Ottobre 2017- Pagina 32

Quando il portinaio Cgil boicottò i socialisti…

50 ANNI FA L’EPISODIO DELL’URNA RUBATA

Fra qualche settimana, a fine novembre, ricorrerà il cinquantesimo anniversario di un evento che, a suo modo, è entrato nella storia dell’Italia contemporanea: l’occupazione a Torino dell’allora sede delle Facoltà umanistiche, Palazzo Campana.

Fu il primo episodio importante della nascita di quel che fu chiamato il Movimento Studentesco. Il maggio francese venne sei mesi dopo. Da lì partirono molte vicende, non sempre positive.   Ma ne riparleremo nella data giusta. Oggi vorrei raccontare un episodio minore, dell’ottobre del ‘67, ricordato da pochi ma che ebbe il suo significato e segnò la mia formazione politica.

50 anni fa gli studenti universitari, o almeno quelli politicizzati, si organizzavano in associazioni che concorrevano alle elezioni degli organismi rappresentativi studenteschi. Da destra a sinistra esistevano il FUAN (neofascisti), il Viva Verdi (monarchici, guidati da Luigi Rossi di Montelera, poi deputato DC), l’Associazione Goliardica Italiana (liberali, fra cui ricordo Diego Marconi e Mercedes Bresso), l’Intesa (cattolici, con molte personalità di spicco, fra tutte Beppe Gatti, poi consigliere comunale di Torino per la DC e alto dirigente), e infine l’Unione Goliardica Italiana, che, dopo essere stata originariamente un’associazione unitaria con personalità come Pannella Occhetto e Craxi ai vertici, organizzava ormai solo gli studenti di sinistra.

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Nell’UGI di Torino militavano studenti comunisti, socialisti, psiuppini, nonché molti “cani sciolti”. All’inizio dell’anno accademico un congresso fra gli iscritti doveva eleggere i nuovi dirigenti. Nell’ottobre del ‘67 si riunì l’assemblea alla Camera del Lavoro, che allora era in via Principe Amedeo (oggi trasformata in un magnifico palazzo di appartamenti, di proprietà dell’INPGI). I socialisti negli ultimi anni a Torino erano in minoranza, pur essendo l’UGI nazionale guidata da un socialista lombardiano, Marcello Inghilesi. Ma fra le matricole io avevo fatto molto lavoro organizzativo e quell’anno le new entry cambiavano gli equilibri. In assemblea si votava per appello nominale e voto segreto, con una grande urna in fondo al salone. I dirigenti di maggioranza (Luigi Bobbio, proprio oggi purtroppo improvvisamente scomparso, Massimo Negarville, erede eretico di un’importante famiglia comunista, Laura Derossi, Giovanni De Luna e molti altri che divennero illustri esponenti della sinistra extraparlamentare) nel corso dell’assemblea, man a mano che i votanti si avvicinavano all’urna, si resero conto di rischiare di non vincere il congresso.   Allora successe il patatrac. L’appello era arrivato alla lettera V.

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Di colpo andò via la luce. Nel buio fitto l’urna con le schede votate fu trafugata e quando la luce tornò il congresso fu sospeso e rinviato ad altra data. Era successo che il portinaio della CGIL, allertato del rischio che gli odiati socialisti potessero vincere il congresso, aveva tolto la corrente. Negarville molti anni dopo ammise di aver fatto sparire l’urna con le schede. Qualcun altro, che non cito per non far polemica, se ne vantò. Erano le avvisaglie della teoria, che divenne ben presto prassi, del superamento della democrazia elettiva, sostituita dalla democrazia assembleare (che scimmiottava i soviet).  All’epoca avevo 19 anni e, insieme ai miei compagni, una cieca fiducia nella democrazia e nel rispetto delle regole. Fu una grande delusione. Ci battemmo per difenderle. Poco più di un mese dopo ottenemmo l’ultimo successo: l’avvio dell’occupazione delle aule di Palazzo Campana fu deliberata con votazione a scrutinio segreto, con larga partecipazione. Dopo di allora il movimento, di assemblea in assemblea, rinunciò a regolarsi e prese altre strade. Primo embrione di una cattiva cultura, che degenerò fino ai terribili anni ‘70. Ma è un’altra storia. L’episodio dell’urna rubata mi rimase impresso nella memoria, insieme alle tante elucubrazioni che provavano a giustificarlo. E mi convinse che nella contrapposizione fra “democrazia sostanziale” e “democrazia formale” solo la seconda, anche se meno ammantata di romanticismo rivoluzionario, garantisce la libertà di tutti.

