Le icone di bellezza di Boldini alla Venaria

Per determinare il valore di un’opera d’arte non occorre che il soggetto sia “bello” in quanto un’opera è bella se c’è arte ossia stile ma, “ nel caso di Giovanni Boldini, la straordinaria avvenenza delle figure femminili tra realtà e artificio assume significato di valore aggiunto. All’insegna dunque del doppio concetto di bellezza è in corso, sino al 28 febbraio 2018 alla Reggia di Venaria, l’ampia antologica del pittore ambientata tra arredi, salotti Majorelle, manufatti Liberty e decò, vetri Gallè, filmati e fotografie delle dive del cinema muto che inseriscono i dipinti in un suggestivo spaccato d’epoca. Iniziando dalle opere ancora influenzate dal realismo antiaccademico dei Macchiaioli, frequentati in Firenze al caffè Michelangelo, si prosegue con l’arrivo a Parigi a contatto con l’Impressionismo e col gusto neo settecentesco presso la galleria Goupil; si continua con la rappresentazione dell’ambiente parigino durante la Belle Epoque tra fine ottocento e il 1914 allo scoppio della guerra. Boldini interpreta il periodo di pace, benessere e ottimismo nella città trasformata dal piano urbanistico di Haussmann in “Ville Lumiere”, capitale del progresso tecnologico, della cultura, della nuova società gaudente che affolla i boulevards i teatri, i caffè concerto. Ne viene svelato efficacemente lo spirito attraverso veloci vedute cittadine, un’umanità frenetica, cavalli sbuffanti che paiono sdoppiarsi nel movimento, avvolti in un’atmosfera rarefatta che fu definita a suo tempo “danzante come un giro di valzer”. L’ultima sezione presenta una splendida rassegna di molti ritratti di donne della ricca borghesia e della nobiltà che andavano a gara per essere immortalate dall’artista che le assecondava facendone emergere i desideri più intimi. Ritraendole in preziosi abiti in seta, taffetà, voiles, maliziose ed emancipate con audaci scollature che valorizzavano i candidi decolletes illuminati da lunghe collane di perle, eleganti nella gestualità di braccia nude e mani affusolate, le donne riscattavano i periodi vissuti all’ombra dei mariti. Desideri pienamente esauditi se, ancora oggi, a distanza di un secolo le facciamo rivivere attraverso i ritratti; dialoghiamo con la stupenda mademoiselle De Nemidoff, l’eccentrica Luisa Casati, la disinvolta Gabrielle De Rasty, la spumeggiante Marthe Regnier e infine con donna Franca Florio nel dipinto datato 1924 che altro non è che la revisione del primo del 1901 ritenuto troppo osè dal marito Ignazio. Molto devono le donne, divenute icone di bellezza, a Boldini che, a sua volta, attraverso loro, ha fatto esplodere il proprio stile personale fatto di veloci pennellate” a sciabolata” striscianti e argentee che hanno preceduto il Futurismo, di prospettive a zig zag a piani intersecanti, smaterializzando le figure nello spazio per renderle evanescenti eppure miracolosamente durature nel tempo.

Giuliana Romano Bussola

 

 

 

 

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