Gennaio 2018- Pagina 34

Traffico ancora in tilt: sospesa la Ztl centrale ma le code chilometriche persistono

La voragine di Corso Regina, causata dal danneggiamento di un tubo dell’acquedotto, continua a creare enormi problemi alla viabilità del centro.

Continuano a persistere i grossi disagi al traffico causati dalla voragine che questa mattina, intorno alle quattro, si è aperta nel centro di Torino nel tratto di strada tra corso Regina e via della Consolata. Il problema è stato causato dallo scoppio di una tubatura della rete rete idrica Smat che ha provocato il cedimento del manto stradale, causando una profonda spaccatura proprio nella carreggiata centrale. Da questa mattina il traffico è completamente in tilt e la costante pioggia che ormai persiste da ieri, non facilita sicuramente la situazione. Si viaggia solo nei controviali e la polizia municipale ha provveduto a far spostare le vetture parcheggiate in modo da rendere un po’ più scorrevole il passaggio. Via Cigna e un lungo tratto di Corso Regina sono completamente congestionati mentre i sottopassi sono stati riaperti al traffico solo da un paio d’ore. I tram e i bus hanno ripreso a circolare intorno alle 10 di questa mattina ma la situazione è talmente difficile che la maggior parte dei mezzi rimane per ore imbottigliata nella lunga coda di auto. La polizia municipale regola il traffico soprattutto nei vari incroci, considerati i tratti più critici, mentre una ventina di uomini della Smat sono già al lavoro con le ruspe per cercare di raggiungere il tubo danneggiato e risolvere così il problema. La Ztl centrale è stata sospesa in modo da permettere l’utilizzo di “strade alternative” ma per il momento questa soluzione sembra non aver dato i risultati sperati. Paolo Romano, presidente della Smat, ha assicurato che entro la giornata di oggi i lavori per la riparazione del tubo saranno terminati; per quanto riguarda invece la “situazione viabilità” non è ancora possibile stabilire le tempistiche di riapertura del tratto stradale danneggiato.

Nosiglia ai lavoratori Embraco: “Risanare licenziando è come vendere la propria gente”

“Pensare di risanare l’azienda licenziando i lavoratori è come vendere la propria  gente. Non c’è democrazia, giustizia, equità o solidarietà senza lavoro. È una questione sociale da risolvere. Così l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia  ai cancelli dello stabilimento di compressori di frigoriferi di Riva di Chieri della Embraco. Nosiglia ha poi ha raccontato la propria esperienza di figlio di operaio della Piaggio di Pontedera, licenziato negli anni ’60, e su richiesta dei 537 lavoratori ha promesso di scrivere a papa Francesco sulla difficile situazione dell’azienda. L’arcivescovo ha voluto portare la vicinanza della Chiesa torinese al presidio dove  si sono presentati anche  gli assessori al Lavoro della Regione  Gianna Pentenero e del Comune di Torino Alberto Sacco. L’azienda ha prorogato  al 12 gennaio la chiusura collettiva utilizzando ferie e permessi. I sindacati sono però preoccupati che possa scattare la mobilità.

