuri ufficiali della Marina Militare . Nel 2019 sono 110 i posti disponibili per la 1^ classe dei corsi normali dell’Università del Mare che offre un’opportunità formativa esclusiva e avvincente per ragazzi e ragazze che vogliono investire da subito sul proprio futuro, per diventare veri professionisti del mare.

Tanti e variegati sono infatti  i  percorsi di studio e gli indirizzi professionali a seconda del Corpo di appartenenza: in Scienze Marittime e Navali per il Corpo di Stato Maggiore, in Ingegneria Navale, Ingegneria civile e ambientale, Ingegneria delle Telecomunicazioni per il Corpo del Genio della Marina, in Medicina e Chirurgia per il Corpo Sanitario Militare Marittimo, in Giurisprudenza per il Corpo di Commissariato Militare Marittimo ed in Scienze dell’Amministrazione e Governo del Mare per il Corpo delle Capitanerie di Porto.

Lo slogan della campagna per l’arruolamento #IlTuoFuturoèilMare rappresenta la sintesi di un percorso impegnativo ed ambizioso con il quale i ragazzi e le ragazze dovranno confrontarsi con le proprie capacità e aspirazioni per garantire a se stessi un futuro da protagonisti con il mare. L’Ufficiale di Marina, sia che ricopra ruoli di tipo operativo, che tecnico-logistico o di supporto, conduce una vita dinamica, piena di soddisfazioni professionali ed umane e di grande responsabilità in quanto vene chiamato da subito a condurre team di uomini e donne,  oltre alla gestione dei mezzi e delle risorse a disposizione della Forza Armata.

Questo concorso costituisce quindi un’occasione irripetibile per i giovani che vogliono intraprendere una carriera ad alta specializzazione in un ambiente lavorativo in cui ogni persona è un elemento imprescindibile di un ingranaggio perfetto, partendo comunque da un patrimonio unico di tradizioni, storia e valori etici e morali fondamentali per formare i leader del futuro, capaci di operare con professionalità e spirito di sacrificio in molteplici contesti per la sicurezza e la salvaguardia del Paese e a beneficio della collettività con una naturale propensione alla tutela dell’ambiente marino.

Per conoscere meglio la realtà dell’Accademia Navale, nei giorni 19 e 26 gennaio l’Istituto aprirà le porte ai visitatori che potranno così scoprire le varie attività svolte dagli allievi. Sulla pagina dedicata del sito www.marina.difesa.it sarà possibile trovare tutte le informazioni necessarie per partecipare al concorso.

Carta addio. La Regione diventa digitale

Prosegue l’impegno della Regione Piemonte per la completa transizione al digitale, intesa come definizione di sistemi, servizi e modelli organizzativi che sfruttano pienamente la tecnologia attualmente disponibile

Negli ultimi mesi le varie Direzioni regionali hanno compiuto notevoli passi in avanti verso questo traguardo da tagliare per la fine della legislatura: è proseguita l’individuazione e la ridefinizione delle procedure e dei processi amministrativi da rendere adeguati ad una gestione totalmente informatizzata migliorando le produzione di documenti nativi digitali e riducendo il ricorso al cartaceo, sono state attivate le operazioni necessarie per predisporre un unico modello comune per tutte le componenti dei processi (fasi, strumenti, informazioni, comunicazione, produzione). I risultati finora ottenuti sono estremamente soddisfacenti: la percentuale media di documenti conformi al modello nativo digitale prodotti nel 2018 dalla varie Direzioni è stata del 96,1%, con punte superiori al 98%; l’incremento complessivo rispetto al 2017 è stato del 12,5%. In questo periodo si sta in particolare procedendo alla definizione di un data base dei processi dell’ente, che permetta di rispondere a tutte le esigenze di rilevamento, controllo e verifica delle informazioni. Seguirà l’individuazione di un software gestionale e di reportistica che costituirà lo strumento esclusivo per rispondere a tutte le esigenze operative, con specifico riguardo alla ridefinizione semplificata delle procedure, all’individuazione di attività standardizzabili o trasversali, alla gestione totalmente informatizzata dei processi. Tra le iniziative avviate, si segnala quella della Direzione Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport, che ha messo a punto un supporto informativo legato alla gestione dei contributi regionali erogati ad enti e istituzioni culturali, turistici e sportivi che mira a dematerializzare gli iter amministrativi, ridurre i tempi di elaborazione dell’istruttoria, della graduatoria e dei controlli della spesa, mantenere un rapporto costante con i richiedenti per una maggiore trasparenza sull’operato della Pubblica amministrazione. Per rinnovare all’intero assetto organizzativo dell’ente le motivazioni alla base della scelta digitale, l’Amministrazione regionale ha avviato ultimamente un’azione di informazione diffusa per ribadire che digitalizzare fa bene all’ambiente, crea nuove opportunità di lavoro, apre nuovi segmenti di mercato, offre prospettive di innovazione, abbatte le barriere architettoniche e sociali. Una sfida quindi non solamente tecnologica, nonostante la tecnologia sia fondamentale e necessaria, ma soprattutto comportamentale: è necessario che i funzionari siano consapevoli che il pensiero digitale deve influenzare il miglioramento dei servizi pubblici e l’eliminazione dei processi e delle norme inutili, e non semplicemente automatizzare i processi esistenti. Insomma, un’operazione che deve reinventare il modo in cui i servizi pubblici sono concepiti, disegnati, gestiti e fruiti, e che ha inoltre lo scopo di rafforzare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda europea 2030 e la promozione dell’informazione del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) come primo fattore per la piena realizzazione della cittadinanza digitale.

