Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la Giornata internazionale contro la corruzione (9 dicembre), istituita nel 2003 dalle Nazioni Unite, quando è stata adottata la Convenzione ONU contro tale fenomeno. Essa costituisce un’importante occasione di riflessione sulla necessità di inquadrare la corruzione come un reato grave, che impoverisce il sistema Paese e favorisce le mafie. Tale necessità è resa ancora più urgente, in quanto la consapevolezza che la corruzione rappresenta una perdurante questione problematica, stenta ad affiorare alla coscienza collettiva degli italiani. Nonostante diverse convenzioni internazionali ne evidenziano la pericolosità sociale, nel nostro Paese rimane un crimine sostanzialmente impunito.
L’Italia insieme alla Grecia, è una delle democrazie occidentali con il più elevato livello di corruzione interna (Trasparency International). Risulta interessante confrontare l’indice di percezione della corruzione rilevato per l’Italia da parte degli investitori stranieri, con la percezione che ne hanno gli stessi cittadini italiani. Gli italiani risultano essere più preoccupati dai reati connessi alla sicurezza e all’immigrazione che piuttosto quelli legati al malaffare costruito sulle “tangenti”. Lo “scollamento”, tra le percezione dei paesi esteri e la sostanziale indifferenza nazionale al fenomeno della corruzione, deve far riflettere sull’importanza di informare e rendere i cittadini consapevoli dei guasti che essa produce, e che è un vero e proprio “costo” per la democrazia.
Ogni comunità educativa può apportare il proprio contributo attraverso l’educazione alla legalità e l’approfondimento delle discipline giuridiche ed economico/aziendali.
Stando alla più recente letteratura economica, la corruzione determinerebbe anzitutto una cattiva allocazione delle risorse: in sistemi altamente corrotti si privilegia la costruzione di opere inutili “cattedrali nel deserto”, invece di migliorare le infrastrutture esistenti, dato che quest’ultima attività veicola un minore volume di tangenti. Diffuse pratiche corruttive , specie nel settore degli appalti pubblici, tendono a premiare le imprese che sono competitive non in ragione dei principi di efficienza, bensì perché più disponibile alle dazioni illecite oppure perché criminali in quanto abbassano i costi utilizzando lavoro nero o materie prime scadenti. La corruzione altera le regole della concorrenza, incoraggia la crescita di fondi neri, sottraendo risorse all’economia pulita. I costi sociali della corruzione gravano di più sulle fasce deboli in quanto sono esse che si avvalgono dei servizi pubblici. Le discipline giuridiche ed economiche devono promuovere le competenze di cittadinanza attiva all’interno dei moduli di riferimento, attivando l’interesse degli allievi e rendendoli più consapevoli del fenomeno corruttivo. Allo stesso modo le discipline economico-aziendali devono approfondire l’argomento all’interno di diversi moduli del programma: (imprese, contabilità, bilancio d’esercizio e bilancio sociale), infatti, a monte di una corruzione, si colloca frequentemente- quando il privato corruttore è una impresa- il reato di falso in scritture contabili e, a valle, il delitto di riciclaggio. C’è tanto bisogno di un richiamo autentico all’etica che passi attraverso una serie di misure atte a restituire trasparenza, a partire proprio dai bilanci d’impresa. Quanto tempo occorre perché nei programmi di economia aziendale, occupi un posto centrale la redazione del bilancio sociale, per il riconoscimento dell’importante ruolo di responsabilità sociale dell’impresa moderna?
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani propone alcune attività didattiche e operative:
1) Analisi della correlazione negativa fra la corruzione e un insieme di indicatori dello sviluppo di un paese, come la libertà di stampa, la spesa pubblica per istruzione e ricerca, la spesa sanitaria, il livello di discriminazioni sociali, etnico -razziali o di genere.
2) Pene previste dal codice penale e quelle delle sanzioni inflitte in concreto.
3) La green corruption (l’ambiente a rischio corruzione)
4) Dalla terra dei fuochi, alla vicenda Mose, dalla TAV alle autostrade, dall’Expo fino alla ricostruzione dei paesi terremotati, la corruzione dilaga, apre ogni porta lubrifica gli ingranaggi, facilita il saccheggio a spese della collettività.
5) Come cambia il bilancio sociale per le aziende quotate in borsa, in base alla Direttiva europea 2014/95/UE: rendicontazione “non financial”. Lotta alla corruzione, tutela ambientale, benessere dei collaboratori, rispetto dei diritti umani, sono solo alcuni degli indicatori che affiancheranno dal 2017 i tradizionali parametri finanziari nel bilancio di esercizio.
6) Tangentopoli.
7) Film suggeriti “Il venditore di medicine” di Antonio Morabito; American Hustle di David O’Russel; “Un padre e una figlia” di Chistian Mungiu; “Le confessioni” di Roberto Andò Nell’inferno dantesco i corrotti affollano le Bolge
Leopardi (Operette morali)
A scuola, la cultura e lo studio conducono la riflessione fuori dai luoghi comuni dell’informazione frettolosa e dalla propaganda urlata: a scuola la logica di scambio e dei favori possono essere contrastati e rifiutati con successo. A noi docenti tocca il lavoro di costruire occasioni di riflessione , di partecipazione e di essere protagonisti nella costruzione di valori educativi in cui identificarsi, nella convinzione che la soluzione ai fenomeni come la corruzione non possono essere delegati solo alle forze dell’ordine e alla magistratura, ma che è necessario far crescere gli anticorpi più profondi in noi stessi e dunque nella società intera. Tante volte è avvenuto in passato che delle minoranze armate di una forte coscienza civile, hanno combattuto e denunciato certi intrecci criminali e poi in seguito hanno visto riconosciuto il loro punto di vista (ambientalisti, No-Tav, No Mose). Un dato che dovrebbe far riflettere sulla necessità del conoscere le conseguenze della corruzione nel mondo della scuola al fine di formare e sviluppare una coscienza civile.
Prof.ssa Daniela Provenzano
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
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