Novembre 2017- Pagina 28

Troppi 40 mila in piazza San Carlo, in procura gli interrogatori. Nei prossimi giorni la sindaca

Ieri in procura sono andati avanti gli interrogatori relativi all’inchiesta sulla morte di Erika Pioletti, la giovane donna rimasta vittima della drammatica sera del 3 giugno in piazza San Carlo, dove rimasero ferite altre  1500  persone per la calca. Emerge che il  progetto iniziale della proiezione della partita di Champions League prevedeva l’accoglienza di 47.500 persone e venne ridotta a 40 mila su  iniziativa della Commissione provinciale di vigilanza, l’organismo istituito della prefettura che svolse delle verifiche e diede agli organizzatori una serie di prescrizioni. La procura sta cercando di valutare se una presenza minore di persone avrebbe potuto evitare  la tragedia favorendo un deflusso più fluido dalla piazza.  Ascoltati funzionari comunali e di polizia. Nei prossimi giorni sarà sentita la sindaca Chiara Appendino.

 

(foto: il Torinese)

Un milione di euro contro la violenza di genere

In Piemonte ancora un milione di euro per contrastare la violenza di genere. La Giunta regionale del Piemonte ha approvato due delibere che si vanno a inserire nel sistema regionale di contrasto alla violenza sulle donne: «Si tratta di due provvedimenti che contribuiscono a rendere operativa la legge regionale 4 che abbiamo approvato l’anno scorso» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. «La prima delibera stabilisce i criteri per l’accesso ai finanziamenti destinati al sostegno di piani attuativi contro la violenza sessuale e di genere riguardanti la formazione del personale sanitario e sociale; l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa (anche con un accesso agevolato all’edilizia residenziale pubblica) delle donne vittime di violenza; l’elaborazione di una base dati unificata su questo fenomeno. I fondi che verranno assegnati sono pari a 934.000 euro» – ha continuato l’assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.

I fondi saranno così suddivisi:

  • – 130.000 per la formazione del personale sanitario e sociale

  • – 400.000 euro per l’inserimento lavorativo

  • – 350.000 euro per interventi di autonomia abitativa

  • – 53.400 euro per l’implementazione del sistema informativo

«La seconda delibera invece definisce i criteri per l’accesso al finanziamento per la realizzazione di interventi e attività sperimentali nei confronti degli autori di violenza di genere. Enti locali ed organizzazioni titolari dei Centri antiviolenza, del volontariato e della promozione sociale potranno presentare entro il 16 dicembre 2017 progetti riguardanti percorsi di sostegno psicologico, psicoterapeutico, psico-educativo per l’annullamento dei comportamenti violenti. La presa in carico degli autori di violenza non dovrà comunque costituire un’alternativa alle procedure giudiziarie nei casi di reati. I fondi che verranno assegnati sono pari a 115.600 euro» – ha continuato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.

«Il contrasto alla violenza di genere è una priorità della Regione Piemonte e in questi anni lo abbiamo dimostrato con i fatti. Il nostro obiettivo è creare un sistema regionale che operi a 360° partendo dal sostegno ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Queste due azioni sono in continuità con la programmazione regionale e si integrano anche con il percorso di informazione e sensibilizzazione che stiamo portando avanti incontrando ogni settimana le operatrici di un centro antiviolenza presente sul nostro territorio» – ha concluso Monica Cerutti.

