Il detto che vuole l’Italia dei cento campanili e delle differenze tra regione e regione e tra città e città trova la conferma nel diverso trattamento riservato agli automobilisti, quando utilizzano le autostrade e le tangenziali. I romani, ad esempio non pagano il pedaggio per utilizzare il GRA (Grande Raccordo Anulare), così i catanesi per la loro tangenziale ed in parte anche i milanesi. I torinesi, invece, pagano tanto e da tanto tempo. Nel frattempo negli scorsi decenni, più o meno intorno agli anni ’90, le società di gestione delle autostrade da pubbliche sono diventate praticamente private, incamerando cospicui utili sulle spalle dei già tartassati automobilisti. Per esempio, la concessione trentennale dell’ATIVA, scaduta il 31 agosto 2016, è stata prolungata (e meno male che una direttiva europea vieta questo tipo di proroghe!) e si è in attesa di una gara che dovrebbe riguardare tutto il sistema autostradale piemontese – oltre trecento chilometri – più la Torino-Piacenza fino al 2030. Molti automobilisti, per evitare il pedaggio dei molti, troppi caselli, escono e rientrano in tangenziale, scaricando così sui Comuni della cintura inquinamento ambientale, acustico e traffico. Questo ha determinato che siano stati depositati sia in Consiglio regionale sia in alcuni Comuni della cintura una serie di ordini del giorno e di mozioni, in cui si chiede lo spostamento del tal casello, l’arretramento o l’eliminazione di quell’altro . Di questo si parlerà in un convegno organizzato dall’Associazione Metro Rivoli venerdì 10 novembre alle ore 20.30 a Rivoli. Ciò che fino ad ora è mancato è la semplice richiesta, scaduta la concessione trentennale di ATIVA, che ha ampiamente pagato e strapagato l’opera, di eliminare i caselli ed i pedaggi con i relativi problemi. Meno traffico significa meno inquinamento e più salute. Qualcuno avrà il coraggio politico e civile di fare una proposta del genere? Lo vedremo nei prossimi mesi. Di autostrade torneremo, prestissimo, a parlare.
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