Mario Lattes dall’informale al figurativo

FINO AL 27 OTTOBRE (TORINO) E ALL’1 DICEMBRE (MONFORTE)

E’ ben vero. A immergersi nel mondo di Mario Lattes (Torino, 1923 – Torino, 2001), quello espresso attraverso le sue opere pittoriche – ma anche attraverso i suoi romanzi e i numerosi racconti pubblicati fra il 1959 e il 1985 – non se ne esce mai a cuor leggero

In questo aveva proprio ragione il poeta e critico d’arte Libero de Libero quando, in relazione all’immaginario del pittore scriveva: “…certo, non è un luogo solare, e la traversata non è per sentieri docili né le soste avvengono lungo pianori sorridenti o in celestiali poggi. Ma le creazioni dell’arte non imbandiscono colazioni alle allegre scampagnate…”. E quelle di Lattes lo fanno ancor meno – assai meno- di tante altre. Uomo “solitario e complesso”, pur se dotato di un sottile ed amaro senso dell’umorismo e sicuramente fra le figure più eclettiche e di maggior spicco nel panorama artistico-culturale torinese del secondo dopoguerra (fu editore, scrittore e artista di frenetica e multiforme attività), a lui la Fondazione Bottari Lattes – presieduta da Adolfo Ivaldi e nata nel 2009 per volontà della moglie Caterina Bottari Lattes, proprio per mantenerne viva la memoria – dedica oggi due mostre illuminanti e ben curate: la prima, a Torino, nelle sale dello Spazio Don Chisciotte (in via Della Rocca, 37/b) fino al 27 ottobre e la seconda a Monforte d’Alba, nella sede della stessa Fondazione (in via Marconi, 16) fino al primo dicembre. Unico il titolo: “Mario Lattes dall’informale al figurativo”. Le rassegne assemblano infatti una sessantina di opere (molte inedite e mai esposte prima; a Monforte quelle di più grande formato, a Torino i lavori di minori dimensioni ) che cavalcano mezzo secolo di attività pittorica dagli anni Cinquanta ai Novanta, documentando i diversi modi espressivi e i numerosi interessi del pittore. Dalla breve parentesi informale a quel periodo “liberamente” figurativo, che Lattes manterrà nel corso degli anni, sia pure con valenze del tutto personali fortemente attratte da grafie espressioniste, graffianti e materiche, non meno che da suggestioni visionarie e fantastiche, tali da evocarne plausibili assonanze con l’opera onirica di Odilon Redon o del “pittore delle maschere” James Ensor. Al centro della narrazione, soggetto intorno a cui ruota nella sua complessità tutto il meccanismo espressivo, c’è sempre l’inquietudine e l’oscuro malessere del vivere quotidiano, quell’“epico senso dell’inconcludenza umana” in cui si riflettono memorie che sono atomi infiniti di dolore e, insieme, la consapevolezza della propria frammentata “identità ebraica”. Ma anche l’istinto e l’urlo di ribellione alla semplicistica volgarità delle mode, alle vie facili e al così fan tutti. Dagli oli agli acquerelli alle tempere fino alle tecniche miste ai collages e ai frottages (come anche nelle sue molteplici opere letterarie, patrimonio strettamente legato al mestiere pittorico), Lattes diffida sempre dei sentieri tracciati e se, in parte e a volte, ne porta addosso i segni di una sottile comprensibile fascinazione, non per questo scantona da un’inesauribile versatilità creativa che esercita in totale e liberatoria anarchia di mezzi e di pensiero. “Lattes è sempre là – annotava acutamente Marco Vallora – dove non te lo attendi, anche tecnicamente”. Tanto che, per carpirne a fondo il messaggio, occorre sempre indugiare prima di varcare la soglia – questo l’invito dello stesso pittore – e poi inoltrarsi “oltre lo specchio” senza però mai attendersi rassicurazioni né illusorie consolazioni.

Gianni Milani

“Mario Lattes dall’informale al figurativo”

Spazio Don Chisciotte, via Della Rocca 37/b, Torino; tel. 011/1977.1755

Orari: mart. – sab. 10,30/12,30 e 15/19 – Fino al 27 ottobre

Fondazione Bottari Lattes, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cn); tel. 0173/799282

Orari: lun. ven. 10/12 e14,30/17; sab. 10/12 e 15,30/18,30

Fino all’1 dicembre

www.fondazionebottarilattes.it

 

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Nelle foto

– “Senza titolo”, in mostra a Torino
-“Nudo di donna che dipinge”, 1989, in mostra a Monforte
– “Specchio”, 1969, in mostra a Torino
– “Senza titolo”, in mostra a Monforte
– “Cassettone”, 1966, in mostra a Monforte
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