Se ci si ferma per governare lo status quo

LA NOTA DI COTA

Torino è una città in declino. Non lo dice solo chi è politicamente schierato contro lattuale Giunta Appendino, ma è un tam tam che si avverte anche in quel milieu salottiero che aveva appoggiato lascesa dellattuale sindaco. Si tratta di uno dei primi segnali di crisi del sistema di governo dei 5 Stelle e della loro politica fatta di molti slogan, di molta ideologia e di poca prospettiva? Certamente si. Ma lanalisi rischia di essere molto incompleta. Se Torino, oggi, è una città che si trova un po’ isolata e lontana dalle grandi partite ,la colpa  non è solo dellAppendino, ma di una tendenza isolazionista che si è sviluppata soprattutto negli anni in cui ad un certo sistema piaceva molto crogiolarsi nella costruzione dei falsi miti. Sono arrivate le olimpiadi, è arrivata lalta velocitàè stata ristrutturata la Reggia di Venaria. Finite le novità, che cosa rimane? Perché Torino non si è veramente integrata nella grande area urbana ed industriale del nord? Ricordo lo slancio con il quale da Presidente della Regione avevo inaugurato la stazione di Porta Susa e varato i piani a sostegno delle nostre imprese e della loro innovazione. Era stata approvata anche la riforma sanitaria per modernizzare un sistema ospedaliero decisamente obsoleto. Dopo pochissimo tempo, sono cominciati gli attacchi ed è stata perpetrata una delle operazioni politicamente più vergognose che si possano immaginare. La verità è che molte cose si sono fermate, perché è più importante governare lo status quo. Cioè controllare il declino.

Roberto Cota

Subièt in festa con Sua Maestà il Bollito

Il Sindaco Paolo Montagna, l’Assessore Angelo Ferrero, il Tesoriere della Pro Loco di Moncalieri Salvatore Cisano, i Consiglieri Lucio Feletti, Augusto Mellina e Vincenzo Ramello, il Presidente dell’Associazione Macellai Giorgio Tesio ed il Presidente del Circolo Culturale Saturnio Wanda Sorbilli per il Museo dji Subièt hanno presenziato  lunedì 9 ottobre alle ore 12, alla Conferenza Stampa della Fëra dji Subièt e Sua Maestà il Bollito, tenutasi presso la Sala Matrimoni del Comune di Moncalieri, dov’è stata ufficialmente presentata l’edizione 2017 della  fiera.

Con il contributo ed il patrocinio del Comune di Moncalieri, che l’ha resa evento istituzionalizzato dal 2017, e con il patrocinio della Regione Piemonte, la Fëra dji Subièt e Sua Maestà il Bollito si colloca come di consueto nella terza domenica del mese di ottobre, con due giornate di tradizioni ed enogastronomia nel Centro Storico di Moncalieri. Sabato 14 ottobre, dalle ore 19 alle ore 24, il Grande aperitivo musicale con gli Harmony Show inaugura l’edizione 2017 dell’attesa manifestazione autunnale in Borgo Navile (Piazza Caduti della Libertà); anche quest’anno la conduttrice torinese Elia Tarantino sarà presente con le telecamere del suo programma Bazar, trasmesso su una quarantina di emittenti locali in tutto il territorio italiano. Domenica 15 ottobre l’apertura è prevista alle ore 10, con l’esibizione dell’Associazione Filarmonica Moncalieri e l’animazione in costume nelle vie del centro storico a cura di Nobiltà Sabauda. Le classi sono protagoniste alle ore 10.30 con la premiazione del XII Concorso “Il Fischietto nella scuola”, in Piazza Vittorio Emanuele II.