Il mistero nelle cose

FINO AL 21 GENNAIO

“Il gioco è una cosa seria”, era solito ripetere a commento delle sue immaginifiche e geniali “stramberie” il grande Bruno Munari. Parole che ben inquadrano nella sua multiforme creatività l’opera di uno dei massimi protagonisti della scena artistica novecentesca e che ci tornano alla memoria di fronte a ciò che troviamo scritto, brevi manu, da Sergio Saccomandi su un semplice foglio bianco riposto in bacheca e in bella vista fra le circa quaranta opere – dipinti e grafiche – ospitate fino a domenica 21 gennaio negli spazi della Casa del Conte Verde, in via Fratelli Piol a Rivoli. Classe ’46, torinese (ma da oltre trent’anni impegnato a inventarsi una nuova vita sui colli canavesani di Barbania), Saccomandi scrive nero su bianco: “L’arte è un gioco preso seriamente e non una cosa seria presa per gioco”. Saltellanti giravolte di parole assai affini a quelle di Munari se l’arte, per l’appunto, è da intendersi come “gioco”. Così come per l’eclettico artista milanese aveva da essere e com’è per Saccomandi. Un gioco dove finzione e realtà – sempre borderline – si intrecciano con garbata misura, ma con porte portoni e finestre tutte spalancate all’invenzione alla fantasia alla magia di voci e di suoni che arrivano non si sa da dove né da chi per raccontare mirabilia cariche di silente poesia e di mistero. Il “mistero nelle cose” appunto, come suggerisce il titolo della rassegna di Rivoli dedicata a Sergio Saccomandi, allievo all’Accademia Albertina di Paulucci e Calandri e già titolare della Cattedra di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Torino; pittore sicuramente fra i più interessanti e raffinati nel panorama dell’arte contemporanea (al suo attivo più di sessanta personali e moltissime collettive a livello nazionale e internazionale), ma anche da oltre quarant’anni “uomo di teatro”. Particolare non da poco per capire a fondo la sua pittura. Regista, scenografo e, lui stesso, attore (è fra i fondatori nel ’75 del Gruppo Teatro Specchio di Cirié), Saccomandi considera il teatro come il suo “amore clandestino”, in perenne ma benefico conflitto e confronto con la pittura, “l’amore di sempre”. Ecco allora i paesaggi (quelli canavesani soprattutto, ma anche gli arditi “capricci veneziani”) che trasudano mestiere e processi di segno e colore di impronta rinascimentale nella certosina perfezione e nell’assoluto rigore della complessiva composizione pittorica. Ma realtà assolutamente “spaesate”, surreali e improbabili, se fluttuanti su armoniose teorie di nuvole e cieli plumbei o su geometriche colline innevate o ancora su vuote e sontuose poltrone (il ciclo delle “sedie”) che tanto ricordano “Les Chaises” di Ionesco, pièce teatrale portata per altro dallo stesso artista in palcoscenico. Paesaggi come pagine di narrazione popolate di “strane”– pur se rigorosamente concrete e identificabili – presenze in primo piano, messe lì a bella posta per tirare la volata prospettica al nucleo centrale della scena: ambigue contraddittorie presenze che, di volta in volta, possono essere un gatto, un rospo, il muso dolce di una mucca che fa capolino a margine di un quadro, oppure un gallo, un oggetto d’arredo, segnali stradali accanto a materassi usurati, così come un cavolo o un uovo rotto “col tuorlo che pare galleggiare sull’albume” accanto a una caraffa che porta lo sguardo su una zuppiera emersa da un nero fondale (quinta teatrale) traboccante di spaghetti (o che altro?). Siamo davvero al “teatro dell’assurdo”. Tenuto in piedi dalla bravura di un “burattinaio” di eccellenza che cerca finanche, ma invano, d’ingabbiare la scena attraverso i virtuosismi di una linea bianca tracciata (parrebbe) per contenere in improbabili geometrie le forme nette, contestualmente inspiegabili, di un rompicapo per il quale non necessita poi tanto trovare il bandolo della matassa. Va bene così! Troppo grande è la suggestione di universi pittorici che ci fanno incredibilmente e piacevolmente volare in alto. Sù sù. Senza barriere né vincoli di confine. Totalmente liberi. In fondo, racconta lo stesso Saccomandi, “dipingere è come partire, buttare giù tutta la zavorra, essere leggeri leggeri, avere in tasca solo il biglietto dell’andata”. Per il ritorno, se proprio vogliamo, tocca a noi pensarci.

