Liste d’attesa, dibattito in Regione

Liste d’attesa in Sanità e mobilità di pazienti verso altre regioni. Questi i due argomenti principali trattati nel dibattito che è seguito alle comunicazioni dell’assessore alla Sanità Antonio Saitta, in seguito alla richiesta di Davide Bono (M5s). L’assessore ha ricordato gli sforzi fatti dall’attuale giunta per ridurre i tempi di attesa e ha riconosciuto l’esistenza del problema, spiegando che è stato dato il via a un programma – con 10 milioni di finanziamento – per migliorare in ogni azienda ospedaliera la situazione. A questo riguardo si veda il comunicato di Giunta.

Nel dibattito che è seguito alle comunicazioni, Bono ha sostenuto che “questa legislatura, come la precedente, si è distinta per l’aspetto ragionieristico, volto a raggiungere il pareggio di bilancio, perdendo però di vista il core business, cioè dare una corretta assistenza sanitaria ai cittadini. Non possiamo pensare di chiudere gli ospedali senza dare un’alternativa. Se tagliamo il personale, evidentemente si crea disallineamento tra la domanda di salute e la possibile offerta”. Bono ha aggiunto che esiste “uno studio dell’Ires fatto con le organizzazioni sindacali: svela che nonostante una diminuzione di prestazioni e di visite, sono aumentati i tempi di attesa. Vuol dire che stiamo perdendo pezzi di sanità”. Per Gianluca VIgnale (Mns) “il tema è spinoso e ha interessato tutte le amministrazioni regionali. Ma il fallimento attuale è dimostrato dal fatto che nel dicembre 2016 l’assessore Saitta ha presentato un piano di abbattimento delle liste d’attesa, prevedendo esattamente ciò che ci ha detto oggi. Passa un anno e il presidente Chiamparino si accorge che esiste un problema sulle liste d’attesa. Ora apprendiamo che parte una nuova indicazione da parte dell’assessore ai direttori generali. La situazione, dopo tanti annunci, non solo non è migliorata, ma è addirittura peggiorata. Cresce l’acquisto di sanità presso le altre Regioni e mentre noi eravamo abituati a vedere mobilità per interventi di media e alta complessità, oggi i piemontesi vanno fuori per esami banali. Per esempio un visita oculistica: qui ci vanno sei mesi”. Il dibattito proseguirà nella prossima seduta di Consiglio.

GM – www.cr.piemonte.it

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