Ferruccio Piana, la “maschera” del cine-teatro Sociale

Un lavoro oscuro, quello della “maschera” del cinematografo ma, leggendo il racconto di uno di loro, anche ricco di sorprese e mai noioso. Ferruccio Piana, nel suo “La maschera racconta” , agile libro in cui narra trent’anni di storia del Cinema Teatro “Sociale” di Omegna, accompagna il lettore dentro questo mondo. Strutturata la trama narrativa come fosse un film, Ferruccio ( classe 1938, da Fornero in Vallestrona ma ormai omegnese di diritto)  inizia dal primo tempo, parlando del pubblico, del palcoscenico e dello storico “cineforum” del giovedì, con alle spalle mezzo secolo di proiezioni. L’ironia e l’arguzia caustica di Piana prendono forma e sostanza nel “secondo tempo”, come nel caso dell’incontro con Paolo che, rischiando di essere scoperto dalla fidanzata mentre assisteva ad una pellicola a “luci rosse”, impietosito il bonario Ferruccio, venne “aiutato” a svignarsela dalla porta di sicurezza che dà sul retro del cinema. Così, salvò la storia d’amore dei due e poté godere a suo modo, da frequentatore di feste e d’osterie, della riconoscenza dell’incauto giovanotto. Stupendo il racconto dell’esame a Torino per conseguire il patentino di operatore di cabina cinematografica e delicatissimo quello dei “saggi consigli” che Ferruccio, dimostrando una sensibilità fuori dal comune, ha sempre saputo dare a chi che avesse bisogno. Arricchito dalle belle foto di Enzo Franza, il libro di Ferruccio Piana è un prezioso contributo alla storia di una vera e propria istituzione culturale non solo omegnese come è il cine-teatro Sociale, costruito nel 1902 dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso e , come già citato, ospitante uno dei Cineforum più importanti d’Italia per qualità delle pellicole proposte e per numero di soci. Non a caso parte del ricavato delle vendite del libro è stato destinato a sostegno della campagna di raccolta fondi che ha reso possibile l’installazione del nuovo sistema di proiezione digitale. Ma è la conclusione delle “confessioni” di Ferruccio ad offrire l’immagine più bella e più vera del suo essere “la maschera del cinema”. Eccone un brano: “Come vedo io i film? La prima volta seguo la trama; la seconda volta ascolto la musica, cioè la colonna sonora…la terza volta guardo la scenografia: come è bella quella casa, come è tenuto bene quel giardino, come sono posteggiate le automobili; la quarta volta, la più bella, mi sostituisco all’attore protagonista e in questo modo ho girato tutto il mondo…e quante donne ho incontrato, le più belle dell’universo. A sognare non si fa peccato ed è tanto bello”. Come il piccolo Totò di “Nuovo Cinema Paradiso”, il capolavoro di Tornatore, Ferruccio Piana ha accompagnato quasi per mano intere generazioni davanti al grande schermo del “Sociale”. E se un giorno qualcuno pensasse ad un riconoscimento anche per loro, le “maschere”, Ferruccio avrebbe buon diritto di riceverlo.

 

Marco Travaglini

Fois e la Grazia perduta

Un omaggio  all’unico premio nobel femminile italiano con una serata e un reading ispirati al “romanzo in forma di teatro” Quasi Grazia Sabato 18 novembre – ore 21 Biblioteca MoviMente piazzale 12 maggio 1944, 8 – Chivasso. Ingresso libero