A partire dalle ore 11 i visitatori possono poi spostarsi a Borgo Navile per il clou della giornata e la distribuzione del bollito, sino ad esaurimento scorte. Nel pentolone ormai noto ai moncalieresi sono cucinati circa 1.500 kg di ottimi tagli di carne per bollito, bovina (punta, scaramella, muscoli, cappello del prete, testina, lingua) e suina (cotechino); il tutto accompagnato da bagnetto verde e rosso, insalata, pane e vino.

A Borgo Navile, in Via San Martino e in Piazza Vittorio Emanuele II numerosi stand, enogastronomici e non solo, partecipano inoltre all’evento con le loro specialità, garantendo una variegata offerta di prodotti.

Alle ore 11.30 l’arte si fa strada al Museo dji Subièt, situato a Palazzo Alfieri di Sostegno in Via Real Collegio 20: aprono al pubblico le mostre “I fischietti delle scuole” e “Passione” con le porcellane e le ceramiche di Mariangela Cavazzin Morello.

La Fëra dji Subièt di Moncalieri fu istituita nel 1286 da Amedeo V di Savoia come fiera commerciale e con il passare dei secoli mantenne la sua importanza acquisendo il nome di “Fëra dji Subièt” nel 1865, anno in cui Torino abbandonò il ruolo di capitale del nuovo Regno Italiano in favore di Firenze. Moncalieri cessò di essere la dimora estiva dei Savoia e il malcontento si acuì proprio in occasione della “fëra”; i fischietti, inizialmente utilizzati in segno di protesta e disapprovazione, non appena gli animi si placarono divennero con il tempo sinonimo di festa ed allegria, nonché di attrazione commerciale. Oggi, a distanza di centocinquant’anni, il Circolo Culturale Saturnio continua a mantenere viva la tradizione dei fischietti proprio con il Museo dji Subièt, aperto nell’ottobre del 2006 e tuttora attivo nell’ospitare tutti gli amanti di questo patrimonio storico, culturale ed artigianale. Alle ore 12.30 l’attenzione torna in Piazza Vittorio Emanuele II per il Gemellaggio con la Pro Loco di Pragelato, che per l’occasione propone al pubblico le gofree. Nel pomeriggio grande spazio ai bambini e alla loro creatività, con il laboratorio per la realizzazione artigianale di un fischietto presso il Museo dji Subièt e la golosa merenda in collaborazione con gli studenti dell’Istituto Alberghiero e il Lions Club Moncalieri Castello.

Alle ore 16 è poi in calendario nelle vie del centro lo spettacolo “La Cindarella” a cura del gruppo storico Nobiltà Sabauda: un’originale versione della favola di Cenerentola con un finale a sorpresa.

La Fëra dji Subièt e Sua Maestà il Bollito, edizione 2017, si conclude alle ore 20 in Borgo Navile (Piazza Caduti della Libertà) con la Cena a base di Gran Fritto Misto Piemontese a cura della Taverna Frà Fiush con lo chef Ugo Fontanone: antipasto a sorpresa, gran fritto misto alla piemontese, semifreddo al torrone, acqua e vino.

 

ferasubietbollito@diecicento.it

 