Gianni Milani

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“Il mistero nelle cose”

Casa del Conte Verde, via Fratelli Piol 8, Rivoli (Torino), tel. 011/9563020

Fino al 21 gennaio

Orari: mart. – ven. 16/19; sab. – dom. 10/13 e 16/19

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– Sergio Saccomandi: “A cena”, acrilico su carta, 2013

– Sergio Saccomandi: ” Verso l’alba”, acrilico su carta, 2012

– Sergio Saccomandi: “Controluce”, acrilico su carta, 2011

– Sergio Saccomandi: “Capriccio veneziano”, acrilico su carta, 2016

Il grande Basket visto dalla curva: FIAT Torino – Brescia

“Una Torino scettica rimane a bocca aperta per una squadra che sbalordisce, vince e convince, ottima in difesa e con un Banchi che orchestra la squadra come se l’avesse allenata da sempre! Ottimi tutti, forse una nota in più per Garrett e Akeem Olajannuzzi… (finalmente in fiducia e con buone iniziative). Ora il pubblico deve crederci un po’ di più e nonostante l’orario di ieri complicato seguire e sostenere la squadra anche in coppa!”… Già, questo è il commento di Simone dai Rude Boys che si riferiva alla partita di martedì scorso contro il Bayern Monaco, ma se pensiamo alla partita contro Brescia, potremmo quasi riapplicarlo, vista la qualità del gioco offerto dalla FIAT Torino in replica contro l’ormai ex-capolista… (tra l’altro, i tifosi di Brescia probabilmente non saranno scaramantici ma, insomma, un pochino se “la sono tirata” esponendo a Milano uno striscione con sopra scritto “credo che un sogno così non ritorni mai più” iniziando quindi una bella serie di quattro sconfitte in cinque partite…).

Continua quindi Torino a sorprendere gli scettici e tutti coloro che sperano in una sconfitta per poter dire “io l’avevo detto” come alcuni social riportano talvolta. In realtà molti commentatori indicano sempre come “serata nera” quella della squadra avversaria, ma ormai credo che sia giusto anche dare merito a Torino di aver fatto giocare male l’altra squadra e non serate sfortunate al tiro o “stanchezze” evanescenti”. Ormai è un fatto: Torino ha “annichilito” Milano, Reggio Emilia (in arrivo a Torino dopo 5 partite vinte in fila), il Bayern Monaco, e ora Brescia; non può essere un caso che contro Torino tutte le guardie avversarie siano scomparse, nell’ordine Theodore e Jerrels, Della Valle & Co., tutto il gruppo del Bayern, e buon ultimo Luca Vitali, apparso come semplice portatore di palla quando fino al giorno prima era dipinto come il novello Magic Johnson.

Diamo merito alla voglia di aiutarsi e le qualità difensive della FIAT e non solo delle capacità offensive che talvolta a Torino difettano ma che, quando si appalesano, rendono questa squadra quasi imbattibile.

“E che dire? Un Auxilium da 10 e lode trascinata da un Palaruffini calorosissimo, vero sesto uomo!”, questo il commento da Gianluca del Condove Club, che non può che essere condiviso visto il sostegno che la squadra ha trovato nei (pochi) momenti di difficoltà e che si vede necessita in quanto ormai più di un giocatore incita il pubblico, e sente il bisogno di un rinforzo in più trovandolo in ogni angolo (anche se un angolo in un palazzetto circolare è raro…) del campo di gioco.

E Simone aggiunge il suo commento anche per la partita di Brescia “Bravi tutti! Tutti bravi! Una Supertorino in cui è difficile trovare un migliore! Eccezionali e mai fuori concentrazione! Luca Banchi dirige come un’orchestra una squadra perfetta! Final 8! Grande Aux!”. E in effetti ormai il traguardo final 8 di coppa Italia è raggiunto con possibilità oscillanti tra il 5° e il 3° posto a seconda dei risultati dell’ultima giornata.

