Nel dibattito e negli eventi, dopo tante parole i sostenitori del Sì sono passati all’azione ed ai fatti, che si stanno susseguendo a Torino sul tema , oramai annoso, della TAV, se ne sentono di tutti i colori. Da un lato paragoni e parallelismi facili e per questo banali e sbagliati come quello di paragonare la manifestazione , o le manifestazioni, prevista per il prossimo 10 novembre , alla ” marcia dei quarantamila “. Hanno la memoria corta o peggio ancora non conoscono i fatti e la storia. Non si intravede né un Vittorio Merloni o un Cesare Romiti oppure un Vittorio Ghidella, non c’è un altro Giovanni Agnelli o un Luigi Arisio. Con tutta la simpatia per Mino Giachino o Massimo Giuntoli e per il “quartetto” di donne, Giovanna Giordano, Simonetta Carbone, Patrizia Ghiazza e Giovanna Giordano , non rappresentano , almeno per il momento, quello che rappresentò Luigi Arisio. Dietro non c’è la Fiat a sostenere, favorire ed organizzare la “marcia”. È vero c’è la “rete” , ci sono i Social ma non è la stessa cosa. Dall’altra parte , ancora più importante , non ci sono i lavoratori, i sindacati, a parte la CGIL torinese , e con tutta la considerazione possibile per quel “Barnum Partito” che è il M5S (movimento cinque stelle ) non è assolutamente paragonabile a quello che era allora il P.C.I. ( Partito Comunista Italiano). Hanno avuto il merito , quello sì, di lanciare l’iniziativa che ad oggi sta andando verso le centomila adesioni.
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Di conseguenza e per fortuna non vale la famosa citazione : la storia si ripete prima in tragedia e poi in farsa. Non è però sostenibile ne accettabile chi prova a barattare la realizzazione dell’opera con il potenziamento del trasporto locale e la realizzazione della seconda linea della metropolitana torinese. Una cosa non può e non deve , a questo punto, escludere l’altra . Un trasporto pubblico locale efficiente e dignitoso per i pendolari , così come la realizzazione della seconda linea di metropolitana a Torino , non sono né in alternativa né in sostituzione del completamento del collegamento ferroviario ad alta velocità con la Francia. Ricordo che, anche in previsione della costruzione dell’opera sono stati realizzati il S.IT.O. ( Interporto di Torino), il C.A.A.T ( centro agroalimentare ) in prossimità dello snodo ferroviario di Orbassano. Per realizzare queste opere , con ingenti risorse pubbliche, sono stati sacrificati terreni agricoli di pregio ( prima classe) , compromettendo l’area e creando le condizioni affinché si collocasse poi il Termovalorizzatore di Torino per i rifiuti solidi urbani (RSU). Tutti questi interventi ed investimenti, oltre a migliorare l’efficienza e la redditività economica di alcuni settori, erano e sono finalizzati a ridurre il trasporto merci su gomma. Una cosa è chiara, oramai la stragrande maggioranza dei torinesi oltre ad essere delusi da un Sindaco , Chiara Appendino, evidentemente inadeguato e per di più sostenuto da una maggioranza consiliare che definire eterogenea ed estemporanea è poco, ha trovato un collante nella realizzazione della TAV. Collante che va anche oltre la realizzazione della stessa opera ferroviaria ed è stato facilitato dalla incredibile vicenda della candidatura olimpica . Si è spostata quella importante parte di popolazione che non aveva ancora preso una posizione definita o che non la evidenziava. Tutto questo in una grande e fragorosa assenza dei partiti che anzi , insieme ad i suoi esponenti, vengono invitati a restarne ufficialmente estranei. Sancendone così il loro fallimento , pericoloso per una democrazia, e facendo venire meno il loro ruolo di rappresentanza ed organizzazione dei cittadini. Quanto prima bisognerà rimediare a questa situazione pericolosa e se si vuole evitare di correre rischi plebiscitari se non peggiori. Una cosa è comunque certa, in questa vicenda, tra le due posizioni a favore , SI , e contro, NO , alla realizzazione della TAV una terza via non esiste praticamente più e comunque non ha più né spazio né cittadinanza . Non solo nel giornalismo il “terzismo” è finito. Tertium non datur!
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