Esercito: i 60 anni di stelletta del 12° corso

A Palazzo Arsenale, sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, gli ufficiali del 12° corso dell’Accademia Militare hanno celebrato i sessant’anni trascorsi dalla nomina a Sottotenente. Accompagnati dai propri familiari, con la commozione e l’orgoglio di chi a distanza di tanti anni ritorna nei luoghi dai quali ha mosso i primi passi di una vita dedicata al Paese, gli ufficiali del 12° hanno partecipato a un serrato programma di iniziative. Dopo il saluto del Comandante della Scuola, generale di corpo d’armata Claudio Berto, e la Santa Messa officiata dal cappellano militare don Maritano, i partecipanti al raduno hanno assistito a una conferenza del professor Bruno Barberis studioso della Sacra Sindone. Particolarmente toccante la deposizione della corona ai Caduti, circostanza nella quale sono stati ricordati anche gli ufficiali del 12° “andati avanti”. Fra di essi, come più volte ricordato dal generale Enzo Conte, il capo corso del 12° tenente generale Luigi Giovenale per tutti esempio di generosità, professionalità e dedizione al dovere. La firma dell’albo d’onore dinanzi alla Bandiera d’Istituto ha consentito ai presenti di ricordare i valori supremi che quotidianamente ispirano i soldati in armi e in congedo nell’assolvimento dei propri compiti. A suggellare il profondo significato di una giornata trascorsa non soltanto all’insegna dei ricordi, la presenza di numerosi ufficiali del 197° corso “Tenacia”, da pochi giorni giunti alla Scuola di Applicazione. Ad accomunare la saggezza degli ufficiali del 12° e l’entusiasmo dei ragazzi del 197° la fierezza di servire in armi il Paese: una consapevolezza dalla quale discende quell’orgoglio che i sessant’anni trascorsi non hanno per nulla scalfito.

 

Locatelli (Prc-Se): sindaca Appendino, basta prese in giro. Giù le mani dagli asili nido comunali!

Sia chiaro, se la Giunta Appendino pensa di risparmiare sul bilancio comunale bloccando assunzioni e appaltando ai privati la gestione degli asili nido la risposta non potrà che essere a muso duro. Molto più di quanto lo sia stato con il predecessore Fassino che pure intraprese a suo tempo l’esternalizzazione di un certo numero di asili nido come mezzo per ridurre le spese di bilancio. Oggi è ancora peggio. Si parla di tagli drastici di personale, tramite il blocco del turn-over di 44 educatrici e 69 insegnanti in meno andando, in conseguenza di ciò, ad una privatizzazione generalizzata della rete degli asili nido comunali. Se queste dovessero  essere le scelte della Giunta retta dal M5S la risposta non potrà che essere molto decisa e dura. Bisogna finirla di prendere in giro le cittadine e i cittadini con promesse puntualmente disattese. Gli asili nido e le scuole d’infanzia comunali non si toccano!

Ezio Locatelli

Segretario provinciale Prc- Se

Mirafiori, muore operaio ditta esterna

Un incidente sul lavoro o un malore? Un operaio italiano di 45 anni è morto nel complesso Fiat  Mirafiori. Si tratterebbe, in base alle prime notizie, di un manovratore di una società esterna che si occupa delle manovre dei treni nel raccordo ferroviario del Drosso. Le cause  del decesso sono  da stabilire, sul posto sono accorsi i  vigili del fuoco e i tecnici dello Spresal. Sembra che avesse finito di caricare delle bisarche, ma sul corpo non sarebbero stati trovati segni di schiacciamento.