Sentendo i commenti televisivi in serata e i responsi giornalistici delle testate “più famose” bisogna però sottolineare una cosa: se Brescia fosse arrivata senza uno tra Vitali o Landry o similare… tutti a dare la colpa a questo fatto se avessero perso: ma Torino ha vinto senza quello che è una pedina superfondamentale per questa squadra, Trevor Mbakwe! E Torino ha vinto anche il confronto con i lunghi, tanto che coach Diana di Brescia ha tenuto molto in panchina i suoi lunghi fino a non farli più entrare a fine gara, tanta è stata anche in questo campo la superiorità dei nostri in questo ruolo: onore a Iannuzzi (finalmente grintoso e sorridente oltreché meritarsi ogni tipo di appellativo da Lebron a Olajuwon) e a Mazzola che continua a rivelarsi super prezioso spendendosi in ogni lato del campo. Il ritorno di Trevor aggiungerà ulteriore peso ad un reparto che continuando a giocare così diventerà un problema per tutti gli altri. Da ricordare e segnalare che contro Milano il reparto lunghi avversario aveva collezionato 13 falli commessi, quello del Bayern è sembrato normale e quello di ieri (Hunt e Ortner) una coppia di serie A2… .

“Vorrei rimarcare la prova di un giocatore spesso criticato: Iannuzzi; in due partite giocate in assenza di Mbakwe ha dimostrato di essere un valido giocatore di serie A, unendo qualità e quantità: il suo tiro dai 5 metri è ormai una “sentenza”ed in difesa non ha di certo sfigurato contro i lunghi di una squadra che punta all’Eurocup e contro quelli della squadra prima in classifica”, questo il commento tecnico di Mauro sulle buone prestazioni del nostro pivot che sta riemergendo alla grande!

“Merito a Torino di aver vinto una partita che sembrava impossibile facendo sembrare Brescia una squadra normale, e tutti, con un premio a parte a Patterson e Sasha, hanno fatto benissimo!” commento di Giovanni settore giallo. Chicche della serata: passaggio dietro la schiena di Sasha a Patterson nel primo quarto per un tiro da tre e lo splendido passaggio da top ten di Garrett per l’ultimo canestro della partita di Lamar, quasi una forma di rivalsa sportiva contro chi per tutta la partita non ha lesinato muscoli e mani addosso senza quasi mai vedersi fischiato fallo e, anzi, addirittura condonato per un’entrata “per far male” non ben vista dagli arbitri nell’ultimo minuto.

“Non pensavo che fosse possibile replicare la partita con il Bayern, ma il cuore messo in campo da tutti i giocatori è stato più forte delle avversità, non solo Trevor ma anche Washington a mezzo servizio. Bravi tutti e soprattutto Banchi, che sta dirigendo alla grande!” dice Sabrina dalla curva Guerrieri, e bisogna dire che se si gioca così sarà dura per tutti gli altri!

“Il mio più che un commento è un appello ai giocatori… che “si vogliano bene” tra di loro per costruire qualcosa di importante perché le qualità ci sono. Serve un gruppo unito con una mentalità vincente. Siamo sulla buona strada, direi, soprattutto dopo le ultime due vittorie casalinghe”. Questo il commento di Stefano, da tempo nel mondo del professionismo sportivo che ben comprende come solo la tecnica non basta per vincere, ma anche una salda unione e voglia di “soffrire” sia fondamentale.

Per ultimo, ma non ultimo, …un piccolo encomio anche a Poeta che ha effettuato un’entrata che credo vada al top delle azioni effettuate in maglia gialloblu con cambio di mano in volo da vero fuoriclasse! Se torna anche lui al suo livello allora Torino può guardare più lontano!

Paolo Michieletto

 

SCUOLA, RUFFINO (FI): REGIONE PIEMONTE NON STIA ALLA FINESTRA


Lancio un appello alla Regione Piemonte e all’assessore all’Istruzione affinché si facciano carico delle legittime richieste espresse dal mondo della scuola durante le manifestazioni avvenute  in tutto il Paese“. A sostenerlo la vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Daniela Ruffino, che ha partecipato insieme agli insegnanti allo sciopero ed é stata al loro fianco in delegazione sindacale dal Direttore dell’USR Piemonte Fabrizio Manca.