Riscoprire Grazia Deledda insieme a Marcello Fois e al suo “romanzo in forma di teatro” Quasi Grazia con un incontro e un reading organizzati dal Premio Italo Calvino e dal Festival I luoghi delle parole. Sabato 18 novembre alle ore 21, negli spazi della biblioteca MoviMente di Chivasso, verrà reso omaggio all’unico premio Nobel femminile italiano a partire dalle pagine di un testo teatrale concepito per fornire un ritratto “in carne e ossa” della Deledda donna e scrittrice. Ad affiancare Marcello Fois nella riscoperta del valore letterario e della carica profondamente attuale di un’autrice troppo a lungo sottovalutata, saranno presenti Mario Marchetti, presidente del Premio Calvino, e le attrici Federica Bonani ed Eleni Molos, che proporranno alcune letture dal testo dello scrittore nuorese. «La mia idea, direi la mia ossessione, era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione “semplicemente” letteraria, quanto di una rappresentazione vivente». È con queste parole che Marcello Fois descrive il senso di Quasi Grazia (Einaudi, 2016), il testo teatrale con cui ha voluto celebrare una scrittrice che, ad oltre ottant’anni dalla morte, non ha ancora ricevuto il giusto riconoscimento, e di cui è necessario non solo rileggere l’opera, ma anche ricordare e ripercorrere l’esistenza: quella di una donna anticonformista, volitiva, troppo moderna per il suo tempo, e insieme, influenzata in modo profondo dai legami con una famiglia che osteggiò la sua vocazione letteraria, e con una terra, quella sarda, che non smise mai di chiamarla a sé. In Quasi Grazia, Fois fa emergere una Deledda intima, raccontandola attraverso tre momenti decisivi della sua vita. La immagina a Nuoro, la mattina in cui, a 29 anni, decide di lasciare la Sardegna e tutto quello che l’isola rappresenta; a Stoccolma, nel 1926, prima del conferimento del Nobel; a Roma, nel 1935, nell’ambulatorio medico in cui le viene diagnosticato il tumore che, un anno dopo, la porterà alla morte. Insieme a Grazia, Fois presenta le figure che più condizionarono la sua vita: la madre Francesca, che non condivise il suo entusiasmo per la letteratura e, anzi, osteggiò sempre il suo sogno di diventare scrittrice, e il marito Palmiro Madesani, che al contrario, si dedicò con tutto se stesso ad aiutare la moglie a realizzare la propria vocazione. Tre momenti, quelli immaginati da Fois, che permettono di seguire le tracce della vita di Grazia Deledda – della sua vocazione letteraria, della sua dedizione alla scrittura e della sua perseverenza all’interno di un contesto che non le riconosce il suo valore, del sodalizio con il marito Palmiro – ma che conducono anche a riflettere e interrogarsi sulla scrittura, l’amore coniugale, il ruolo della donna e il senso del fare artistico.  Quasi Grazia, per la regia di Veronica Cruciani e prodotta da Sardegna Teatro, ha debuttato a Nuoro il 27 settembre 2017. A interpretare il ruolo di Grazia Deledda Michela Murgia, al suo esordio sulla scena: «sarda, scrittrice e attivista per i diritti delle donne, era ideale per generare un effetto doppelgänger».

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Marcello Fois (Nuoro 1960) vive e lavora a Bologna. È un autore prolifico, non solo in ambito letterario, ma anche in campo teatrale, radiofonico e della fiction televisiva. Esordisce nel 1992 con il romanzo Picta, vincitore del Premio Italo Calvino. A questo sono seguiti numerosi altri libri, tra cui Nulla (Il Maestrale, 1997, Premio Dessì), Sempre caro (Il Maestrale – Frassinelli 1998, Premio Scerbanenco-Noir in festival e Premio Zerilli-Marimò, poi ripubblicato da Einaudi nel 2009), Gap (Frassinelli, 1999), Sangue dal cielo (Il Maestrale – Frassinelli, 1999), Dura madre (Einaudi, 2001), Piccole storie nere (Einaudi, 2002), L’altro mondo (Frassinelli – Il Maestrale, 2002), Materiali (Il Maestrale, 2002), Tamburini (Il Maestrale, 2004), Memoria del vuoto (Einaudi, 2007, Premio Super Grinzane Cavour, premio Volponi e premio Alassio), Stirpe (Einaudi, 2009), Nel tempo di mezzo (Einaudi, 2012, finalista al Premio Strega e al Premio Campiello), L’importanza dei luoghi comuni (Einaudi, 2013), Luce perfetta (Einaudi 2015), Quasi Grazia (Einaudi, 2016), Del dirsi addio (Einaudi, 2017).

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MARCELLO FOIS E LA GRAZIA PERDUTA: ALLA RICERCA DI DELEDDA DONNA E NARRATRICE

con Marcello Fois e Mario Marchetti, letture di Federica Bonani ed Eleni Molos

a cura del Premio Italo Calvino e del Festival I Luoghi delle Parole

sabato 18 novembre – ore 21 Biblioteca MoviMente – piazzale 12 maggio 1944, 8 – Chivasso

ingresso libero

www.premiocalvino.it

programma del Festival: http://www.associazione900.it

 

