Il mondo dei Social e Il caso Armando Spataro vs Matteo Salvini

Siamo da sempre convinti che i Poteri dello Stato debbano dialogare fra loro. In quest’ottica, giustamente, ci stanno le informative che il Capo della Polizia fa al ministro dell’Interno, dopo averle ricevute, a sua volta, dalla Magistratura inquirente. Da questo, a ipotizzare che se ne possano informare subito i social in modo che tutto diventi di dominio pubblico il passo è ancora lungo. Vale a dire, che se c’è un obbligo di informativa fra i Corpi dello Stato, potrebbe essere stato deleterio informarne i Social, a operazione, ancora in corso. Riepiloghiamo la vicenda dello scontro tra Armando Spataro e il ministro Matteo Salvini. Tutto parte da un tweet di Salvini: “… anche a Torino altri 15 mafiosi nigeriani sono stati fermati dalla Polizia, che poi ha ammanettato 8 spacciatori (titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari e clandestini) a Bolzano”. A questa esternazione c’è stata la risposta del procuratore Spataro che ha rimproverato al Ministro di aver “messo a rischio un’operazione di polizia“. Replica di Salvini che sostiene che è “inaccettabile” accusarlo di compromettere le indagini e aggiunge… “se il procuratore è stanco, si ritiri“. Sarebbe bastato questo scambio di precisazioni e dileggio da parte di Salvini per non infiammare oltre la polemica. A innescarne una nuova ci ha pensato Giuseppe Cascini, capogruppo al Csm che ridicolizza il ministro Salvini:  ”Non possiamo trascinare questo Paese e le sue istituzioni nel mondo dei social. Non siamo ragazzini e se si assumono incarichi istituzionali bisogna fargli capire che non è più un ragazzino e che deve avere un atteggiamento consono al ruolo”. Continua aggiungendo: “Il ministro dell’Interno non può permettersi di rispondere come ha fatto a un rilievo critico, fosse anche infondato. Non è ammissibile che si risponda con il dileggio, lo scherno, l’irrisione nei confronti di un servitore dello Stato. Non possiamo ridurre tutto a chi fa la battuta più veloce e dice la cattiveria più intrigante: questo lo fanno i ragazzi a scuola”. Discorso pronunciato in apertura di plenum del Consiglio superiore della magistratura che ha provocato reazioni, tra cui, quella di Alessio Lanzi ( Forza Italia) che ha detto che “non si può parlare qui come al bar e definire ragazzino un ministro” e di alcuni togati come Corrado Cartoni di Magistratura Indipendente che ha espresso critiche anche nei confronti di Spataro. “Anche quando il magistrato ha ragione le forme di comunicazione devono essere più sobrie possibili e in questa vicenda forse la forma di comunicazione è stata sbagliata: si poteva fare per vie istituzionali o con una telefonata al ministro”. Il solito ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ha fatto come Pilato, sostenendo che i due contendenti hanno entrambi agito in buonafede e correttezza. In effetti sono due esternazioni, ma si può equipararle? In conclusione, nella lotta fra vita reale contro social, il mondo virtuale ha nuovamente vinto e non è un bene!

Tommaso Lo Russo

 

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