I vari volti della polis nella mostra “Polisgraphics

Arte e grafica rappresentano il fil rouge della mostra dal titolo “Polisgraphics”, che apre battenti l’11 ottobre prossimo presso il Miaao, Museo di Arti Applicate, nella galleria Sottana. Si tratta di una dichiarazione di intenti attraverso la quale si vogliono documentare alcuni lavori realizzati a partire dagli inizi del XXI secolo da ventisette grafici, artisti, illustratori, architetti e designer italiani sul ruolo della polis intesa nell’accezione più ampia del termine, come città, comunità, democrazia, autonomia e quale radice etimologica del termine “politica”. Una coppia di artisti formatisi per l’occasione, Mauro Buccico e Mario Cresci, invita a prendere in considerazione la tradizione come rivoluzione, in una lettura diversa e avanguardista della cultura popolare. Un trio formatosi in occasione della mostra, composto da Marco Calabrese, Alessandro Scali e Mauro Gottardo, illustra prove di passaggio dal digitale all’analogico e al pensiero manuale, attraverso un apparecchio steampunk come il Giphoscope, creato e fabbricato dai primi due, accanto agli stupefacenti disegni di Gottardo. Nelle loro opere la polis risulta sovrappopolata e degradata, come si era configurata negli anni Sessanta, destinata a essere occupata da nuove comunità di mosche, piccioni e topi. Anche il tema del genere viene trattato nella mostra, in particolare da tre artisti in modo diverso. L’attivista lesbica Mary Tremonte, discepolo della studiosa femminista Silvia Federici, ha realizzato risografie e serigrafie per Queer Scouts; Franco Ferrero ironizza su un certo immaginario maschile, e il designer Andrea Vecera denuncia le terribili violenze subite dalle donne. E lo fa con un’opera dal titolo “Ipazia” che descrive la donna attraverso gli occhi di alcune protagoniste femminili che hanno subito violenze. Si tratta di un progetto finanziato dal Programma Operativo della Regione Piemonte e cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo, finalizzato a favorire l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza, attraverso la realizzazione di percorsi integrati di inserimento socio-lavorativo, in cui per le donne vittime di violenza sia anche possibile acquisire consapevolezza, serenità e riappropriarsi della dignità. Andrea Vecera è oggi uno dei più eclettici designer torinesi. Laureatosi in Design Industriale al Politecnico di Torino, con il quale tuttora collabora, ha da sempre nutrito una profonda passione per le arti visive, mostrata già dai suoi primi lavori esposti in alcune mostre d’arte. Oltre a essere un artista grafico, realizza oggetti di design anche industriale ed ha ottenuto importanti riconoscimenti, vincendo il primo premio internazionale Hp hand project design 2008 promosso da Hewlett -Packard e, nel 2007, il Silver Award nella competizione di giovani talenti Samsung Young Design Award, con il progetto “hiRec-produt recorder”, e nel 2008 il primo premio per il merchandising ufficiale di Torino World Design Capital.

Mara Martellotta

 

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MOVIMENTO ANIMALISTA NON PUÒ APPOGGIARE GOVERNO A GUIDA RENZI

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Il Movimento animalista non potrebbe appoggiare un governo di centrosinistra, perché sarebbe imperniato sul Pd e su Renzi “che ha condotto in porto provvedimenti devastanti per la difesa dei diritti degli animali e, con il suo governo e con la fotocopia Gentiloni, ha già dimostrato di non tenere in alcun conto le nostre istanze”. E poco importa se il premier non fosse Renzi, “perché Renzi guida il partito, vediamo ogni giorno il suo programma e che politica fa”. Lo ha detto la presidente nazionale del Movimento, on. Michela Vittoria Brambilla, ospite di Maria Latella su SkyTg24.

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La risposta alla domanda della conduttrice è netta: “Ho detto e ripeto – spiega l’ex ministro che non facciamo alleanze a tavolino ma tutto dipende dai programmi, e proprio per questo oggi non sarebbe possibile appoggiare un governo a guida centrosinistra, il programma di Renzi lo vediamo tutti i giorni da quasi cinque anni, Stiamo ai fatti: Renzi non ha alcun rispetto per le nostre istanze, anzi il suo governo e ora quello fotocopia di Gentiloni hanno attuato una sistematica politica di “distruzione” della protezione animale. Hanno condotto in porto provvedimenti devastanti per la difesa dei diritti degli animali: l’abolizione del Corpo forestale dello Stato (scelta che sarà sottoposta al vaglio della Corte costituzionale), l’eliminazione della Polizia provinciale (specializzata nella vigilanza venatoria), l’improcedibilità per “tenuità del fatto” (che di fatto regala l’impunità a chi maltratta o uccide un animale), il via libera alle leggi regionali che prevedono stragi di ungulati(dai cinghiali ai caprioli), la legge sull’eradicazione della nutria, il parziale mantenimento della barbarie dei richiami vivi (si possono ancora allevare uccelli a questo scopo), il “regalo” prereferendario alle doppiette del Trentino-Alto Adige che ora possono sparare anche a specie non cacciabili altrove, come stambecchi o marmotte, la controriforma dei parchi naturali, che consente ai cacciatori di metterci piede, e il folle piano per la caccia selettiva al lupo, fermato per ora dalla mobilitazione dei cittadini. E potrei continuare con l’ambiente, dalle trivelle in giù. E voglio sorvolare sui suoi proclami per promuovere la strage degli agnelli a Pasqua o in difesa della bistecca fiorentina Figuriamoci se noi possiamo allearci con chi ha realizzato questa bella sfilza di provvedimenti. Al contrario, abbiamo accolto a braccia aperte esponenti del Pd delusi dal governo più antianimalista della storia repubblicana”. E se il premier non fosse Renzi? “Non cambierebbe nulla. Renzi è il segretario del partito, decide lui che politica fare e noi vediamo ogni giorno che politica fa”.

