Protagonisti il prof. Alessandro Barbero, ordinario di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, il prof. Marco Di Giovanni docente di Storia contemporanea all’Università di Torino e il prof. Giovanni Cerino Badone aggiunto di Storia moderna all’Università del Piemonte Orientale
La battaglia di Caporetto fu una dolorosa sconfitta o una disastrosa disfatta? In concomitanza con i cento anni dalla “dodicesima battaglia dell’Isonzo” la Scuola di Applicazione dell’Esercito ha dedicato a questo evento l’appuntamento culturale di ottobre, con l’intento di indagare una delle pagine più dibattute della nostra storia. Protagonisti il prof. Alessandro Barbero, ordinario di Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale, il prof. Marco Di Giovanni docente di Storia contemporanea all’Università di Torino e il prof. Giovanni Cerino Badone aggiunto di Storia moderna all’Università del Piemonte Orientale. Il generale di corpo d’armata Claudio Berto, Comandante per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito ha introdotto i relatori ricordando come “la conoscenza della storia militare rappresenti un elemento irrinunciabile per il bagaglio culturale di ciascun soldato”. Nel corso del dibattito sono emerse interessanti riflessioni sulle premesse, sulla condotta e sulle conseguenze di una battaglia che più di altre ha segnato una svolta nella contrapposizione fra il Regio Esercito, le forze austro-ungariche e tedesche. Nel suo intervento il prof. Barbero ha affermato che “nonostante il drammatico esito dello scontro, perdere una battaglia è cosa ben diversa dal perdere una guerra”. Il prof. Di Giovanni ha precisato come “sull’esito di Caporetto abbia influito il logoramento della società italiana, stremata dalla inaspettata lunghezza del conflitto”. Una visione condivisa dal prof. Cerino Badone il quale ha ricordato “l’eccellenza culturale austro-tedesca in campo tecnico”. Dalle considerazioni dei relatori è emerso un quadro complesso e avvincente, dal quale scaturiscono innumerevoli lettura di una vicenda, quella di Caporetto, nella quale le analisi di natura squisitamente tattica o strategica si affiancano a non meno importanti considerazioni di natura sociale, politica ed economica. Se vi furono errori di valutazione, non mancarono iniziative innovative quali ad esempio la creazione degli Arditi. I relatori hanno convenuto che anche a distanza di un secolo sarebbe velleitario emettere un giudizio univoco e storicamente inconfutabile, anche alla luce della frequente contraddittorietà delle fonti. Se Caporetto fu una cocente sconfitta dal punto di vista militare, fu probabilmente una disfatta in termini di immagine, alimentata dalla sfiducia di alcune componenti di un Paese che vedeva disgregarsi un pezzo della propria storia. All’incontro, al quale hanno assistito i frequentatori dei corsi di formazione di base e avanzata dell’Istituto di studi militari e un folto pubblico di appassionati, ha presenziato il Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito generale di corpo d’armata Pietro Serino. L’alto ufficiale ha espresso ai presenti il proprio plauso per “una iniziativa coinvolgente e in linea con le prestigiose tradizioni culturali di Palazzo Arsenale”.
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