Trieste, il monumento poetico di Saba alla città “dall’aria strana e tormentosa”

Ci sono libri che vale la pena comprare, e ovviamente leggere, nel luogo esatto dove sono nati. Uno di questi è “Trieste”, la perla poetica che Umberto Saba dedicò alla sua città. E il luogo che è giusto e necessario frequentare per acquistare il libro è la Libreria Antiquaria Umberto Saba in via San Niccolò, il “nero antro sofferto” del poeta del Canzoniere nel cuore di  Trieste, città “che in ogni parte è viva”, elegante e mitteleuropea,ricca di una pluralità di  culture e lingue. Lì accanto alla libreria c’è la statua del poeta che pare stia incamminandosi verso la sua porta a vetri. Tra i libri antichi e le storie e gli aneddoti che si possono ascoltare dalla voce di Mario Cerne, che ne ereditò la conduzione dal padre “Carletto”,  storico collaboratore e amico di Saba – se si ha la fortuna di fare la sua conoscenza e farsi una “babada”, che in triestino sta per chiacchierata – c’è davvero da perdere la testa dal tanto ben di Dio che circonda il visitatore. I ricordi del signor Cerne rappresentano un patrimonio culturale a cui è impossibile dare un valore. E se esiste un paradiso per i bibliofili, in questa antica libreria triestina se ne trova senz’altro una parte. Tra volumi e antichi documenti c’è anche la vecchia  macchina da scrivere Olivetti usata da Saba .Tornando al libro, dove la poesia scritta tra il 1910 e il 1912 è stata tradotta in sedici lingue diverse, accompagnate da una serie di bellissime foto storiche, si comprende come Trieste fu per Saba una specie di “ombelico del mondo”, un luogo unico e plurimo, fatto di vie, strade, case, piazze, “ tutte ferite da intensi squarci di cielo e segnate da fenditure di mare”. Ha scritto, tra l’altro, Alessandro Mezzena Lona su Il Piccolo: “Dall’inglese al russo, dallo sloveno al portoghese, dall’olandese al croato, al cinese, al giapponese, senza dimenticare la lingua madre dell’autore, cioè il triestino, questo libro diventa monumento indistruttibile alla Trieste di Saba. Dove ancora si respira quell’aria strana e tormentosa che lo ha nutrito e inquietato per tutta la vita. L’aria di un luogo dell’anima, dove il dolore si lascia illuminare da una scontrosa grazia”. Un atto d’amore dunque, per una città che, scriveva Saba, “se piace,è come un ragazzaccio aspro e vorace,con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore;come un amore con gelosia”.

 

Marco Travaglini

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