 

(cs) www.regione.piemonte.it

Nuovo ambulatorio per prevenire i tumori

E’ nato il primo Ambulatorio di patologia eredo-familiare femminile – BRCA

sull’onda lunga di Angelina Jolie, afferente alla Ginecologia e Ostetricia 4 dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino, diretta dal dottor Saverio Danese

Tale servizio è dedicato alle donne affette e non affette da patologia tumorale, che sono risultate positive ai test genetici BRCA o che hanno familiarità tale da rendere probabile una patologia a trasmissione ereditaria.  Il carcinoma della mammella resta la prima causa di morte tra le donne tra i 40 e i 50 anni.  Il tumore ovarico è il sesto tumore più diagnosticato tra le donne e la quinta causa di morte per tumore nelle donne di età compresa tra i 50 e i 59 anni; sicuramente si tratta della neoplasia ginecologica a peggior prognosi nel mondo occidentale: la sopravvivenza a 5 anni non supera il 40% contro l’89% del tumore mammario. La mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 accresce rispettivamente il rischio di cancro al seno ed alle ovaie e le donne portatrici di mutazioni di tali geni hanno un’elevata probabilità (circa il 60%) di sviluppare un tumore mammario nell’arco della vita. Le mutazioni di tali geni conferiscono anche un rischio di carcinoma ovarico stimato nell’ordine del 40% per il BRCA1 e del 20% per il BRCA2. “L’apertura dell’ambulatorio dedicato alle pazienti con mutazione BRCA va a rispondere ad una esigenza sempre più sentita sull’onda del fenomeno Angelina Jolie e delle numerose notizie sull’argomento che vengono dai Media. Al Sant’Anna ci occupiamo di questo argomento da anni sulle pazienti affette da patologia tumorale – spiega il dottor Danese, Responsabile del Day Hospital Oncologico – ma era venuto il momento di dare un punto di riferimento certo, dove si possano trovare notizie corrette sull’argomento, sulle terapie preventive e per le donne non affette, sull’opportunità o meno di eseguire il test.” Lo screening per il BRCA1 e BRCA2 è strategico per ridurre il rischio delle donne positive. Essere portatrici di una mutazione di questo tipo non equivale affatto ad una condanna automatica, poiché, con un programma di controlli seriati, se anche il tumore si manifesta, viene spesso diagnosticato in tempo utile per essere curato e la prognosi non è molto diversa da quella della media generale delle pazienti, ma questi controlli spesso sono lasciati al giudizio del singolo ginecologo curante. “L’obiettivo dell’ambulatorio è quello di creare un vero e proprio percorso personalizzato per la gestione delle donne BRCA mutate, che necessitano di attenti monitoraggi ginecologici sia pelvici che mammari, cosi come emerge dalla Linee guida nazionali ed internazionali, in accordo con la Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, diretta dal dottor Oscar Bertetto” spiega la dottoressa Elisa Picardo, medico della Ginecologia e Ostetricia 4.  “L’istituzione di questo servizio è un tassello fondamentale per rendere ancora più completa l’offerta diagnostico – terapeutica del nostro ospedale  – sottolinea il porofessor Paolo Zola, responsabile della SSD di Organizzazione e coordinamento percorsi in Oncologia ginecologica pelvica – un passaggio fondamentale per la corretta presa in carico delle donne a rischio eredo-familiare, oltre ad essere argomento di ricerca scientifica” Per potervi accedere è necessario prenotare presso la Segreteria unificata Sant’Anna “Breast Unit / Pelvi / DH Oncologico”, aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 15, tel. n. 011 3134377. La sede è l’ambulatorio F di via Ventimiglia 1 al primo piano ed i medici che vi operano sono Saverio Danese, Elena Bertone, Marco Mitidieri ed Elisa Picardo.  “Attualmente i familiari che hanno ereditato la mutazione non sono quasi mai presi in carico adeguatamente dal Servizio Sanitario nazionale. Succede così che le donne a rischio genetico siano costrette a gestirsi da sole (capire dove andare a fare i controlli, parlare con i vari professionisti coinvolti, decidere cosa fare tra sorveglianza e chirurgia profilattica) – riferiscono le pazienti stesse attraverso le Associazioni ActoPiemonte Onlus ed In seno alla vita Onlus – troppo spesso le persone non trovano risposte, o trovano risposte sbagliate basate su pregiudizi o ignoranza”.