Oggi la scuola vive una situazione pericolosamente sospesa – spiega l’esponente regionale di Forza Italia -. una sorta di limbo, dove solo in Piemonte circa 900 insegnanti hanno un contratto di ruolo subordinato e sono privi di ogni certezza. Questi lavoratori hanno bisogno di una soluzione definitiva in modo da salvaguardare l’anno scolastico e il loro futuro professionale“.


Conclude Ruffino: “Reputo che la Regione abbia la possibilità, pur conoscendo le difficoltà nel legiferare a Camere sciolte, di dare un segnale politico a tutti quegli insegnanti che, essendo in possesso dell’abilitazione, chiedono la conferma del proprio ruolo con riserva dalle Graduatorie ad esaurimento a tempo indeterminato in modo da vedere garantita la continuità didattica. C’è stata una sentenza del Consiglio di Stato che mette in forse tutto il sistema; Paese civile deve intervenire per mettere in sicurezza il diritto alla continuità didatticaLa Regione faccia la sua parte per sensibilizzare il Governo ad intervenire visto che il problema è noto da tempo“.

 

Anacronismi, lentezze e mancanza di autenticità per il rapimento del rampollo Getty

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Ci può essere la curiosità, di derivazione gossipara, di andare a vedere Tutti i soldi del mondo per rendersi conto di quanto Ridley Scott abbia lavorato (9 giorni di riprese aggiuntive per 17 ore a giornata, non tacendo i dieci milioni di dollari sborsati per coronare l’impresa, già impiegati i trenta precedenti) cancellando e rigirando il ruolo del vecchio Paul Getty che era appartenuto a Kevin Spacey prima che i lampi del mondo hollywoodiano non esplodessero e non si tornasse a essere improvvisamente puritani, scacciando lontano da sé il reprobo macchiatosi per anni di abusi sessuali: sacrosanto dubbio finale, facciamo del cattivone tabula rasa perché con l’aria che tira gli incassi potrebbero andare un po’ storti, non per ansiosità morali. Così, come tutti ormai sanno, la palla è passata a Christopher Plummer che ha calzato come un soffice guanto il ruolo granitico, scolpendo tutta l’avidità (con la a minuscola) grigia di un uomo che si crede la reincarnazione dell’imperatore Adriano e si fa costruire la villa di Malibu ad immagine di quella antica diTivoli, che in albergo si lava calzini e mutande per risparmiare sulla lavanderia e in casa ha fatto installare una cabina telefonica semmai gli ospiti dovessero fare un’interurbana. E rendendo viva e vivifica una interpretazione che è un’ancora di salvataggio per l’intero film. Perché non sono soltanto le traversie della produzione a interessare, ma vivaddio pure quei risultati che colano allo stesso tempo buona professionalità e dabbenaggini, disaccordi temporali e narrativi, ridicolaggini, per non parlare di quel procedere lento e ripetitivo che esclude una guida che ben più fermamente, bisturizzando all’interno della vicenda, della società dell’epoca, dei rifiuti e dei compromessi, delle cilecche delle forze dell’ordine, avrebbe