Ritorno alle origini per la “De Sono”

 
Martedì 10 ottobre 2017 ore 19.30 (conferenza) e ore 20.30 (concerto)
Conservatorio «Giuseppe Verdi», piazza Bodoni 6, Torino


Tre storici borsisti dell’Associazione, una prima esecuzione assoluta e un informale incontro con gli artisti prima del concerto – davanti a un caffè offerto al pubblico da Lavazza – sono i tratti distintivi dell’appuntamento che martedì 10 ottobre 2017 apre la nuova stagione di concerti della De Sono. Sono infatti il violinista Giacomo Agazzini, la violoncellista Claudia Ravetto e il pianista Gianluca Angelillo gli strumentisti che alle 20.30 saliranno sul palco del Conservatorio «Giuseppe Verdi» di Torino: tutti beneficiari di una borsa di studio nei primi anni Novanta – tra il 1990 e il 1995 Agazzini si è perfezionato insieme agli altri membri del Quartetto di Torino a Fiesole e Stoccarda, Ravetto dal 1994 al 1995 ha studiato a Mannheim, mentre Angelillo ha frequentato il leggendario Conservatorio Čajkovskij di Mosca tra 1989 e il 1994 – svolgono oggi un’intensa attività concertistica oltre a essere titolari di cattedre di insegnamento in Conservatorio. Un concerto che non solo vuole attingere all’ormai ingente patrimonio di circa 250 borsisti sostenuti in quasi trent’anni di vita della De Sono, ma un’esemplare testimonianza di come Francesca Gentile Camerana, che della De Sono è fondatrice e direttore artistico, abbia sempre interpretato il legame tra l’Associazione e i giovani da essa sostenuti come un rapporto proiettato nel tempo, che non si esaurisce nella semplice erogazione di un sostegno finanziario durante gli anni di studio.

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Il programma della serata si snoda tra il barocco e la musica contemporanea, attraversando Romanticismo e Novecento storico. Si parte da Robert Schumann e i Sei studi in forma di canone op. 56; scritti originariamente nel 1845 per uno speciale tipo di pianoforte dotato di pedaliera, sono qui presentati nella trascrizione per pianoforte, violino e violoncello di Theodor Kirchner, amico e ammiratore della famiglia Schumann. Lavoro poco noto ed eseguito tra quelli che compongono il catalogo delle opere del compositore di Zwickau, rispecchiano mirabilmente gli interessi di Schumann per la polifonia, il quale proprio in quegli anni era alla ricerca di una sintesi tra le istanze della scrittura contrappuntista e quelle della sensibilità romantica. Un balzo nella Torino contemporanea ci porterà poi ad ascoltare in prima esecuzione assoluta la composizione di Andrea Chenna …di vento, di tempo e di suono…, 5 poesie per violino, violoncello e live electronics, che lo stesso autore descrive così: «Cinque poesie, lette dai loro rispettivi autori. Cinque poeti che affidano al microfono una possibile interpretazione, una tra le tante, infinite, però preziosissima perché arriva da chi su queste parole ha lavorato, ha cesellato, ha cancellato, ha sofferto. Ho preso queste registrazioni e ho scritto dei pezzi in cui i due musicisti (ma in realtà sono tre, perché sul palco ci sarà anche un vibrafono automatico, che suona proprio da solo e sarà incaricato di metterci in comunicazione con il mondo in cui ora abitano i poeti) fanno musica con le voci degli scrittori, con i loro ritmi e le loro intonazioni». La scrittura polifonica domina anche i tre successivi brani che aprono la seconda parte del concerto, con i Contrappunti n. 1, 17 e 4 tratti dall’Arte della fuga BWV 1080 di Johann Sebastian Bach, ultima fatica del compositore rimasta incompiuta (Bach si fermò a metà del ventesimo Contrappunto dei 24 programmati), in cui il concetto stesso di polifonia si spinge alle sue più estreme conseguenze consegnandoci un’opera senza destinazione d’organico. Chiude la serata il Trio in la minore op. 120 di Gabriel Fauré, composto a Parigi nel 1922 dal compositore ormai in età avanzata, due anni prima della morte e due dopo essere andato in pensione dalla carica di direttore del Conservatorio di Parigi che ricopriva dal 1905. Si tratta di un’opera ancora legata all’estetica impressionista, noncurante dell’eredità lasciata nel 1918 dalla morte di Debussy.