CAMBIO AL VERTICE DEL COMANDO MILITARE ESERCITO PIEMONTE

Al Circolo Ufficiali dell’Esercito di Torino di Palazzo Pralormo, alla presenza del Vice Comandante delle Truppe Alpine per il Territorio, Generale di Divisione Massimo PANIZZI e delle altre Autorità civili e militari locali, si è svolta la cerimonia per l’avvicendamento del Comandante del Comando Militare Esercito (CME) “Piemonte”. Il Colonnello Fulvio MARANGONI, che rimarrà nella storia del Comando come il “primo” Comandante del CME “Piemonte”, nato il 5 luglio 2016 dalla “riconfigurazione” del Comando Regione Militare Nord, lascia la guida del Comando territoriale piemontese, dopo poco più di 16 mesi, al suo parigrado Colonnello Andrea MULCIRI, proveniente dal Comando Brigata Alpina Taurinense, dove ha ricoperto l’incarico di C apo di Stato Maggiore Il Colonnello Fulvio MARANGONI, nel suo intervento, ha dichiarato “desidero ringraziare il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico, il Generale di Divisione Massimo Panizzi, Vice Comandante del Territorio del Comando Truppe Alpine, qui presente sia per la fiducia accordatami nel conferirmi un incarico cosi prestigioso sia per l’ampia libertà di azione concessami” – “Un grazie allo staff tutto, civile e militare, e ai miei familiari qui intervenuti a cui va tutto il mio riconoscimento ed affetto per il sostegno morale e materiale costantemente offerto”, e ha concluso il suo intervento augurando, al collega e amico Colonnello Andrea MULCIRI, di ottenere soddisfazioni e successi nel nuovo e prestigioso incarico. Il Colonnello Andrea MULCIRI, nel suo discorso ha ringraziato tutti i convenuti e per le continue testimonianze di affetto nei confronti dell’Istituzione militare e ha espresso tutta la sua volontà di adoperarsi per assolvere a questo compito così importante – “ Vi assicuro che con umiltà e spirito di servizio impegnerò tutto me stesso, ogni mia capacità ed ogni energia nell’assolvere questo importante compito ”, e ha continuato dichiarando che “ sono certo che sapremo mantenere alto il prestigio che da sempre caratterizza questo Comando e incrementare i già ottimi rapporti esistenti tra la realtà militare, le istituzioni e la società che ci ospita ed alla quale siamo orgogliosi di appartenere”. Il Generale Massimo Panizzi a sua volta ha ricordato quanto il Piemonte, culla dell’Esercito Italiano, continui ad essere un territorio centrale per l’Esercito. “ La Brigata Alpina Taurinense, il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, lo stesso Comando Militare Piemonte e gli altri Comandi, Enti e Reparti che insistono nella Regione, testimoniano la presenza importante della Forza Armata in quest’area e l’impegno nel mantenere vive le più pure tradizioni militari.” Il Generale ha ringraziato il Colonnello Marangoni per gli eccezionali risultati ottenuti nel corso della sua lunga carriera in Italia e all’estero e per lo straordinario impegno profuso nella gestione delle numerose e complesse attività territoriali portate avanti nel corso del suo mandato, sottolineandone la serietà, la totale dedizione al servizio e l’altissima professionalità mostrate, “tratti distintivi di un vero Soldato e di un moderno Dirigente”.

Docenti della Disciplina dei Diritti Umani per le discipline giuridiche

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani nel rinnovare con forza la propria istanza di estendere l’insegnamento delle discipline giuridiche in tutte le scuole , in particolare nelle scuole di primo grado, vuole esprimere il proprio pensiero in merito alle recenti iniziative del Ministero in materia di Cittadinanza e Costituzione.

E’ noto a tutti come il Coordinamento abbia concluso ogni suo intervento e ogni sua comunicazione evidenziando l’importanza dell’educazione al rispetto delle regole, fin dalla più tenera età. Nel mese di aprile di quest’anno, in seguito alla manifestazione contro tutte le mafie svoltasi a Locri, il Coordinamento ha ritenuto di scrivere al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Istruzione sottolineando ulteriormente il ruolo fondamentale che i docenti di diritto hanno in questo compito delicato, senza con ciò voler sminuire il ruolo dell’intero corpo docente, ma rivendicando le competenze specifiche degli stessi che li potrebbero e li dovrebbero rendere protagonisti tanto di un insegnamento curriculare quanto coordinatori di tutte le iniziative che riguardano la legalità.