dovuto reggere il gran materiale di cronache, di ricordi e di testimonianze a disposizione. Perché alla base ci sta la biografia Painfully Rich: the Outrageous Fortunes and Misfortunes of the Heirs of J.Paul Getty di John Pearson, inedita in Italia, cui s’aggiunse nel 2013 Uncommon youth scritto da Charles Fox, ovvero il giornalista statunitense che già all’epoca s’era occupato del caso, avendo di prima mano le parole degli inquirenti e dei famigliari, e raccolse poi dal rampollo della dinastia ad alto sapore petrolifero il racconto autentico e monologante del rapimento, sino al 2011, anno in cui – colui che aveva riempito le pagine dei giornali con la sua faccia, con il suo orecchio mozzato, con l’iniziale sospetto di un teatrino personalmente tirato su alla spicciolata per spillare un bel gruzzolo al nonno – era scomparso, cieco paralizzato e disartrico a seguito di un ictus che lo aveva colpito trent’anni prima.Questa la storia, che avrebbe potuto rivestire una incisiva correttezza cinematografica. Invece. Invece Ridley Scott dice di essersi ritrovato tra le mani una “splendida” sceneggiatura, quella di David Scarpa e di aver dato corpo a un soggetto che da anni avrebbe voluto affrontare. E allora disturbano perché davvero riempitive e non necessarie le scene iniziali nel deserto a spiegare come la ricchezza del Grande Vecchio abbia avuto origine; disturbano anche i particolari, se si pensa che il diciassettenne fu prelevato la sera del 10 luglio del ‘73 in piazza Farnese (sarebbe stato rilasciato il 17 dicembre, sulla Salerno-Reggio Calabria, scoperto tutto solo da un camionista di passaggio) e non di fronte a ruderi romani che fanno tanto affresco della capitale e in mezzo a un crocicchio di puttane dispensatrici di consigli morali, a protezione dell’infanzia; disturba, s’è detto, la lentezza e la ripetitività con cui è trascinata la vicenda, le telefonate tra mamma e rapitore (anche dal cuore tenero), gli incontri senza eccessivi scossoni emotivi dei tanti incontri tra mamma (papà, il II° della serie, è troppo occupato in Marocco a farsi di droga con l’amico Mick Jagger) e vecchio genitore, l’una troppo trattenuta, studiata a tavolino (Michelle Williams), l’altro un incrocio troppe volte tra un racconto natalizio di Dickens e Paperon de’ Paperon di disneyana memoria. Disturbano le scene ad effetto, il taglio dell’orecchio su cui la macchina da presa indugia o il disperdersi nel plumbeo cielo inglese dei fogli di giornale che la mater dolorosa ha mandato in regalo perché la controparte si possa rendere conto dello stato del sangue del suo sangue; sono fuori luogo, da cartolina del sud, i rapitori con aria truce ma anche con tarantella e tamburello neppure in grado di calarsi una calzamaglia sul viso quando accompagnano alla latrina il prigioniero, da debole raccontino come le comparse italiane ingaggiate per l’occasione. Siamo in pieno ridicolo con la scampagnata nel covo delle Brigate Rosse dello svogliato negoziatore Mark Wahlberg, pregasi suonare il campanello per ritrovare foto di Lenin e gagliardetti autoreferenziali, siamo all’imbroglio cinematografico se si pretende di far crepare, immerso tra i propri fantasmi notturni e tra i bagliori horror del camino, Getty I che invece se ne andrà al Creatore due anni dopo, con molte colpe (all’inizio fu la frase “ho 14 nipoti, se comincio a pagare per uno, finirà che me li rapiranno tutti quanti”) e poco ravvedimento: richiedendo indietro al nipote la somma sborsata (si era partiti da 17 milioni di dollari, si arrivò a poco meno di due miliardi di lire) con gli interessi del 4%. Ci si stupisce in ultimo che l’autore di Thelma & Louise, del Gladiatore e di Alien si sia lasciato aggrovigliare in un finale da copione televisivo, con vittime carnefici e soccorritori che si mettono a giocare a guardie e ladri sotto il protettivo suono delle pale degli elicotteri, che più arrivano i nostri! non potrebbe essere. È mancato lo studio di un grande tema come quello dell’Avidità (con la a maiuscola), analizzata con il Denaro che si fa Essere umano e privata di tutto un contorno che continua a saper troppo di facile caricatura, è mancata la profondità del racconto, pubblico e privato. O anche soltanto il buon senso.