Capodanno, “botti selvaggi” nonostante i divieti

Bello lo spettacolo dei maghi in Piazza Castello ma a pochi passi regna l’illegalità. Anche quest’anno era in vigore il divieto di esplodere petardi ecc. come cita il Regolamento per la tutela ed il benessere degli animali in città all’articolo 9 comma 23,oltre al divieto del Regolamento N.221 di Polizia Municipale il Regolamento di Polizia Municipale all’art.48 ter.Ma nonostante il divieto i botti si sono visti e sentiti in tutta Torino, nella Circoscrizione 7 a Porta Palazzo erano diversi i banchetti che li vendevano nei giorni precedenti il Capodanno e nelle strade nella notte del 31 c’era una distesa di rimasugli di petardi. In Borgo Aurora (giardini Alimonda, corso Giulio Cesare e vie limitrofe, Sponde Dora, Lavazza sui chicchi di caffè, Porta Palazzo ecc) non è andata meglio per diverse ore i botti sono stati forti e continuativi. Sembrava ci fosse la guerra, altro che i festeggiamenti per l’arrivo dell’anno nuovo. Gli animali erano spaventatissimi, compresi i miei gatti. Anche quest’anno presenterò un’interpellanza per avere chiarimenti alla Città. A cosa serve scrivere i Regolamenti se poi non si attuano?
Torino, 1 gennaio 2019
Patrizia Alessi Capogruppo FDI Circoscrizione 7

Tornati i Ds. Adesso ritorni il centro

Di Giorgio Merlo
Dunque, la sinistra e’ tornata. O meglio, sta ritornando il Pds a guida Zingaretti. Perché, per quanto riguarda l’ex Pd, e’ arrivato il momento di chiamare le cose con il proprio nome

 