E’, infatti, importante che la scuola venga potenziata nella sua offerta formativa e, indiscusso e indiscutibile il lavoro encomiabile e gli sforzi profusi dagli insegnanti di tutte le discipline, in particolare Noi insegnanti di diritto potremmo sostenere ulteriormente e validamente, data la specificità della nostra materia, il compito affidato a ciascun docente. Perché per divenire cittadini consapevoli si deve procedere a piccoli passi e fin da bimbi, comprendendo che il rispetto delle regole è alla base della convivenza pacifica e civile. Siamo certi che un progetto siffatto non potesse non essere stato valutato allorché nel 2015 è stato avviato un piano di assunzione che ha segnato l’ingresso a scuola di migliaia di docenti di diritto, ma dobbiamo constatare che molti di essi, purtroppo, a distanza di due anni dal loro ingresso nel mondo scolastico, si trovano sconsolatamente e soltanto ad effettuare sostituzioni di colleghi, mortificati nella loro dimensione umana e professionale. Eppure la strada sembrava proprio orientata nel senso giusto. Molti di Noi furono assegnati alle scuole medie e lavorarono con entusiasmo a contatto con i più piccoli che accolsero la novità in maniera estremamente positiva.

Cosa è successo? Cosa si è interrotto? Perché non si è ritenuto di proseguire sulla strada intrapresa? Perché oggi si parla reiteratamente dell’importanza dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, prevedendo anche un colloquio in sede di esami conclusivi del primo e del secondo ciclo, ma pervicacemente non si vuole attribuire ai docenti di diritto l’insegnamento della loro materia ? Perché si insiste nel voler attribuire una materia che rientra nelle nostre specifiche competenze a docenti rispettabilissimi e preparatissimi, ma non formati come Noi all’insegnamento delle materie giuridiche? Perché, ancora, con tutte le risorse umane e professionali di cui dispone la scuola , si privilegia la scelta di cercare all’esterno gli esperti che dovrebbero insegnare la cultura della legalità? Non ritenete che per tutti Noi sia mortificante? Non ritenete che sia giunta l’ora di darci il giusto rango nell’ottica del piano di educazione alla legalità ed in relazione agli obiettivi dell’Agenda 2020?

Perché? Attribuire l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione ai docenti di diritto è fisiologico e consentirebbe, peraltro, a tantissimi docenti di fare rientro nelle loro realtà dalle quali si sarebbero anche allontanati con entusiasmo se nella loro nuova destinazione avessero avuto, e avessero, la possibilità di svolgere concretamente un lavoro che li gratifichi professionalmente. Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere un incontro al signor Ministro per discutere le problematiche inerenti a tali argomenti.

Prof.ssa Elisabetta Barbuto

Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

 

Il papà della ragazzina morta nell’incidente: “Ero io alla guida”

Dramma nel dramma di una famiglia, si è assunto la  responsabilità dell’incidente avvenuto mercoledì , Roberto Montrucchio, di  41 anni, residente a Gassino, il papà della tredicenne morta  in seguito a quell’incidente stradale. L’uomo ha chiamato i  carabinieri e una volta verificata la dinamica dell’accaduto, lo hanno denunciato per omicidio stradale il 41enne. La famiglia mercoledì sera viaggiava su una Mini, che ha tamponato un’altra vettura che stava facendo inversione di marcia. La ragazzina tredicenne era  sul sedile posteriore senza le cinture di sicurezza. Dopo le dichiarazioni del padre le accuse nei confronti della  madre della ragazza, che  era stata iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Ivrea, ora non hanno più ragion d’essere. Martedì a Gassino si terranno i funerali della ragazza.