Slavina su condominio a Sestriere

Nella serata di ieri una slavina ha colpito una casa di Sestriere, sfondando porte e finestre del condominio Bellenuove. Sono sette le famiglie evacuate dai carabinieri e dai vigili del fuoco, 24 persone, ma nessuno è ferito. Il palazzo ha subito danni seri  al piano terra e al primo piano, ed è stato dichiarato inagibile. La neve è entrata al primo piano e al seminterrato dell’ edificio, riempiendo porte e finestre e interessando locali comuni e appartamenti.

Zero Robotics Competition in finale a Torino

La competizione tra Scuole superiori di tutto il mondo porterà in città 150 studenti di tutta Europa 

GLI STUDENTI SI SFIDANO A COLPI DI PROGRAMMAZIONE

Aula Magna “G.Agnelli”, Politecnico di Torino, Corso Duca degli Abruzzi 24

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Un torneo tra studenti delle scuole superiori di tutto il mondo che si sfidano nella programmazione degli Spheres, piccoli satelliti sferici ospitati all’interno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La Zero Robotics Competition (http://zerorobotics.mit.edu/), organizzata per l’Europa da Politecnico di Torino, ASI, Università degli studi di Padova, Ufficio scolastico regionale del Piemonte e Rete Robotica a scuola, si concluderà quest’anno proprio al Politecnico, che ospiterà 150 dei ragazzi arrivati in finale, tra i quali anche gli alunni di tre scuole piemontesi. Gli studenti assisteranno in diretta all’ultimo torneo della competizione, che si svolgerà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e in collegamento con il MIT di Boston e con l’Università di Sidney, dove si troveranno per assistere alla finale gli studenti provenienti da Stati Uniti e Australia. La finale torinese è organizzata da Politecnico di Torino insieme ad AMMA, Camera di commercio di Torino, ITS Mobilità sostenibile Aerospazio Meccatronica, Unione Industriale di Torino, Turismo Torino e provincia.

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11 gennaio 2018, ore 13.15 – Il programma:

12.00
Arrivo degli studenti finalisti al Politecnico e visita all’esposizione dei lavori di gruppi di ricerca e team studenteschi in ambito aerospazio (Sala Consiglio di Facoltà)

13.15
Competizione (Aula Magna)
– Saluti istituzionali

– Presentazione degli astronauti della ISS e della missione

– Torneo finale della Zero Robotics Competition

– Premiazione

Il cinema del reale in Piemonte

Ripartono gli appuntamenti della rassegna gLocal Doc / Il cinema del reale in Piemonte, realizzata da Associazione Piemonte Movie, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte nell’ambito del Piemonte Cinema NetworkgLocal Doc è una vetrina del documentario e dei documentaristi piemontesi con incontri, presentazioni di progetti e proiezioni con l’obiettivo di valorizzare il ricco panorama del cinema del reale girato e prodotto in regione.

 

Le prossime proiezioni in programma al Cinema Massimo di Torino:

 

– Venerdì 12 gennaio 2018, ore 20.30

I’m in Love With My Car di Michele Mellara e Alessandro Rossi (Italia, 2017, 72’)

Proiezione introdotta dai registi con Paolo Manera, Gaetano Capizzi, Stefano Boni, Enrico Miletto e Donatella Sasso (autori del libro Torino città dell’automobile), Elena Testa e Alessandro Gaido.

Ingresso 6 € (ridotto 4 €)

Usando materiali d’archivio e interviste a scienziati, ingegneri, antropologi e piloti, il film indaga come le automobili hanno cambiato le nostre città, ma anche il modo di vivere e di pensare il mondo: il primo bacio sui sedili dell’utilitaria, i pomeriggi cullati dal ronzio della Formula1, il primo viaggio alla scoperta del mondo, l’esodo estivo, Stanlio e Ollio sulla piccola Ford T, il taxi giallo di De Niro, la spider in bianco e nero di Gassman e Trintignant e le auto nere di 007.