Archiviata definitivamente la stagione originaria del Partito democratico, cioè di un partito plurale che faceva della sintesi fra le culture del novecento la sua ragion d’essere politica, e’ subentrata la fase del partito più identitario. Per dirla con i due candidati alla segreteria nazionale di quel partito Zingaretti e Martina, adesso si “deve rifondare, riscoprire e rilanciare il pensiero e la cultura della sinistra italiana”. Appunto, si deve rifare, in forma forse anche un po’ aggiornata, il Pds. Questo, del resto,e’ quello che si attende la base di quella formazione politica dopo l’ubriacatura renziana e il conseguente, e del tutto scontato, tradimento di tutti coloro che sono stati integerrimi ultras renziani e poi, appena conclusasi la parabola fatta di ripetute e continue sconfitte elettorali, tutti a saltare sul nuovo carretto del vincitore. E con il Pds, sono tornati anche i tic – o i vizi – storici dell’armamentario della sinistra italiana. Dagli appelli dei milionari, alto borghesi, elitari, salottieri ed aristocratici “progressisti” alla centralità dei diritti civili a scalpito dei diritti sociali; dalla difesa del “sistema” e delle sue ragioni alla perdurante indifferenza dei bisogni reali dei ceti popolari e di quelli più disagiati: dalla sicurezza al reddito di cittadinanza, dalle difficoltà delle periferie alle condizioni sempre più critiche degli “ultimi” e dei “poveri” di cui si continua a sventolare, con un pizzico di ipocrisia, la bandiera di riferimento. E, accanto a tutto ciò, la voglia di tornare al governo – avendo perso quasi del tutto la dimestichezza con l’opposizione che non sia quella di sistema e a difesa degli intramontabili “poteri forti” – a qualunque costo. Sotto questo versante, e coerentemente, il corteggiamento al movimento 5 stelle – o a ciò che resterà dopo le elezioni europee di quel movimento – con la benedizione dei “santoni” dell’ex campo del centro sinistra. Sotto questo profilo la “benedizione”, l’ennesima anche se negli ultimi anni non ne ha più azzerata una, di Romano Prodi, e’ più che significativa e riveste una importanza decisiva ai fini dell’operazione della nuova sinistra “catto comunista”. Ora, tornata la sinistra senza novita’ significative e senza alcuna discontinuità rispetto al passato, il campo che si deve riorganizzare e’ quello del “centro democratico e riformista”. Ovvero, di un centro che sappia recuperare quella cultura di governo, quel senso di moderazione e, soprattutto, quella cultura del buon senso e temperata che si è pericolosamente eclissata nella concreta dialettica politica del nostro paese in questi ultimi anni. Una esperienza politica che non solo è richiesta ma comincia ad essere invocata e fortemente gettonata da settori culturali, politici ed editoriali storicamente estranei ed esterni ad ogni formazione politica, seppur lontanamente, riconducibile al centro. Un ruolo politico dove pesera’ anche e soprattutto la cultura e il pensiero del cattolicesimo democratico e popolare che ormai è’ diventato irrilevante e del tutto marginale nelle altre formazioni politiche. A cominciare dal Pd/Pds dove, accanto al ritorno della sinistra tradizionale, la presenza della cultura cattolico democratica, di fatto, si esaurisce nella riproposizione di una piccola ed insignificante presenza “catto comunista”, funzionale ai sedicenti cattolici alla Del Rio ma del tutto priva di significati politici ed istituzionali. E, accanto al ritorno della tradizione del cattolicesimo politico, una politica e una formazione politica di centro devono sapere ricostruire anche e soprattutto una “cultura della coalizione”. Un cultura che negli anni della gestione renziana, con la complicità di quasi tutto il Partito democratico, è stata sostanzialmente distrutta a vantaggio della vocazione maggioritaria del partito. Un concezione arrogante e solitaria dei rapporti politici pagati a caro prezzo non solo dal Pd ma tutto quello che restava del centro sinistra. E, in ultimo, il ritorno di un partito di centro significa anche il decollo di un “riformismo temperato” che è sempre stato un elemento caratterizzante della politica italiana contro gli “opposti estremismi” di turno e contro la stessa radicalizzazione della scontro politico che in Italia e’ sempre stata all’origine della crisi della stessa democrazia parlamentare e rappresentativa. Ecco perché dopo la trasformazione politica del Pd e il ritorno della vecchia sinistra, un po’ identitaria e un po’ moralista, adesso quasi si impone la presenza di una cultura e di una politica di  centro nel nostro paese. Non per nostalgia o per memoria storica ma per la semplice ragione che senza una presenza del genere sarebbe lo stesso riformismo a pagarne le conseguenze peggiori. Il sistema politico si riarticola, profondamente. Pensare che dopo il voto del 4 marzo scorso tutto e’ rimasto come prima e’ una pia illusione. Come risulta una pia illusione pensare che dopo una eventuale ed ipotetica sfiducia nei confronti del governo giallo/verde tutto ritorna come prima con un Pd al 40%, come pensano alcuni simpaticoni e guasconi di quel mondo. Tutto è cambiato. E quando tutto cambia occorre semplicemente attrezzarsi. Ognuno con la propria cultura e con i propri attrezzi da lavoro.

Pedone investito da pirata della strada muore in ospedale

Ieri sera attorno alle 21, in strada Castello in zona Mirafiori a Torino, un uomo è stato investito mentre attraversava la strada. Il corpo è stato trascinato per una cinquantina di metri. Il conducente del mezzo che lo ha travolto è fuggito senza prestare soccorso ed è ora ricercato dalle forze dell’ordine. Il ferito, soccorso dai passanti, è stato ricoverato d’urgenza, in condizioni disperate, al Cto dove è morto.