 

(foto: archivio)

Ucciso soffocato con una busta di plastica

Un uomo di 60 anni, Mauro Mattioda, è stato ritrovato questa mattina senza vita dai carabinieri in una casa della frazione Spineto di Castellamonte. Aveva un sacchetto di plastica avvolto in testa e sarebbe stata la sorella 64enne – che soffriva di forti crisi depressive – a ucciderlo. La donna è stata fermata e sono in corso le indagini  dei carabinieri della compagnia di Ivrea. A dare l’allarme ai carabinieri è stata un’amica della sorella, che le avrebbe confessato di avere soffocato il fratello.

I ritratti “musicali” di Harari

FINO AL 24 DICEMBRE ALLO “SPAZIO DON CHISCIOTTE” DI TORINO 

“Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è / Sulle panchine in piazza Grande…”: versi e note indimenticabili che ti prendono al cuore ogni volta che ti piovono addosso, dedicate dal grande Lucio Dalla alla “sua” piazza Maggiore, quella che per i bolognesi doc (com’era lui) é appunto piazza Grande, la più bella del mondo, con quell’imponente Basilica di San Petronio dalla facciata “che sembra un campo arato”, ultima grande opera tardo-gotica d’Italia (1390) e sesta Chiesa per dimensioni più grande d’Europa. E Dalla è ancora lì. Per tutti noi. In mezzo alla piazza, cappottone e coppola d’ordinanza, occhialini al naso e in primo piano il volo frenetico e scomposto di colombi che sembrano volergli rubare la scena e che lui osserva con aria lievemente ironica e stupita. E’ il rapido flash, uno dei tanti, di una vita fermata in corsa. Semplicemente una foto. Sicuramente fra le più suggestive di quelle realizzate fra il 1976 e il 2013, da Guido Harari – uno dei fotografi più famosi della storia della musica mondiale – portate in mostra a Torino, fino al 24 dicembre, nelle sale dello “Spazio Don Chisciotte” della Fondazione Bottari Lattes, in via della Rocca 37b. Origini egiziane (nasce al Cairo nel ’52), Harari vuole letteralmente stupire e incantare il pubblico torinese, attraverso una mostra che si prefigge d’essere, ad un tempo, “sonora” e di “grande impatto visivo”: ad accompagnare le cinquanta foto esposte è infatti una continua e suggestiva colonna sonora formata dai brani realizzati dagli artisti ritratti (autentiche leggende del rock, del jazz e del pop) colti in rapide istantanee e in espressioni “spesso inattese, su set spesso improvvisati”, immagini colte al volo, rubate in velocità o, in alcuni casi, frutto di complicità e lunga collaborazione fra fotografo e soggetto. “Il tutto all’insegna – sottolinea lo stesso Harari – della mia inesauribile curiosità di conoscere e fissare in un’immagine la persona che si cela dietro il personaggio”. In “Wall of Sound” (titolo della rassegna che recupera lo stesso titolo della mostra en plein air organizzata a MonforteArte nel 2007 e che vuole rendere omaggio alla particolare tecnica di registrazione musicale sviluppata nei primi anni Sessanta dal produttore discografico americano Phil Spector) troviamo così un’affascinante panoramica, lunga oltre quarant’anni, di artisti che vanno –solo per citarne alcuni – da Fabrizio De André (di cui Harari è stato per anni fotografo personale ) a Lou Reed, a Giorgio Gaber, a Bob Dylan fino a Patti Smith, a David Bowie e a Bob Marley, così come a Vinicio Capossela, ai Pink Floyd e ai Queen, a Frank Zappa, a un improbabile stregonesco Paolo Conte e a un ombroso con sigaretta fra le dita Nick Cave o al Blasco – Vasco Rossi che con ironia sbeffeggia da par suo l’obiettivo. O chi ci sta dietro. O noi. O il mondo intero. “Dietro ogni scatto – scrive delle fotografie di Harari Carlin Petrini c’è una storia, una storia di volti che abbiamo mitizzato e che Guido ha saputo cogliere con spontaneità e leggerezza, garbo ed eleganza, tratti che rappresentano la sua cifra stilistica”. E un lungo lavoro, diventato sublime mestiere attraverso una serie di passaggi importanti (la realizzazione di copertine di dischi e reportages per artisti di fama internazionale, oltreché la pubblicazione di diversi libri e la presenza in importanti eventi espositivi a lui dedicati in Italia e all’estero), fino al suo “radicamento” nel territorio albese, dopo anni trascorsi a Milano, e all’apertura nel 2011 proprio ad Alba della sua “Wall of Sound Gallery”, interamente dedicata alla fotografia musicale. E a chi gli chiede qual è il suo scatto del cuore, risponde serafico: “Le mie foto preferite sono quelle legate al guizzo di inaspettata intesa con il soggetto”. Quella scattata ad Ennio Morricone, ad esempio, che “insofferente alla macchina fotografica, ebbe l’idea di nascondersi dietro una porta, lasciando visibili soltanto i suoi inconfondibili occhiali come sospesi a mezz’aria” o come quella con Rita Levi Montalcini, “trasformata quasi in rockstar grazie al suo giubbottino di camoscio scuro” che la rendeva “così diversa dall’immagine composta e rigorosa che offriva sempre in pubblico”.