Più di ogni altra invenzione, in 100 anni, le automobili hanno antropologicamente cambiato la natura umana, ma l’uomo che si è modificato per adattarsi all’autovettura, presto dovrà nuovamente mutare: inquinamento, aumento dei costi dei carburanti e danni alla salute stanno accelerando questo processo di trasformazione sociale e sarà un cambiamento di vastissima portata.

I’m in Love With My Car è sviluppato con il contributo del Piemonte Doc Fund di Film Commission Torino Piemonte.

Il documentario sarà in replica lunedì 15 gennaio, ore 18.00, presso la Sala ‘900 del Polo del ‘900.

Materiale stampa completo > https://goo.gl/7MDTnH

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 Domenica 14 gennaio 2018, ore 20.30

Cinematografica Perona di Azzurra Fragale e Mauro Corneglio (IT, 2017, 41’)

ANTEPRIMA ASSOLUTA introdotta dai registi e da Lorenzo Ventavoli. Ingresso 6 € (ridotto 4 €)

I​l film ​delinea una riflessione sul rapporto tra cinema e comunità attraverso la storia della famiglia Perona, che da quattro generazioni gestisce cinema a Cuorgnè e da quasi un secolo è il punto di riferimento per tutti gli appassionati della settimana arte del Canavese. Seguendo Vilma, Gabriella, Chiara e Fernando Perona in un percorso di riscoperta di luoghi e memorie, il film racconta le storie di una famiglia che ha segnato la vita di un’intera comunità, attraverso le tre sale attive a Cuorgnè nel corso del ’900.

Nel Teatro Comunale ottocentesco si schiudono i ricordi dei film muti degli Anni ’20, con gli spettatori che incitano i cowboys durante gli inseguimenti. Al Cinema Perona, nuova sala all’avanguardia inaugurata nel 1949, approdarono i grandi film americani la stagione neorealista e la magia dei cartoni animati. La magia del cinema oggi continua al Margherita, dedicato alla memoria della nonna, che mantiene gli ampi spazi degli Anni ’70.

Cinematografica Perona è prodotto da Collettivo Cromocinque e con il contributo di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT e Archivio Mario L. G. Ceretto.

Dolce Crostata Bargiolina

crostata bargiolina

La mela renetta Grigia di Torriana e’ stata di recente inserita nel paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino tra le “antiche mele piemontesi”

 

La mela renetta Grigia di Torriana e’ stata di recente inserita nel paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino tra le “antiche mele piemontesi”. Coltivata a Barge (Cn) e dintorni questa mela ha come caratteristica la buccia rugginosa (rusnenta), un sapore dolce acidulo, polpa bianca, tenera, particolarmente adatta alla cottura in forno, succulenta su una base di pasta frolla.

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Ingredienti:

 

200gr.di farina 00

120gr.di burro

70gr. di zucchero

2 tuorli

1 pizzico di sale

2 cucchiai di marmellata di albicocche

2 cucchiai di latte

3 grosse mele renette qualita’ Grigia di Torriana

1 chiodo di garofano

½ limone

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Preparare la frolla impastando velocemente la farina con lo zucchero (60gr.), il burro freddo, i due tuorli e il pizzico di sale. Lasciar riposare in frigo almeno 30 minuti. Pelare le mele, tagliarle a cubetti, metterle in una ciotola, irrorarle con il succo di limone, il rimanente zucchero e il chiodo di garofano. Lasciar macerare 30 minuti. Stendere la frolla in una tortiera, bucherellare il fondo, spennellare con la confettura di albicocche, versare le mele a cubetti (togliere il chiodo di garofano) e formare una grata con la frolla rimasta. Spennelare con il latte, infornare a 180 gradi per circa 30 minuti. Lasciar raffreddare e servire, e’ buonissima.

 

Paperita Patty