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Con questo concerto si inaugura infine un nuovo ciclo di incontri introduttivi affidati ad Andrea Malvano, che da quest’anno prendono il nome di Caffè con…, in virtù della collaborazione avviata con Lavazza, che in occasione di ogni incontro offrirà al pubblico una tazzina di caffè. Gli incontri si svolgono nella Saletta «Alfredo Casella» al primo piano del Conservatorio con inizio alle 19.30 e vedranno il coinvolgimento dei musicisti e dei compositori protagonisti del concerti. Il concerto e la conferenza, come di consueto, sono a ingresso libero.

I concerti e le attività 2017-2018 sono resi possibili grazie al sostegno dei Soci, degli Amici e di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, Camera di Commercio di Torino, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Maserati, Fondazione Giovanni Agnelli, Reale Mutua, Banca Patrimoni Sella, Sadem Arriva, Ersel, Buzzi Unicem.

 
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Obesity day, una giornata all’ospedale Mauriziano di Torino

L’ospedale Mauriziano di Torino partecipa alla campagna nazionale “Obesity Day”. Martedì 10 ottobre dalle ore 9 alle ore 16, presso l’ospedale Mauriziano di Torino, la Struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica (diretta dalla dottoressa Anna Demagistris) sarà a disposizione dei cittadini. Sarà attivo un punto di incontro nell’area adiacente l’Aula Carle. Saranno presenti medici dietologi, dietisti, allievi del corso di laurea in Dietistica dell’Università di Torino. Sarà possibile rilevare i parametri del peso, dell’altezza e della circonferenza dell’addome per stabilire l’adeguatezza del peso corporeo e saranno fornite informazioni sull’alimentazione e sullo stile di vita utilizzando l’opuscolo informativo “ le dieci cose da fare non fare, dire o non dire, per prendere nel verso giusto una dieta”. Verrà inoltre proposto un questionario sulle conoscenze ed abitudini alimentari.L’ADI, Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, ha promosso per il 10 ottobre una giornata nazionale di sensibilizzazione nei confronti del sovrappeso e dell’obesità. Il tema per l’edizione del 2017 è “Salute InForma, Dieta Mediterranea Regionale”. L’Obesity day 2017 si pone come obiettivo quello di pubblicizzare l’identità e le diversità dei sistemi alimentari regionali. Recuperare e mantenere la biodiversità agraria e la diversità degli animali d’allevamento è fondamentale nel garantire la vita dell’essere umano sulla Terra. In Piemonte, secondo lo studio PASSI, il 30% degli abitanti sono sovrappeso ed il 10% sono obesi. Ne sono più colpiti i maschi e le persone con un’età compresa tra i 50 ed i 70 anni. Il cardine della prevenzione e della terapia dell’obesità è un equilibrio alimentare accompagnato da uno stile di vita attivo che preveda la pratica di almeno 150 minuti di attività fisica alla settimana. Il compito delle Strutture di Dietetica e Nutrizione Clinica del Servizio Sanitario Nazionale è di garantire ad ogni utente un intervento adeguato dal punto di vista nutrizionale, volto a prevenire e curare situazioni patologiche anche gravi, legate allo stato di nutrizione, per le quali sia stata dimostrata un’efficacia dell’intervento nutrizionale.

 

(foto: il Torinese)