Gianni Milani

 

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“Wall of Sound 10”

Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes, via della Rocca 37b, Torino, tel. 011/19771755-1; www.fondazionebottarilattes.it

Fino al 24 dicembre

Orari: martedì – sabato, ore 10,30 – 12,30 e 15 – 19

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Le foto:

– Guido Harari: “Lucio Dalla”

– Guido Harari: “David Bowie”
– Guido Harari: “Paolo Conte”
– Guido Harari: “Nick Cave”
– Guido Harari: “Vasco Rossi”

Il declino di Torino

Periodicamente se ne parla, in particolare quando succede un qualche fatto che riporta l’attenzione dell’opinione pubblica e degli organi d’informazione. Naturalmente ci sono opinioni diverse nell’individuare responsabilità, dimensioni e punti di partenza. Ancora recentemente uno dei quotidiani cittadini ha ripreso la questione con i soliti interventi. Contemporaneamente, come ogni anno, la Fondazione Rota con il suo rapporto annuale ha fornito una fotografia chiara della situazione della nostra città. Ora, più che riprendere le varie posizioni  – “è tutta colpa di Chiamparino e dei debiti fatti per le Olimpiadi!”  “No, con quegli investimenti si è cambiato il volto della città!”  – oppure, tesi sostenuta per cinque anni dall’ex Sindaco Fassino “Torino non è in declino ma è prima in questi settori: ecc… ” con un per altro elenco discutibile – possono essere invece utili alcuni dati: Torino perde continuamente abitanti (circa 880.000 nel 2017) con l’età media che aumenta. Importanti società pubbliche e private, nel silenzio delle Istituzioni e della politica, come Telecom e Fiat hanno trasferito la loro sede legale. L’azienda dei trasporti, GTT (con il suo Presidente all’attenzione della cronaca per i fatti dell’ex capo di Gabinetto dell’attuale Sindaco di Torino), è sull’orlo del fallimento . Il Salone del Libro ha bisogno di un salvataggio, pena anche per esso il fallimento. La disoccupazione giovanile è al record nel nord Italia, con quasi la metà dei giovani con meno di ventiquattro anni che non studia e non lavora. Il reddito procapite dei torinesi è oramai quasi allineato alla media nazionale. Ad esempio, Milano ha un reddito doppio della media nazionale. I poveri a Torino (fonte Caritas), sono ormai centomila e sono raddoppiati negli ultimi dieci anni. In questo quadro a tinte cupe potrei continuare con ulteriori accenni: una Regione indebitata, con una guida diciamo non incisiva ed una giunta che in diversi elementi fa rimpiangere quella precedente, Torino guidata da un Sindaco dimostratosi clamorosamente incapace ed inadeguata, al di là della sua giovane età . Su tutto appare evidente l’inadeguatezza complessiva della classe dirigente cittadina e la mancanza, elemento determinante, di una “visione” e di un progetto che si pongano l’obiettivo del rilancio della Città.